Sì alla manovrina ma non devono pagare le imprese
Bene gli «obiettivi di fondo» della manovrina: la riduzione del deficit è una «scelta resa necessaria dal clima non più favorevole all’investimento nel debito pubblico italiano», come dimostra il nuovo nervosismo sullo spread. Positive anche diverse misure: da quelle sul terremoto al rilancio degli investimenti pubblici. Ma la correzione dei conti pubblici che doveva ricorrere soprattutto alla lotta all’evasione non è a costo zero. E finisce per pesare in particolare sulle imprese. A sottolinearlo è il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, in audizione ieri davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato: «Appaiono evidenti alcuni aumenti del carico impositivo: penso all’inasprimento della tassazione per i comparti del gioco, che non ha ormai eguali in Europa, e del tabacco, nonché alla stretta su misure strutturali che interessano la generalità delle imprese, quali l’Ace». Il depotenziamento di questa misura «lede il legittimo affidamento dei contribuenti che hanno effettuato ricapitalizzazioni con prospettive di lungo periodo», ricorda ancora la Panucci che chiede più «coraggio» nel sostegno alle aziende che vogliono investire. E non va certo in questa direzione la rimodulazione del credito d’imposta per il Sud e il mancato potenziamento dell’iperammortamento di industria 4.0, con la proroga almeno del termine di consegna dei beni agevolati al 31 dicembre 2018. Più in generale c’è il serio rischio che qualcuno degli obiettivi del Def - riduzione del deficit, clausole di salvaguardia e sostegno alla crescita - «non potrà essere raggiunto». Mentre sulle riforme «pende la spada di Damocle di un arretramento elettoralistico».
Per il dg di Confindustria che vede nell’approdo in Parla- mento l’occasione giusta «per migliorare il provvedimento», la manovrina aggiunge anche «gravosi oneri procedurali» per le imprese. Il pensiero va all’estensione dello split payment, «un intervento che desta non poche preoccupazioni». Per la Panucci non possono infatti «essere sottaciuti i riflessi che questa azione avrà sulla liquidità delle imprese, anche in
LE MISURE NEL MIRINO Evidenti gli aumenti di imposte per il comparto giochi e tabacco, cui si aggiungono la stretta sull’Ace e gli oneri procedurali sull’Iva
considerazione dei tempi medi con cui l’amministrazione fiscale italiana provvede al rimborso dei crediti Iva» (602 giorni in Italia contro i 35 giorni della Germania e i 126 della Spagna). «Seria preoccupazione» c’è anche per gli adempimenti Iva, con i nuovi termini, notevolmente ridotti, per esercitare il diritto alla detrazione sull’acquisto di beni e servizi che addossano sulle imprese «nuovi costi di compliance». «Una contrazione irrealistica» che per la Panucci «occorre assolutamente ripensare questo termine».
Tra le note positive ci sono invece le misure destinate ad allentare la tensione finanziaria degli Enti territoriali e l’ampio capitolo dedicato ai trasporti e alle infrastrutture, che possono far ripartire gli investimenti. Positive anche alcune misure che agiscono su strumenti già esistenti, come i Pir o l’equity crowdfunding e quelle dedicate alla ricostruzione post-sisma, con lo stanziamento di 1 miliardo aggiuntivo e l’istituzione della Zona Franca Urbana nei comuni colpiti.