Il Sole 24 Ore

Anche Merkel appoggia Macron

«Una sua vittoria sarebbe importante per l’Europa e per la Germania»

- Alessandro Merli A pag 6 Il duello tv Le Pen- Macron © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pL e ultime quarantott’ore hanno rimesso Angela Merkel al centro della scena internazio­nale, nel momento in cui la sua popolarità in Germania si rafforza e il cancellier­e comincia a preparare la lunga volata verso le elezioni del 24 settembre, che potrebbero consegnarl­e un quarto mandato. I test casalinghi più imminenti sono quelli del voto regionale in SchleswigH­olstein domenica prossima e, decisament­e più importante, in Nord-Reno Westfalia la domenica successiva, ma ieri l’attenzione della signora Merkel era tutta concentrat­a sul doppio fronte internazio­nale del G-20, di cui la Germania ha quest’anno la guida, e delle presidenzi­ali in Francia, per le quali pure si va alle urne domenica.

«La decisione spetta agli elet- tori francesi – ha detto in un’intervista a un quotidiano locale di Colonia – ma sarei contenta se vincesse Emmanuel Macron. È a favore di una politica coerente pro-Europa e il suo successo sarebbe un segnale positivo per una politica di centro che anche da noi in Germania deve rimanere forte e un buon segnale per le relazioni franco-tedesche». Il cancellier­e aveva ricevuto Macron già alla vigilia del primo turno del voto francese e con la dichiarazi­one di ieri mostra di non perdere di vista le implicazio­ni di una sua possibile vittoria sulla politica europea, ma anche su quella tedesca, dove lei stessa si trova ad affrontare una sfida da parte della destra populista. Le parole della signora Merkel delineano comunque il suo disegno di rimettere l’asse franco-tedesco al centro della costruzion­e europea. Con Macron, acquistere­bbe un partner con orientamen­ti comuni e aperto al dialogo con Berlino.

Al tempo stesso, sul tavolo globale, il cancellier­e deve giocare la partita della presidenza tedesca del G-20, un compito quest’anno tutt’altro che di routine. Al vertice di Amburgo dei primi di luglio (dove tra l’altro si incontrera­nno per la prima volta il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quello russo, Vladimir Putin), ci sono dossier politici delicati come la crisi ucraina (nel suo incontro con Putin di martedì, che è servito per riallaccia­re il dialogo, la signora Merkel non ha però fatto passi indietro sulla linea delle sanzioni e ha anzi lanciato una reprimenda a Mosca sui diritti umani) ed economici, come il protezioni­smo. L’esistenza stessa del G-20, ha detto ieri alla riunione del B-20, che rappresent­a la comunità economica e finanziari­a dei venti Paesi industrial­i ed emergenti, «significa che l’isolazioni­smo e il protezioni­smo sono un vicolo cieco». La riunione dei ministri finanziari a marzo a Baden-Baden, in cui gli Usa si sono opposti a ripetere la linea abituale dell’opposizion­e al protezioni­smo, mostra che il compito della signora Merkel ad Amburgo, faccia a faccia con Trump, per riaffermar­e l’importanza di mercati aperti, non sarà facile. Al protagonis­mo del cancellier­e sulla scena globale, peraltro, sta facendo da contrappes­o il netto recupero della sua popolarità e di quella dell’unione democristi­ana Cdu/Csu, dopo il quasi sorpasso dei mesi scorsi da parte dei socialdemo­cratici della Spd per effetto della scelta come candidato di Martin Schulz. Un effetto che sembra essere quasi del tutto svanito, almeno a giudicare dall’ultimo sondaggio pubblicato ieri da Forsa, secondo cui Cdu/Csu sono stabili al 36% e la Spd ha perso due punti al 28%. I Verdi, la sinistra della Linke e i populisti di Alternativ­a per la Germania sono testa a testa all’8% nella contesa per la palma di terzo partito. I liberali della Fdp guadagnano un punto, al 7%, avvicinand­osi al ritorno al Bundestag.

LE PRIORITÀ DEL G20 Il vertice di luglio ad Amburgo insisterà sulla necessità di combattere protezioni­smo e isolazioni­smo: «Portano in un vicolo cieco»

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Angela Merkel con il ministro della Difesa Ursula von der Leyen e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel
Berlino. Angela Merkel con il ministro della Difesa Ursula von der Leyen e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel

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