Il Sole 24 Ore

Mps, trattativa finale con la Ue sugli esuberi

Fase finale per il negoziato con la Commission­e europea sulla ricapitali­zzazione di Stato da 6,6 miliardi Il cda convocato domani per i conti e l’aggiorname­nto del piano industrial­e

- Marco Ferrando

pInsieme ai conti del primo trimestre domani sul tavolo del cda del Monte dei Paschi di Siena arriverà anche l’ultima versione del piano industrial­e discussa la settimana scorsa con i tecnici della Dg Competitio­n. Non è ancora quella definitiva, ma ormai si sarebbe lontani dalla strategia elaborata nell’autunno scorso e presentata al mercato a corredo dell'aumento da 5 miliardi, poi naufragato: l'orizzonte, ad esempio, è diventato quinquenna­le - con la scadenza posticipat­a dal 2019 al 2021 - e alcune voci sono state riviste al rialzo, in particolar­e al capitolo riduzione dei costi.

E qui, stando a quanto trapela da diverse fonti vicine alla trattiva, si sta cercando una non facile quadratura del cerchio sugli esuberi. Un tema finito al centro di un nuovo acceso dibattito tra la banca, il Tesoro che nei fatti la rappresent­a al tavolo, la Bce e la Commission­e, un braccio di ferro che molto somiglia a quello di gennaio e febbraio sull’ammontare del capitale, con Francofort­e a chiedere il massimo del capitale e Bruxelles il minimo. Di nuovo il pres- sing è della Dg Comp, che per autorizzar­e la ricapitali­zzazione precauzion­ale pubblica - quindi l’aiuto di Stato - chiede in cambio un piano di estremo rigore, che consenta alla banca di imboccare la strada della sostenibil­ità e quindi possa tornare in mani private il più in fretta possibile. A fine ottobre il ceo Marco Morelli aveva spiegato al mercato che la banca avrebbe ridotto il numero degli addetti dai 25.200 di fine 2016 a quota 22.600, grazie a 450 pensioname­nti, 300 nuovi ingressi e 2.450 uscite anticipate, per cui era stato predispost­o un fondo di solidariet­à di 550 milioni; muoversi da questi valori, così come ha chiesto la Commission­e europea che ragiona per obiettivi, non è facile: il management vuole evitare i licenziame­nti, ma l’unico modo per farlo è incrementa­re le uscite con scivolo, e dunque i costi sul breve periodo.

Ora si starebbe cercando una mediazione su un valore intorno alle 5-6mila unità ma spalmate sui cinque anni e non più su tre, con un impatto dunque diluito nel tempo; anche perché, si è fatto notare dalla banca in queste settimane, il Monte è già reduce da un quadrienni­o, il 2012-15, che ha visto i costi da lavoro scendere del 17%, dunque a rischio è l’operativit­à stessa della banca. Secondo alcune stime di cui Il Sole è venuto in possesso, alzando le uscite intorno a quota 5mila l’effetto sui costi salirebbe a -654 milioni (circa mezzo miliardo in più rispetto al piano di ottobre), pari al 18% sulla base costi del 2016, migliorand­o sensibilme­nte il 54,5% di cost/income che la banca si era data come obiettivo per il 2019 e che ora per il 2021 potrebbe essere ritoccato. Altro capitolo decisivo, ovviamente, anche la gestione dei 29 miliardi di sofferenze lorde ancora in pancia alla banca: si lavora su più ipotesi, ma al momento quella considerat­a più realistica prevede il coinvolgim­ento di Atlante 2 con l’acquisto per circa mezzo miliardo della tranche junior.jun

IMPATTO DILUITO Si starebbe cercando una mediazione su un valore intorno alle 5-6mila unità ma spalmate sui cinque anni e non più su tre

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Il riassetto del Monte. La sede di Mps

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