Intesa Sanpaolo, Goldman diventa il secondo azionista
L’incremento dovuto al trading (e alla cedola imminente)
pGoldman Sachs si ritaglia un posto di rilievo tra i principali azionisti di Intesa Sanpaolo. Partecipazione a breve, quella della banca d’affari americana, che però secondo quanto emerso ieri dalle comunicazioni sulle partecipazioni rilevanti di Consob detiene il 5,17% del capitale del gruppo. Un pacchetto che ai prezzi di chiusura di ieri (2,68 euro, +0,15%) vale oltre 2,2 miliardi e che la colloca temporaneamente alle spalle di Compagnia di San Paolo, primo socio con il 9,18%, e davanti a Fondazione Cariplo, forte del 4,83%.
Dietro alla quota, secondo quanto appreso da diverse fonti di mercato, soprattutto l’ordinaria attività di trading e l’imminente stacco della cedola della banca, che lunedì 22 maggio distribuirà formalmente 3 miliardi ai suoi soci. Non a caso, specifica Consob, la quota di Goldman Sachs Group è composta per il 3,814% da posizioni lunghe con regolamento in contanti e per lo 0,568% da posizioni lunghe con regolamento fisico(in particolare il 3,216% fa riferimento a contratti “forward” con scadenza 08 agosto 2017 e uno 0,092% a contratti di opzione “call” con date di scadenza comprese tra il 19 maggio 2017 e il 21 luglio 2017 e lo 0,463% è un “equity swap” con date di scadenza comprese tra il 29 dicembre 2017 e il 13 gennaio 2020); infine, c’è uno 0,794% rappresentato da una partecipazione potenziale.
Ieri il ceo Carlo Messina, in un intervento uscito sul quotidiano tedesco Handelsblatt, in edizione speciale per il G20 delle imprese a Berlino è tornato a sottolineare che l’economia italiana è in salute, con il Pil che cresce dell’1% all’anno a livelli precrisi ma «c’è però il rischio che tutte le carte vincenti che abbiamo in mano non ci consentano di vincere la partita», bisogna fare i conti con «il forte disagio sociale rappresentato da un tasso di disoccupazione prossimo al 12%» e «puntare a tassi di crescita più sostenuti» prendendo «di petto uno dei problemi strutturali del Paese, l’eccessivo debito pubblico», al 130% del Pil. «È ormai improcrastinabile un piano pluriennale di graduale ma progressivo rientro di questo livello di indebitamento», scrive ancora Messina, tornando a insistere su un punto più volte ribadito nelle ultime settimane, cioè la necessità di un piano di vendita di asset dello Stato e degli enti locali, di società quotate e non quotate, e soprattutto degli immobili: «Ciò che conta non è darsi obiettivi eccessivamente ambiziosi ma presentare un piano credibile e ragionevole di riduzione del debito e dimostrare di conseguire quanto annunciato nei tempi previsti e in maniera costante».
SU HANDELSBLATT Il ceo Messina: «Italia in salute ma serve una crescita più sostenuta. Necessario ridurre subito il debito con la cessione di asset pubblici»