Sviluppo sostenibile anche per i prezzi
Non c’è studio, analisi, sondaggio sul futuro dei consumi alimentari che non faccia riferimento alla sostenibilità. Aumenta e aumenterà nel medio periodo la quota di consumatori nel mondo che, oltre a qualità e salubrità, chiedono che il cibo acquistato sia prodotto secondo i principi della sostenibilità. Una recente ricerca targata Bcg spiega che nel periodo 2013/15 la domanda di prodotti alimentari provenienti da agricoltura e processi produttivi sostenibili è cresciuta del 16% nel mondo, del 14% in Europa e dell’8% in Italia. Sotto questa definizione si raccolgono tutte quelle produzioni certificate o contrassegnate da bollini che indicano differenti classificazioni: abbiamo i prodotti amici dell’ambiente, quelli locali o a chilometro zero, i prodotti equo solidali, i biologici e i naturali.
Da alcuni anni la Fao ha lanciato un programma mondiale per l’affermarsi di questo genere di produzioni nel mondo, con l’obiettivo di salvaguardare le risorse naturali, in primis l’acqua e il suolo. Consapevoli che i fattori naturali non sono replicabili, e che quindi vanno conservati e tutelati, gli esperti della Fao hanno indicato cinque punti fondamentali per un’agricoltura sostenibile: migliorare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse e combattere gli sprechi; azioni dirette per la conservazione del suolo e delle acque; l’agricoltura come fattore chiave di protezione in uno sviluppo compatibile con la domanda di cibo; tutela sociale degli ecosistemi; effettiva governance da parte degli Stati affinchè si varino e applichino politiche per la salvaguardia dell’ambiente.
Una risposta arriva dalla diffusione della “precision farming”, l’agricoltura di precisione che - già presente in Nord America - comincia a prendere piede anche in Europa e Italia. Con l’ausilio delle nuove tecnologie - satelliti e Gps per esempio - è già oggi possibile monitorare le esigenze nutritive delle piante coltivate e intervenire nel momento opportuno.
Ma sostenibilità non significa solo rispetto delle risorse naturali e dell’ambiente. C’è un altro aspetto che la grande massa dei consumatori ignora ed è quello legato ai prezzi all’origine. La forbice tra questi e i prezzi pagati dalle famiglie si sta allargando sempre più. Soprattutto negli ultimi cinque anni la formazione internazionale dei prezzi delle grandi commodities (cereali, soia, cotone, caffè, cacao, oli, latte ecc.) è stata influenzata largamente dalla volatilità dei mercati. Gli imprenditori italiani ed europei lo hanno toccato con mano per quanto riguarda l’ortofrutta, il latte, l’olio di oliva. Dopo quattro mesi di ripresa, a marzo - secondo i dati Ismea - l’indice dei prezzi alla produzione ha ricominciato a scendere, cedendo il 4,5% su febbraio. Stesso andamento lo ha registrato l’indice Fao dei prezzi mondiali, dove a marzo la flessione è stata del 2,8%.
Sostenibilità quindi per l’ambiente, ma anche per il reddito di milioni di agricoltori nel mondo. Trovare l’equilibrio sarà la sfida dei prossimi anni.