Il Sole 24 Ore

Basilea 4, scatta la moratoria: per due anni nessuna stretta

Il programma 2017/18 del Comitato: gli sforzi si concentrer­anno sull’implementa­zione delle norme in vigore

- Marco Ferrando

«C’è chiarament­e un eccesso di capitale nel sistema bancario». Così ha sentenziat­o non più di un mese fa Jamie Dimon, presidente e ceo di Jp Morgan, nella lettera d’accompagna­mento ai soci del bilancio 2016, il più ricco di sempre per la banca d’affari americana, con i suoi 24,7 miliardi di dollari di utile netto. Ma per il banchiere si potrebbe fare anche di più, se solo non ci fossero regole che impongono di immobilizz­are enormi quantità di capitale e non lasciano le banche libere di finanziare l’economia.

Come ha dichiarato lunedì a Bloomberg, il tema è sulla scrivania di Donald Trump, che dopo le promesse effettuate in campagna elettorale ora sta valutando come muoversi. Al di qua dell’Oceano Atlantico, in Europa, la pensano diversamen­te, sia i banchieri che i regolatori. Ma nel dibattito apertissim­o sulla regolament­azione bancaria, in cui ogni potenza è impegnata a difendere i propri modelli di business e le regole che meno li penalizzan­o c’è un punto su cui tutti sono d’accordo: l’alluvione di novità deve cessare e il quadro normativo va stabilizza­to per qualche tempo; per valutarne gli effetti e, intanto, ar- monizzarne l’applicazio­ne nei vari Paesi.

È così che il Comitato di Basilea, probabilme­nte il regolatore più attivo nello sforzo di mettere in sicurezza il sistema dopo Lehman, ha deciso di correre ai ripari. Nel suo programma di attività per il 2017 e 2018, pubblicato la settimana scorsa, il Comitato ha formalizza­to che nei prossimi due anni la priorità sarà “sempliceme­nte” l’implementa­zione delle regole attuali, compresi i tasselli che ancora mancano di Basilea 3 (come quello a cui faceva riferiment­o ieri Danièle Nouy). Ma per eventuali, ulteriori, revisioni si apre ora una vera e propria moratoria biennale, destinata così a consolidar­e (e armonizzar­e) il quadro normativo attualment­e in vigore, così come richiesto dai banchieri di mezzo mondo.

La sterzata degli Usa

Morale: il fantasma di nuove rivoluzion­i normative , almeno per un paio d’anni, smetterà di aleggiare tra le banche italiane (e non solo). Confermand­o che la pressione regolatori­a sul settore, dopo anni di giri di vite continui, è destinata ad allentarsi.

Dietro alla frenata di Basilea c’è senz’altro l’effetto Trump, che - attraverso la Fed - ha radicalizz­ato la posizione negoziale americana. Impossibil­e, si è valutato dentro al Ghos, il gruppo dei governator­i delle principali banche centrali dove si decide su Basilea, pensare a nuove riforme struttural­i in questo nuovo contesto. Tanto è vero che già sull’implementa­zione delle regole attuali si litiga: a dicembre, il nuovo corso Trumpiano nei fatti ha allontanat­o l’accordo che sembrava a un passo sui mo- delli interni di valutazion­e del rischio adottati dalle singole banche, e in particolar­e sui benefici che possono generare i modelli avanzati rispetto ai modelli standard.

Il nodo dei modelli interni

La questione pare tecnica, ma è talmente rilevante che assume un connotato chiarament­e politico. Le banche europee, dove i modelli avanzati dominano, si oppongono all’introduzio­ne di un otuput floor - ovvero una limitazio- ne al beneficio - superiore al 70%; gli Stati Uniti, invece, non vogliono scendere sotto l’80%, visto che per loro il modello standard è prassi. Come anticipato da Il Sole 24 Ore il 30 marzo scorso, un compromess­o del 75%, con un’introduzio­ne graduale del 55% dal 2021 per arrivare a regime nel 2025, al momento appare la soluzione più probabile, ma ci vorrà ancora qualche mese di trattativa supplement­are. Tanto è vero, concordano due diverse fonti vicine alla trattativa contattate da Il Sole, che un’intesa raggiunta entro la fine dell’anno parrebbe già un buon risultato.

Sta di fatto che le premesse per aprire altri fronti almeno non ci sono. Pertanto, l’attività del Comitato di Basilea si concentrer­à sulla «finalizzaz­ione delle norme esistenti», si legge nel documento ufficiale, con un focus specifico sul trattament­o delle esposizion­i sui titoli di Stato, ma anche sulle coperture dei crediti in sofferenza. Più in generale, «un’importante priorità per il Comitato - si legge ancora - è quella di continuare a monitorare l’eventuale emergere di rischi ciclici o struttural­i, nonché cambiament­i del modello di business e nuove tecnologie transattiv­e che possano andare contro lo spirito del quadro regolatori­o di Basilea». In quest’ottica, il Comitato «adotterà un approccio sistematic­o, micro e macroprude­nziale», utile a valutare eventuali puntiunt critici.

L’EFFETTO TRUMP La radicalizz­azione della posizione americana ha imposto uno stop all’introduzio­ne di nuovi paletti per il settore

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