Rimettersi in gioco per competere
pInvestire in tempo di crisi. La scelta controcorrente di due campioni del manifatturiero italiano come Pelliconi e Prophos Chemicals sintetizza meglio di qualsiasi numero la capacità delle pmi del Nord Italia di cambiare pelle e di rimettersi in piedi dopo anni di crisi, preparandosi a correre per restare competitive su un mercato sempre più ampio e articolato.
«Ci hanno aiutato i nostri clienti - ha sintetizzato ieri Marco Checchi, amministratore delegato di Pelliconi -, ma alla base c’è stato una grande attenzione alla ricerca e all’innovazione». Pelliconi realizza tappi per bottiglie (ne fa 28 miliardi di pezzi all’anno) prodotto all’apparenza povero di tecnologia. «In realtà l’automazione è cresciuta e il prodotto si è evoluto -spiega Checchi -. Ormai esistono diversi tipi di guarnizio- ne, e la complessità del prodotto ci ha dato un enorme vantaggio competitivo sulla concorrenza». L’altra spinta è arrivata dai clienti, multinazionali con una presenza internazionale strutturata. «Abbiamo iniziato nel 2008, andando in Egitto con Coca Cola - prosegue l’ad -, che cercava un fornitore affidabile per una nuova linea di imbottigliamento: abbiamo siglato un contratto pluriennale e poi abbiamo iniziato a camminare con le nostre gambe». Nel 2010 Pelliconi ha aperto in Usa, con Nestlè, nel 2016 in Cina con Carl- sberg. Ora sta lavorando a un’acquisizione in India.
Prophos Chemicals, realtà cremonese di recente costituzione, ha utilizzato gli stessi strumenti per crescere e competere: innovazione e capacità di connettersi con gli anelli della filiera (anche se con un raggio meno ampio). «Abbiamo puntato subito sulla sostenibilità, dialogando con il cluster della chimica verde per connettere le competenze nell’agricoltura, nell’antincendio e nella scienza dei materiali» ha spiegato il ceo, William Grandi. Il business della Prophos Chemicals ruota intorno al fosfato monammonico. La materia prima è alla base della polvere antincendio, uno dei primi ambiti di applicazione in cui l’azienda ha sperimentato l’attività. Il passo successivo è stato avviare la produzione di fertilizzanti microgranulari. «Abbiamo cavalcato il nuovo orientamento normativo dell’Ue - ha spiegato il ceo -, che richiedeva una minore dispersione dei fertilizzanti, e quindi dimensioni molto ridotte. Siamo entrati per primi su questo mercato, costruendo un impianto prima dell’approvazione delle nuove leggi, con un grande vantaggio competitivo». Prophos ha 20 dipendenti, due brevetti depositati e un terzo in lavorazione. In questi pochi anni ha saputo sfruttare a proprio vantaggio le risorse messe a disposizione dal bando Horizon 2020 dell’Ue e dai bandi della Regione Lombardia, dialogando con altre realtà del territorio in una logica di cluster. «Per essere innovativi - ha concluso il ceo - bisogna aprirsi, fare entrare in azienda nuove idee e nuove competenze, accettando il confronto».
ACCETTARE IL CONFRONTO Dai tappi per bottiglie al fosfato monammonico: due business lontani ma entrambi alla ricerca di nuove idee e nuove competenze