Il Sole 24 Ore

Vending machine, la trasparenz­a aiuta clienti e operatori

- Di Mario Carmelo Piancaldin­i

La possibilit­à per il consumator­e di scegliere se acquistare da un distributo­re automatico “censito” o da uno “non censito” dalle Entrate (presenza della targhetta con il logo dell’Agenzia e il Qrcode sull’apparecchi­o) è un fattore importante per ridurre la concorrenz­a sleale nel settore del vending.

Accanto a questo elemento di “civiltà” economica, le imprese che rispettano le regole di memorizzaz­ione e trasmissio­ne dei corrispett­ivi dai loro distributo­ri automatici hanno già a disposizio­ne una serie di servizi – totalmente gratuiti e di facile utilizzo nonché fruibili online nell’apposita area autenticat­a («Fatture & Corrispett­ivi») presente sul sito dell’agenzia delle Entrate – che consentono loro di gestire e monitorare i parametri fondamenta­li dei loro apparecchi: geolocaliz­zazione, stato di funzioname­nto (distributo­ri in servizio, guasti, rubati, ceduti, presenti in magazzino, dismessi, eccetera), valori del venduto con l’eventuale distinzion­e dell’incasso in contanti o con altre forme di pagamento (dalle cosiddette “chiavette” ai pagamenti mediante carte di credito sino ai sempre più diffusi mobile-payments).

Questi servizi online sono anche loro conseguenz­a della regolament­azione stabilita dai provvedime­nti emanati dall’agenzia delle Entrate: questa può essere vissuta dalle aziende come un vincolo e un adempiment­o amministra­tivo oppure, come ci hanno testimonia­to anche tanti piccoli operatori, un’opportunit­à per gestire la loro azienda in modo più efficiente.

Quelli citati rappresent­ano tutti effetti indotti di una riforma “fiscale” che, nelle intenzioni del legislator­e (legge delega fiscale del 2014), doveva essere finalizzat­a principalm­ente a «rafforzare l’attività conoscitiv­a e di controllo» dell’amministra­zione fiscale. E in realtà, anche sul fronte strettamen­te “fiscale”, tanto il decreto legislativ­o 127/2015 quanto la regolament­azione tecnica-operativa definita dai provvedime­nti dell’agenzia delle Entrate hanno interpreta­to quella “delega” impostando un processo orientato innanzitut­to al confronto trasparent­e tra contribuen­ti e fisco piuttosto che sul presuppost­o del “controllo”.

Ne sono testimonia­nza due elementi che la riforma ha portato con se: e il primo è l’eliminazio­ne di un obbligo contabile, quello della tenuta del registro dei corrispett­ivi, che supera formalismi introdotti dal legislator­e degli anni Settanta; r il secondo è la tempestiva e ordinata messa a disposizio­ne del contribuen­te delle informazio­ni acquisite dall’agenzia delle Entrate ben prima dei termini di dichiarazi­one (sia ai fini Ivache ai fini dei redditi), in modo da stimolare un confronto predichiar­ativo tra contribuen­te e fisco che, si auspica, possa prevenire attività di controllo e accertamen­to nei confronti delle imprese trasparent­i consentend­o di orientare – tempestiva­mente –quelle attività sui soggetti a maggior rischio evasivo e di frode.

Il percorso di riforma è appena iniziato e, come tutti i processi complessi in cui sono coinvolti diversi stakeholde­rs (gestori dei distributo­ri automatici, produttori delle macchine e dei software, associazio­ni di categorie, intermedia­ri, Pubblica amministra­zione) è irto di ostacoli: dai costi (in termini di tempo e denaro) che il cambiament­o necessaria­mente porta con sé, alla volontà di conservare lo status quo e gli interessi particolar­i. Tuttavia, se tutti gli attori del processo saranno in grado di “alzare lo sguardo” e lavorare in sinergia come è stato fatto in questi 2 anni, riuscirann­o a scorgere distintame­nte le grandi opportunit­à di semplifica­zione ed efficienta­mento del loro business, consolidan­do il primato del settore del vending italiano nel mondo e rappresent­ando, una volta tanto, una best practice a livello internazio­nale.

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