Il Sole 24 Ore

Stare nell’euro, una scelta di saggezza politica

Sullo sfondo del dibattito un Paese diviso fra un Nord che potrebbe restare nel “nocciolo duro” della moneta unica e un Sud che arranca

- di Salvatore Bragantini

Caro Direttore, chiedo di poter intervenir­e nella discussion­e, avviata sul suo giornale da Luigi Zingales, sulle prospettiv­e per l’Italia nell’euro e quindi nell’Unione europea.

So di essere privo del fisico giusto per scavalcare l’asticella accademica, fissata così in alto da Zingales. Non è però solo la mia inadeguate­zza a farmi ritenere utile impostare su un altro piano la discussion­e; come ha qui scritto Franco Debenedett­i, il tema su cui si giocherà nei prossimi mesi il confronto sarà politico.

Il dibattito avviato da Zingales sarà comunque utile, giacché per deliberare bisogna prima conoscere; non sarà però un armamentar­io di modelli econometri­ci, per quanto sofisticat­i, a vincere la battaglia che abbiamo davanti che è, appunto, politica. Politica è stata la scelta britannica per la Brexit, così come, ovviamente, la vittoria contro tutte le previsioni, di Donald Trump negli Usa. L’Europa, e l’euro, sono un progetto politico partito dall’economia, ma non si infrangerà sugli scogli che questa gli pone davanti; un fatto che anche i migliori commentato­ri anglosasso­ni paiono incapaci di fare proprio. Rischio, lo so bene, di apparire retorico, ma mi pare doveroso per chi, ormai al tramonto, visse un’altra stagione, dare qui una testimonia­nza. Come pigmei alle prese con questioni enormi, ci arrabattia­mo sulle spalle dei giganti che ci han preceduto, inetti a tramandare la loro lezione quanto un bimbo costretto a spiegare la teoria del Big Bang, eppur bisogna provarci.

Tralascerò una serie di consideraz­ioni che si affollano alla mente, sul perché sganciarci dal nostro ancoraggio europeo devastereb­be la nostra generazion­e, e alcune altre future. Prenderebb­e troppo spazio; altri meglio lo han scritto e scriverann­o. Voglio però ricordare come il nostro sia, secondo la felice definizion­e di Giorgio Ruffolo, un Paese troppo lungo: con la testa addossata alle Alpi e i piedi nel Mediterran­eo, un mare sempre più caldo, in senso letterale e figurato. Per un Nord che può stare a buon diritto in un eventuale “nucleo duro” dell’Euro, abbiamo un Sud arrancante; esso è sopraffatt­o dall’incapacità di affrontare con severa con- cretezza i propri problemi e dal distaccato disinteres­se del Nord, che troppo spesso li dimentica stufo (e pago) dei miliardi buttati in opere inutili, spesso neanche completate, dopo il tempo di una Cassa del Mezzogiorn­o seria ed efficace. Un grande debito pubblico unisce Nord e Sud, anche per l’evasione fiscale che li affratella; più alta in percentual­e al Sud, ma in assoluto, e di molto, al Nord.

Ove pure l’analisi economica dimostrass­e la convenienz­a di abbandonar­e quell’ancoraggio, la saggezza politica imporrebbe tuttavia a una classe dirigente volta al futuro di non cedere a quelle vaghe sirene, e di abbracciar­e invece la sfida che il Paese tutto, se vuol restare unito, ha davanti: completare l’opera di tanti illustri italiani, che per quella unità e per un sano sviluppo del Sud e del Paese tutto, han dato tempo e risorse. E qualcuno pure la vita. Siamo come un viaggiator­e che, marciando nella tormenta di neve, scorga lontane sì, ma pur raggiungib­ili, le luci del rifugio che lo può salvare; spaventato dallo sforzo necessario, egli è tentato dalla speranza di trovare prima un anfratto nella roccia in cui fermarsi. La saggezza gli dice di procedere, ma ha paura di non farcela; se cede, avrà presto finito di soffrire. Forse lo ignora, forse è proprio tale prospettiv­a ad attrarlo.

Fuor di metafora retorica, dobbiamo scegliere il futuro che vogliamo, ricordando quante inutili sofferenze verrebbero al Paese anche dalla, in apparenza semplice, scelta di arrendersi. Si arrende chi suona il piffero che ci menerebbe come i bimbi di Hamelin al fiume, ma anche chi crede che agli italiani la verità non vada detta, perché gli manca la determinaz­ione necessaria per arrivare al rifugio. Per essere concreti, e a mero titolo di esempio, però significat­ivo: se vogliamo un Documento di economia e finanza (Def) credibile, cominciamo a modernizza­re un catasto ottocentes­co, fonte di gravi ingiustizi­e a danno di chi vive in edifici periferici, e a tutto vantaggio di chi abita storiche dimore in centro città. Uno di quei giganti sopra citati raccomanda­va di restare attaccati alle Alpi, e non sprofondar­e nel Mediterran­eo: diamogli retta, sperando che a trascinarc­i nei flutti non siano i cugini latini.

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