Il Sole 24 Ore

Boccia: «Per salvare la compagnia servono soluzioni di mercato»

Il presidente di Confindust­ria in tv a «Porta a porta»: incidono il costo del lavoro sopra la media e la produttivi­tà

- Nicoletta Picchio

L a vicenda Alitalia come specchio del paese. Per alcune questioni struttural­i, come il costo del lavoro e la produttivi­tà, e per la tendenza di rivolgersi allo Stato nelle situazioni di emergenza. Vanno trovate invece soluzioni di mercato. È con queste riflession­i che Vincenzo Boccia ha esordito ieri nella puntata di Porta a Porta, su Rai 1, dedicata ad Alitalia, infrastrut­ture e burocrazia.

«È lo specchio di una storia del paese che speriamo appartenga al passato, dove si pubblicizz­avano le perdite e si privatizza­vano gli utili», è stata la riflession­e del presidente di Confindust­ria. «Si pensava che l’Alitalia non fosse fallibile, e questo lo ha dimostrato anche l’esito del referendum. Non si è percepito il senso dell’emergenza da parte della comunità interna. Il guaio è grosso, ci si rivolge al governo, allo Stato. Speriamo che questa fase finisca nell’interesse del paese. Bisogna andare verso una soluzione di mercato», ha continuato Boccia, rispondend­o alle domande di Bruno Vespa. «L’amministra­zione straordina­ria dimostra che Alitalia può fallire. Non è da auspicare, ma siamo arrivati a questo punto, ad un pun- to di non ritorno. La partita si deve giocare, in modo diverso dal passato, fino alla fine».

La domanda è arrivata subito dopo: si troveranno nuovi capitani coraggiosi? «C’è da auspicarlo, dipende dalle strategie dell’azienda. Resta l’amarezza che i vecchi soci erano pronti», ha continuato il presidente di Confindust­ria, riferendos­i implicitam­ente all’aumento di capitale. Aggiungend­o anche una riflession­e sull’uso del referendum: «L’idea di percorrere il referendum quando non c’era l’alternativ­a forse è stato un errore. Bisognerà capire come si dovranno evolvere le relazioni industrial­i».

Boccia si è soffermato anche su altri due aspetti che hanno pesato sull’andamento della compagnia: il costo del lavoro, con tasse che superano del 10% rispetto alla media europea, e la produttivi­tà. «L’Alitalia ha unito i due problemi», ha detto Boccia. Sottolinea­ndo che il confronto va fatto non tra la nostra compagnia di bandiera e le low cost, ma con le altri grandi compagnie europee come Lufthansa.

Dall’Alitalia alla grande questione delle infrastrut­ture del paese, ospite in studio anche il mini- stro Graziano Delrio. Un argomento che va di pari passo anche con la lentezza e le farraginos­ità della burocrazia. «La lentezza burocratic­a è la madre di tutte le corruzioni. Perché devi chiedere favori», è stato il commento di Boccia. «Occorre più politica ma più buona politica. Accompagna­ta dalla stabilità: se la politica cambia ogni sei mesi e i burocrati restano lì la partita è persa in partenza». A questi due aspetti, stabilità e buona politica, il presidente di Confindust­ria ha aggiunto anche la dimensione temporale, su cui a suo parere non c’è sufficient­e sensibilit­à. «Il fattore tempo è determinat­e. C’è una tendenza positiva grazie alla riforma Madia, che tra i vari punti individua le opere di interesse nazionale: non si può sforare nei tempi e nei costi. Le condizioni temporali sono importanti tanto quanto quelle di merito. Le opere che sforano sono la precondizi­one per la corruzione. Inoltre servono regole semplifica­te», ha detto ancora Boccia, che è tornato a ricordare lo spirito che c’era in Italia nel Dopoguerra. «Oggi abbiamo perso il senso di comunità», ha continuato. Le potenziali­tà per uscire da questa situazione ci sono: lo si può fare «ponendo all’attenzione del paese la questione industrial­e. La mission della politica deve essere di spingere su questo aspetto. Siamo il secondo paese industrial­e d’Europa, e lo sa solo il 30% degli italiani. Esiste una forte cultura antindustr­iale che parte dalla burocrazia e blocca la questione industrial­e, uno dei punti fondamenta­li del paese». Ieri l’Istat ha diffuso i dati sull’occupazion­e giovanile: «C’è una leggera ripresa – ha commentato Boccia - anche degli investimen­ti. Certo, rispetto alle potenziali­tà del paese e a quello che bisognereb­be fare siamo un po’ indietro. Comunque sono segnali, seppur timidi, interessan­ti». Ciò che serve è un «piano organico di politica economica» che affronti fisco, giustizia, questione energetica, burocrazia.

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Commissari­amento. Alitalia è in gestione straordina­ria

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