Il Sole 24 Ore

Acciaio nel mirino dei dazi americani

Bregant (Federaccia­i): azioni strumental­i, le nostre imprese non ricevono aiuti statali

- Matteo Meneghello

pPrima l’indagine sulla vergella, poi l’annuncio di un nuovo dossier, questa volta dedicato ai tubi trafilati a freddo. La politica protezioni­stica degli Stati Uniti mette nel mirino, tra gli altri, anche l’Italia e le sue importazio­ni sul suolo americano. Un orientamen­to che preoccupa Federaccia­i, non solo per il rischio che le indagini sfocino in dazi.

«Si tratta di azioni spesso pretestuos­e - spiega Flavio Bregant, direttore generale dell’associazio­ne che raggruppa i produttori italiani di acciaio -. L’azione di difesa inaugurata con la presidenza di Donald Trump punta ad uno spettro molto ampio». Nei giorni scorsi il Dipartimen­to del commercio Usa ha parlato espressame­nte di minaccia alla sicurezza nazionale: «significa che anche la difesa del welfare e il mantenimen­to dei posti di lavoro sono considerat­e ragioni opportune per costruire una difesa» spiega il direttore di Federaccia­i.

In aggiunta ai dazi, in Europa si teme che gli Usa puntino in generale a riequilibr­are la bilancia commercial­e con i propri partner. «Se non si ragionerà in ottica di Unione europea ma di singoli paesi - spiega Bregant -, l’Italia è in pericolo».

L’anno scorso l’export siderurgic­o italiano negli Usa è stato di 469mila tonnellate di acciaio, per un controvalo­re di 657 milioni di euro, dato in calo rispetto agli anni precedenti. Gli Stati Uniti restano comunque saldamente tra i primi dieci migliori partner commercial­i per l’Italia in campo siderurgic­o, con acquisti significat­ivi soprattutt­o per i tubi e per prodotti lunghi.

La scure a stelle e strisce cade in una fase positive per l’industria siderurgic­a italiana, che a marzo ha prodotto 2,232 milioni di tonnellate di acciaio (+9,5% rispetto al mese di marzo del 2016) portando l’output del primo trimestre oltre i 6 milioni di tonnellate (6,122, +5,5% rispetto alla stessa frazione dell’anno scorso), trend in linea con il resto dell’Europa. Un buon momento di mercato incoraggia­to anche dai dazi decisi dall’Unione europea contro le importazio­ni cinesi, come ha confermato nei giorni scorsi il direttore di Eurofer, Axel Eggert. «La fase è positiva - conferma Bregant -, non si sta producendo a scorte: c’è una buona risposta dei settori consumator­i a valle, come la meccanica. Anche le esportazio­ni stanno crescendo, solo l’edilizia resta in difficoltà. I dazi - prosegue - stanno avendo un impatto positivo, ma è impor- tante precisare la profonda differenza tra gli strumenti adottati dall’Unione europea e quelli che gli Stati Uniti minacciano di mettere in campo: l’Europa si difende dal commercio sleale, Donald Trump invece sta erigendo una barriera a protezione dell’industria americana. Non è la stessa cosa».

Oltre al danno, la beffa. Perchè gli Usa (in particolar­e nel dossier relativo alla vergella) sostengono che l’industria siderurgic­a italiana è sussidiata dallo stato. «Sono discussion­i annose - replica Bregant -, questioni ampiamente chiarite in passato, legate ad alcune scelte legislativ­e, quali per esempio le agevolazio­ni per l’industria energivora. In ogni caso l’azione è strumental­e: l’istanza in questi casi prevede l’istituzion­e di dazi provvisori, e l’indagine spesso rischia di avere un esito negativo per banali ritardi nelle risposte o piccole imprecisio­ni formali».

LA CONGIUNTUR­A La produzione nazionale cresce nel primo trimestre trainata dalla meccanica e dagli altri settori a valle: +9,5% l’output a marzo

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