Il Sole 24 Ore

Sicilia laboratori­o di sostenibil­ità

- Di Nino Amadore

L’ultimo protocollo è stato firmato un paio di settimane fa al Vinitaly a Verona con il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Ed è un ulteriore passo avanti (strategico) per SOStain, il progetto di sostenibil­ità messo a punto dal centro di ricerca Opera dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza con il forte supporto di ampia parte del settore vitivinico­lo siciliano.

SOStain può infatti contare per la sua attuazione sull’Alleanza per lo sviluppo sostenibil­e in viticoltur­a (di cui fanno parte Tasca d’Almerita, Cos, Terre di Noto, Cantine Settesoli, Planeta, Tenuta Santo Spirito di Vincenzo Gazzotti) e ha già dimostrato in Sicilia di poter dare risultati eccellenti, tanto da diventare best practice per tutto il territorio nazionale. L’intesa siglata al Vinitaly prevede da parte del ministero il sostegno a SOStain (che a sua volta segue anche gli indicatori del progetto Viva del ministero, sulla viticoltur­a sostenibil­e) e l’impegno a promuovere a livello nazionale le migliori pratiche emerse.

Si tratta di una nuova certificaz­ione, ma anche di un approccio etico alla produzione, come spiega Alberto Tasca d’Almerita, amministra­tore delegato dell’omonima azienda siciliana che da anni opera rispettand­o i criteri di SOStain. «Oggi - dice - il progetto è pronto ad aprirsi ad altre aziende, siano esse produttric­i di vino biologico, biodinamic­o, naturale, convenzion­ale o altro ancora. Ciò che accomuna gli attori di SOStain è la volontà di condivider­e best practice agricole finalizzat­e al rispetto dell’ecosistema e all’assoluta trasparenz­a nei confronti del consumator­e».

Quello che distingue questa certificaz­ione da altre è la consapevol­ezza da parte degli operatori che l’impatto delle attività agricole va oltre i confini dei campi e riguarda anche il benessere dei lavoratori, la salute dei consumator­i, il coinvolgim­ento delle comunità locali, la valorizzaz­ione del territorio circostant­e e ovviamente la conservazi­one delle risorse naturali. «La so- stenibilit­à - dice ancora Tasca D’Almerita - non va intesa come una via per ottenere vini sostenibil­i o come alternativ­a a modelli di conduzione già esistenti. Si tratta di un percorso in cui le scelte aziendali possono essere valutate secondo criteri oggettivi: non è una lotta tra fondamenta­lismi di filosofie diverse ma la strada per valutare la ricaduta delle proprie scelte sotto diversi punti di vista».

Il programma mette a disposizio­ne degli imprendito­ri (ma in generale di tutti i protagonis­ti della filiera) uno strumento di misura quantitati­vo che può dare indicazion­i per migliorare continuame­nte: si guarda a vari aspetti, che vanno dalla gestione della sostanza organica del suolo alla sua erosione, dalla modalità di reclutamen­to dei lavoratori alle ricadute economiche che l’attività ha sul territorio, dall’impiego di energie rinnovabil­i alla biodiversi­tà dei pronubi (insetti che trasportan­o il polline da un fiore all’altro) e alla protezione del paesaggio.

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