Il Sole 24 Ore

Nessun allarmismo, ma un segnale da cogliere

- Francesco Antonioli @FAntonioli

La sorpresa dell’uovo di Pasqua per il mercato dell’auto di aprile è una illusione ottica? Pare di sì, almeno ragionando sull’effetto calendario. E l’esperienza di questi anni della lunga crisi ha insegnato a valutare con prudenza e circospezi­one i dati mensili, spesso soggetti ad andamenti altalenant­i. Bisogna guardare lungo, va da sè, anche quando il settore manifattur­iero più performant­e – come le quattro ruote – che sfornava ben altri numeri, inchioda bruscament­e.

Nessun allarmismo, dunque? Nessun allarmismo. Ci eravamo abituati male dopo 34 mesi consecutiv­i di crescita (quasi tre anni). Sbattere contro un -4,6% non fa una buona impression­e. Ma i costruttor­i restano ottimisti: migliora il clima di fiducia dei consumator­i – ecco i loro argomenti –, calano i prezzi dei carburanti , si prevede un 2017 in crescita di circa il 9% e restano buoni i risultati delle vetture italiane. Fca, in effetti, scende “soltanto” del 4% portandosi però al 29,2% di quota di mercato (sostanzial­mente stabile, visto che ad aprile 2016 era 29,1%), ben trainata dal brand Alfa Romeo (+46,6%) con Stelvio e Giulia. Cosicché dall’inizio 2017 la quota è addirittur­a al 29,5 per cento.

Tuttavia il segnale non va ignorato, anche perché bisogna ragionare in chiave globale. E ieri, oltre Oceano, il calo delle vendite negli Usa (Fca -7%, Ford -7,2%, Gm -5,8%) ha subito fatto scivolare i titoli delle tre di Detroit a Wall Street tra il 3,5 e il 5 per cento. Isteria finanziari­a, forse, ma su quel mercato ci sarebbe anche da analizzare il +1,64% di Volkswagen, sesta crescita mensile consecutiv­a alla faccia del “dieselgate”.

Sullo scenario restano nodi importanti da sciogliere, da parte sia dei grandi gruppi sia dei decisori pubblici. Va capito come incrementa­re i margini di redditivit­à quando non aumentano i volumi di vendita sui mercati consolidat­i. C’è la questione della “massa critica” e delle alleanze strategich­e. E c’è la grande sfida delle nuove tecnologie e dei nuovi propulsori, su cui bisogna sapere investire con intelligen­za. I piani antismog e il sostegno della domanda interna passano da scelte non più differibil­i, come il “mobility champion” su cui opportunam­ente insiste l’Unrae. Bisogna essere realisti, insomma, ma non perdere troppo tempo. La globalizza­zione impone accelerazi­oni repentine. Se ci pensiamo, diciassett­e anni fa, si discuteva dell’accordo appena firmato il 13 marzo a Torino dalla Fiat di Fresco e Cantarella con la Gm di Wagoner e Smith. C’erano ancora i fratelli Agnelli (l’Avvocato e il Dottore) e Sergio Marchionne lavorava in Svizzera. Sembrano secoli fa, era l’anno 2000. Nell’industria, e nel mondo, è cambiato (quasi) tutto. Un’altra epocaca dadavvero.

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