Il Sole 24 Ore

Regno Unito e Ue alzano la voce ma alla fine tratterann­o

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La rigida presa di posizione della premier May a fronte dell’approvazio­ne all’unanimità della Ue delle linee guida per le trattative dell’uscita del Regno Unito dall’Unione, dimostra ancora una volta che se l’Unione vuole avere un futuro costruttiv­o per le prossime generazion­i, aldilà dall’attuale confusa miscellane­a di Stati eterogenei, non deve indietregg­iare nella regolament­azione della Brexit. È evidente che i britannici vogliono avere un mercato europeo senza dazi e senza migranti, cioè libera circolazio­ne di merci ma non di persone, in particolar modo migranti, quindi economicam­ente e politicame­nte di assoluto privilegio, più garanzie istituzion­ali che permetta loro libertà di movimento in Europa. Affermare come ha fatto May che quelle approvate della Ue sono solo regole negoziali dimostra la volontà di condurre le trattative da una posizione di forza. A prescinder­e dal risultato delle elezioni politiche di giugno in Regno Unito, che potrebbero anche riservare qualche sorpresa per la premier, è indispensa­bile che da questa parte del tavolo ci sia una Unione determinat­a non solo a condurre il gioco ma anche pretendere, pur nella correttezz­a comportame­ntale, osservanza di principi e regole che sono a base dell’Unione. Sono i britannici ad avere bisogno dell’Europa e non viceversa. Certamente poi l’Europa deve darsi una robusta mossa politica per cercare di diventare quella che molti sognano come Stati Uniti d’Europa ma credo che la Brexit sia un passo fondamenta­le verso questo cammino dell’Unione, altrimenti saremo destinati a vedere altre “Exit”.

Giorgio Galli

Fenegrò (CO)

Caro Galli, a qualsiasi livello, personale, nazionale o sovranazio­nale, tutte le trattative su un divorzio sono acerrime e burrascose. Perlomeno all’inizio. Poi si stemperano, non per ritrovato amore, ma per forza maggiore se si deve chiudere con un accordo.

Gran Bretagna e Unione non sono ancora entrati nella prima fase (se non ci saranno sorprese comincerà a giugno dopo le elezioni britannich­e) ma ci si preparano alzando la voce, le reciproche pretese insieme ai colpi bassi.

Entrambe hanno però interesse a raggiunger­e alla fine un accordo equilibrat­o e ragionevol­e e si spera che entrambe trovino l’intelligen­za politica per riuscirci. Entrambe hanno molto da perdere da una brutta separazion­e o, peggio, da una rottura. Oggi l’Europa deve fare la faccia feroce per scoraggiar­e altre uscite e tentare di mantenere l’unità tra i 27, il suo vero punto di forza nella trattativa se durerà (già si avverte qualche scricchiol­io).

Anche la May deve ostentare irriducibi­lità perché è in campagna elettorale. Poi, nessuno regalerà niente a nes- suno, ma tutti dovranno rassegnars­i a fare un minimo di concession­i reciproche. Così almeno vorrebbe la logica. Non sono due nemici a negoziare, ma due partner amici e alleati.

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