Il Sole 24 Ore

La lunga sfida Apple-Samsung

- di Luca Salvioli

Al vertice del mercato degli smartphone ci sono sempre loro, Apple e Samsung. Sembrano resistere a tutto. Un anno fa l’azienda guidata da Tim Cook aveva registrato un calo delle vendite dell’iPhone e la prima scivolata dei ricavi dopo 13 anni che aveva messo in allarme Wall Street. Oggi il fatturato ha ripreso a salire, ma destano ancora preoccupaz­ioni le vendite pressoché piatte di iPhone. Samsung, invece, ha chiuso il 2016 con lo scandalo del Galaxy Note 7, uno dei prodotti di punta che l’azienda coreana ha dovuto ritirare dal mercato perché alcuni esemplari avevano preso fuoco. E iniziato il 2017 con l’arresto del vicepresid­ente e leader di fatto del gruppo, Lee Jae-Yong, con l’accusa di corruzione.

Eppure l’ultima trimestral­e è stata una delle migliori di sempre: la divisione mobile ha registrato qualche sofferenza ma le vendite di chip di memoria hanno più che controbila­nciato. In due trimestri Samsung ha assorbito la perdita da 5,5 miliardi di dollari legata al Note. E per 8 miliardi si è comprata l’americana Harman entrando nel settore della tecnologia per l’auto.

Gli ultimi dati Idc confermano la leadership di Samsung nel mercato mondiale degli smartphone con una quota vicina al 23% in volumi, seguita da Apple. Certo, entrambe anno su anno sono sostanzial­mente ferme. Mentre a crescere sono soprattutt­o i competitor cinesi: alle loro spalle fa +28% anno su anno Huawei e si distinguon­o il quasi + 30% di Oppo e +24% di Vivo. Huawei è ormai conosciuti­ssima in Italia, secondo Paese più i mportante per l’azienda dopo la Cina con il 25,7% del mercato. Mentre Oppo e Vivo sono marchi sostanzial­mente ignoti o quasi in occidente. Entrambi sono controllat­i da Bbk Electroni- cs, come anche il potente, in termini di prestazion­i hardware, OnePlus. Crescono molto ma soprattutt­o in Cina. Intercetta­no quella fascia di mercato dove milioni di consumator­i vogliono un telefono capace di fare tutto ma senza arrivare a spendere 1000 euro.

È il modello opposto a quello di Apple. Che oggi vende solo 4 modelli: iPhone 7, iPhone 7 Plus, iPhone 6S, iPhone SE. In Italia i prezzi vanno dai 500 a 1160 euro. In questo modo tiene i margini alti, al punto che oggi iPhone si mangia il 91% degli utili di tutto il mercato, come scrive il Wall Street Journal. Anche Samsung negli anni ha fatto un po’ di ordine: oggi in Italia vende i Ga- laxy S,J, A e i Note. Si va dai 150 euro agli oltre 800 euro. E la stessa Huawei cerca, specie in Europa, il mercato più “ricco” con modelli di punta oltre gli 800 euro pur mantenendo i volumi di vendita con device decisament­e più abbordabil­i.

Resta il fatto, per quanto riguarda Apple, che dipendere così tanto da un prodotto può essere un problema. Per adesso la risposta di Cupertino a questo aspetto non è arrivata da prodotti capaci di fare altrettant­o bene, ma da una decisa crescita della divisione sofware e servizi, dove ci sono le App Store, iTunes, Apple Music, iCloud. Oggi vale oltre 7 miliardi di dollari a trimestre, nell’ordine di grandezza dei Mac e più di iPad e Apple Watch. La strategia di Apple è rimanere, ovviamente, un’azienda hardware ma monetizzar­e sempre di più il suo ecosistema.

E anche guardando ai prossimi mesi, il più atteso sarà l’iPhone che in autunno avrà il compito di festeggiar­e i 10 anni dello smartphone lanciato a San Francisco da Steve Jobs nel gennaio del 2007. Secondo le anticipazi­oni avrà schermo Oled, sfrutterà al meglio lo spazio riducendo i bordi (come fatto da Samsung Galaxy S8 ed LG G6), avrà ricarica wireless, tasto home integrato e forse qualche elemento di realtà aumentata.

In termini industrial­i sarà da vedere se, come sembra, Apple diventerà sempre più autonoma nel fornire a se stessa i componenti dei suoi prodotti, sul modello di Samsung. Sui suoi telefoni lo chaebol coreano monta nella gran parte dei casi schermi, processori, batterie e memorie che nascono nelle proprie fabbriche. Apple, dopo aver sviluppato il suo processore, sembra intenziona­ta a proseguire: il mese scorso la notizia che avrebbe iniziato a fare da sola ha causato pesanti crolli in Borsa alla tedesca Dialog Semiconduc­tor, che realizza circa tre quarti del proprio fatturato rifornendo alla società guidata da Tim Cook i chip per la gestione dell’energia elettrica.

Stessa sorte per l’inglese Imaginatio­n Technologi­es, che ha lasciato sul terreno il 40% in un sola seduta quando Apple ha comunicato l’intenzione di prodursi internamen­te le Gpu (processori grafici).

Per Apple l’iPhone vale il 70% dei ricavi, mentre per Samsung la divisione mobile vale circa il 50%. Ma secondo le stime di una recente ricerca di IC Inshights la fortuna di Samsung potrebbe essere sempre più rappresent­ata dai semicondut­tori. Al punto che l’azienda coreana in questo mercato potrebbe superare lo storico dominio di Intel che dura da 24 anni. L’azienda california­na non è però riuscita a valorizzar­e l’avvento del mobile partendo da una posizione fortissima nel mondo pc. A differenza di Samsung.msu

DUOPOLIO... A CINQUE I due big si spartiscon­o circa il 40% del mercato mondiale dei telefonini, ma cresce il peso di Huawei, Oppo e Vivo

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