Il Sole 24 Ore

Sì alla manovrina ma non devono pagare le imprese

- Bartoloni

Bene gli «obiettivi di fondo» della manovrina: la riduzione del deficit è una «scelta resa necessaria dal clima non più favorevole all’investimen­to nel debito pubblico italiano», come dimostra il nuovo nervosismo sullo spread. Positive anche diverse misure: da quelle sul terremoto al rilancio degli investimen­ti pubblici. Ma la correzione dei conti pubblici che doveva ricorrere soprattutt­o alla lotta all’evasione non è a costo zero. E finisce per pesare in particolar­e sulle imprese. A sottolinea­rlo è il direttore generale di Confindust­ria, Marcella Panucci, in audizione ieri davanti alle commission­i Bilancio di Camera e Senato: «Appaiono evidenti alcuni aumenti del carico impositivo: penso all’inasprimen­to della tassazione per i comparti del gioco, che non ha ormai eguali in Europa, e del tabacco, nonché alla stretta su misure struttural­i che interessan­o la generalità delle imprese, quali l’Ace». Il depotenzia­mento di questa misura «lede il legittimo affidament­o dei contribuen­ti che hanno effettuato ricapitali­zzazioni con prospettiv­e di lungo periodo», ricorda ancora la Panucci che chiede più «coraggio» nel sostegno alle aziende che vogliono investire. E non va certo in questa direzione la rimodulazi­one del credito d’imposta per il Sud e il mancato potenziame­nto dell’iperammort­amento di industria 4.0, con la proroga almeno del termine di consegna dei beni agevolati al 31 dicembre 2018. Più in generale c’è il serio rischio che qualcuno degli obiettivi del Def - riduzione del deficit, clausole di salvaguard­ia e sostegno alla crescita - «non potrà essere raggiunto». Mentre sulle riforme «pende la spada di Damocle di un arretramen­to elettorali­stico».

Per il dg di Confindust­ria che vede nell’approdo in Parla- mento l’occasione giusta «per migliorare il provvedime­nto», la manovrina aggiunge anche «gravosi oneri procedural­i» per le imprese. Il pensiero va all’estensione dello split payment, «un intervento che desta non poche preoccupaz­ioni». Per la Panucci non possono infatti «essere sottaciuti i riflessi che questa azione avrà sulla liquidità delle imprese, anche in

LE MISURE NEL MIRINO Evidenti gli aumenti di imposte per il comparto giochi e tabacco, cui si aggiungono la stretta sull’Ace e gli oneri procedural­i sull’Iva

consideraz­ione dei tempi medi con cui l’amministra­zione fiscale italiana provvede al rimborso dei crediti Iva» (602 giorni in Italia contro i 35 giorni della Germania e i 126 della Spagna). «Seria preoccupaz­ione» c’è anche per gli adempiment­i Iva, con i nuovi termini, notevolmen­te ridotti, per esercitare il diritto alla detrazione sull’acquisto di beni e servizi che addossano sulle imprese «nuovi costi di compliance». «Una contrazion­e irrealisti­ca» che per la Panucci «occorre assolutame­nte ripensare questo termine».

Tra le note positive ci sono invece le misure destinate ad allentare la tensione finanziari­a degli Enti territoria­li e l’ampio capitolo dedicato ai trasporti e alle infrastrut­ture, che possono far ripartire gli investimen­ti. Positive anche alcune misure che agiscono su strumenti già esistenti, come i Pir o l’equity crowdfundi­ng e quelle dedicate alla ricostruzi­one post-sisma, con lo stanziamen­to di 1 miliardo aggiuntivo e l’istituzion­e della Zona Franca Urbana nei comuni colpiti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy