L’anno del Brasile, ma sarà crescita o crack?
Imendigos , i mendicanti. Colpa loro, colpa della società. O il destino. Il Brasile rutilante di pochi anni fa pare un’altra era geologica. Nei giorni dello sciopero generale più grande di sempre il dibattito torna su temi classici, la povertà, la disoccupazione e gli investimenti mancati. Cambia solo la tipologia, quella di prima era povertà “stagnante”, l’attuale è “di ritorno”.
A meno di un anno dalle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro, il Brasile, tra scandali, recessione e un nuovo possibile impeachment, si appresta a vivere un altro anno di passione, stavolta politica, non sportiva.
Il Brasile non delude mai, né sulla spettacolarità del calcio, né sulla stravaganza della politica. L’attuale presidente Michel Temer corre sul filo dell’impeachment per quel grande scandalo definito “Lava Jato”, autolavaggio, la Mani pulite brasiliana che ha travolto la prima linea della politica. Anche l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva corre il rischio di essere travolto dallo scandalo, dopo le dichiarazioni dell’ex ministro delle Finanze, Antonio Paolocci.
Intanto però, secondo i sondaggi, Lula è il candidato che potenzialmente potrebbe prendere più voti alle elezioni presidenziali in programma nell’ottobre 2018. Il 30% degli intervistati ha dichiarato che lo sceglierebbe «di sicuro» e un altro 17% ha dichiarato «probabilmente sì».
Il “Lava Jato” sembra non finire mai: la Svizzera ha reso noto di aver congelato oltre un miliardo di franchi svizzeri( circa 930 milioni di euro) dai conti correnti di persone coinvolte nelle indagini sullo scandalo dei fondi neri Petrobras. Le autorità elvetiche hanno rivelato di aver aperto 20 inchieste criminali riguardanti brasiliani e di aver analizzato oltre mille rapporti bancari per sospetti di riciclaggio di denaro e corruzione.
La disoccupazione batte un nuovo record negativo in Brasile: secondo dati divulgati dall’Istituto brasiliano di geogra- fia e statistica (Ibge), l’Istat brasiliano, il tasso relativo è salito al 13,7% nel primo trimestre dell’anno, lasciando senza lavoro 14,2 milioni di persone nella principale economia dell’America Latina.
Uno sciopero generale che ha visto aderire milioni di lavoratori in tutto il Paese è stato definito il più partecipato nella storia del Brasile, proclamato contro la riforma della Previdenza ma anche su temi caldi quali il lavoro e l’occupazione.
L’ambasciatore Roberto Jaguaribe, presidente di Apex, (agenzia del Commercio estero che promuove investimenti ed esportazioni) è transitato a Mi-
GLI SCANDALI SCUOTONO IL PALAZZO L’attuale presidente Michel Temer corre sul filo dell’impeachment a causa del «Lava Jato», la «Mani pulite» brasiliana che ha travolto la prima linea della politica
lano, in occasione del Salone del mobile e in un incontro organizzato da Promos con Il Sole- 24 Ore ha dichiarato: « Quello del Brasile è uno scenario che nel lungo periodo non può che essere positivo anche se vi sono 4 nodi da sciogliere: costo del finanziamento, costo tributario, costo logistico e costo del lavoro » . Quattro zavorre di cui il Paese dovrà liberarsi.
Le opportunità ci sono, è vero. Nel settore energetico, logistico, agroalimentare, infrastrutturale, calzaturiero, farmaceutico. Jaguaribe lo conferma. E non sminuisce la gravità della crisi, la peggiore dal 1929. Dopo anni di segno “meno” davanti il tasso di crescita del Pil, nel 2017, dovrebbe tornare al “più”. È presto per dirlo. Il Brasile rimane - come scrive Ugo Guadalaxara nel suo “Una misteriosa saudade”, - « um poema, um misterio, um bonito, simpatico misterio » .