Brexit, il conto (salato) da pagare
Il piano di Bruxelles che la scorsa settimana ha approvato le linee-guida
La Commissione europea presenterà oggi a Bruxelles gli strumenti legali con i quali il capo negoziatore dei Ventisette, il francese Michel Barnier, negozierà con il Regno Unito la storica uscita del Paese dall’Unione. Le delicate trattative diplomatiche non sono ancora iniziate, ma il clima tra Londra e Bruxelles è pessimo, segnato da fughe di notizie su entrambi i fronti che stanno provocando nuove tensioni tra le parti in un contesto politico incerto.
Alla fine della settimana scorsa, i Ventisette hanno approvato le loro linee-guida negoziali. «Da sabato scorso – ha spiegato ieri il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas – abbiamo a disposizione un quadro politico entro il quale negoziare con la Gran Bretagna. L’esecutivo comunitario deve ora presentare gli strumenti legali di cui abbiamo bisogno per aprire formalmente le trattative». L’obiettivo è che i testi attesi per oggi vengano appro- vati a livello ministeriale il 22 maggio.
Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, il testo che verrà presentato oggi riguarderà solo la questione del divorzio, non l’eventuale accordo di partenariato. Tre i temi principali: il diritto dei cittadini coinvolti da Brexit, gli impegni finanziari assunti da Londra nei confronti dell’Unione, il futuro dei delicati rapporti tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. «Il testo verrà aggiornato progressivamente nel corso delle trattative», che dovrebbero iniziare in giugno, precisava ieri un esponente comunitario.
A titolo di esempio, il testo conterrà dettagli pratici sul negoziato relativo ai diritti dei cittadini: quali sono i diritti da regolare, quali sono le persone da proteggere. Esponenti comunitari hanno spiegato tra le altre cose che gli strumenti legali precisano come gli impegni finanziari debbano essere versati dal Regno Unito in euro e che la Gran Bretagna sarà chiamata anche a pagare il trasloco di due agenzie comunitarie da Londra verso il territorio dell’Unione (si veda Il Sole/24 Ore di domenica).
Intanto, la Frankurter Allgemeine Sonntagszeitung ha pubblicato un resoconto dettagliato dell’incontro che il presidente della Commissione JeanClaude Juncker ha avuto mercoledì scorso a Londra con la premier Theresa May. L’articolo, basato su fonti di Bruxelles, definisce « disastroso » il colloquio durante il quale la signora May è sembrata indifferente alle posizioni comunitarie. Nel resoconto si dice che ormai l’ex premier lussemburghese dà le possibilità di un accordo ad appena il 50%. A seguito della cena, lo stesso Juncker ha chiamato la cancelliera Angela Merkel per farle un resoconto dell’incontro. L’indomani la signora Merkel ha esortato il Regno Unito a non farsi «illusioni» sulle posizioni intransigenti dei Ventisette. Questi vogliono un negoziato in due fasi, prima il divorzio e poi l’accordo di partenariato. Come detto, il divorzio deve prevedere una intesa sugli impegni finanziari di Londra nei confronti di Bruxelles così come sui diritti dei cittadini più coinvolti da Brexit.
A complicare la situazione è la re- cente scelta britannica di bloccare l’attesa approvazione di una revisione di medio termine del bilancio comunitario 2014-2020. Il rappresentante di Londra ha spiegato che, a ridosso del voto anticipato dell’8 giugno nel Regno Unito, il governo non ha i pieni poteri per dare il suo benestare. A Bruxelles, ci si chiede se il Regno Unito non abbia voluto in realtà con questa decisione tenere a propria disposizione una carta da usare nel negoziato sulla sua uscita dall’Unione.
Dal canto suo, Downing Street ha definito «pettegolezzi» l’articolo della FAS. Ma scrivendo ieri nel Western Morning News, la premier ha ammesso che il negoziato «non sarà facile». Da un lato perché sarà difficile mantenere l’unità tra i Ventisette, come ammesso dallo stesso Juncker. Dall’altro perché la signora May sta giocando una partita nazionalista. C’è chi spera che cambierà atteggiamento dopo il voto dell’8 giugno. E chi teme invece che il chauvinisme all’inglese sarà una caratteristica delle trattative.