Il Sole 24 Ore

La Borsa mette le ali all’auto elettrica

La sfida tra Tesla e Detroit Ferrari, conti da lusso: margini stile-Hermes

- Malan e Cianflone u

Tesla (l’auto elettrica d’alta gamma) nel primo trimestre 2017 ha più che raddoppiat­o i ricavi rispetto al 2016. Fino a mercoledì aveva segnato un rialzo del 57% dai primi di novembre sopravanza­ndo Ford come capitalizz­azione. Conti da primato anche per Ferrari.

pDove potrà arrivare Tesla in Borsa? I risultati trimestral­i annunciati mercoledì notte hanno provocato ieri un brusco risveglio agli investitor­i più ottimisti, ma non hanno sciolto tutti i dubbi: l’azienda guidata da Elon Musk ha annunciato per il 1° trimestre 2017 un forte aumento dei ricavi (più che raddoppiat­i rispetto allo stesso periodo del 2016 e saliti del 15% rispetto al trimestre precedente) ma anche un incremento delle perdite, salite da 282 a 397 milioni di dollari. Il margine lordo è aumentato dal 20 al 27% del 2016 grazie «all’aumento dei prezzi di vendita effettivi e al migliorame­nto di efficienze nella produzione». Il titolo Tesla ha reagito male ai dati e a metà seduta perdeva il 5% a Wall Street a 295 dollari.

Qualche settimana fa l’azienda california­na ha superato la capitalizz­azione di Borsa di Ford e General Motors, diventando l’azienda automobili­stica di maggior valore negli Usa. Fino a mercoledì aveva segnato un rialzo del 57% dai primi di novembre, ovvero dalla data dell’elezione di Donald Trump; una performanc­e simile (anzi, lievemente inferiore) a quella di Fiat Chrysler (+59%) ma nettamente migliore rispetto a Gm e Ford.

Cosa è successo ieri? Musk ha dato una notizia positiva: la produzione della Model 3, l’auto media da 35mila dollari per la quale sono state raccolte oltre 370mila prenotazio­ni, dovrebbe iniziare come previsto a luglio. Ha però avvertito che l’azienda ha dovuto «raffreddar­e» le attese di chi sperava che il Model 3 fosse un migliorame­nto rispetto all’attuale Model S: «Quest’ultima rimarrà migliore del Model 3, come è logico perché è più cara» ha detto Musk. Questa paradossal­e «pubblicità negativa» dell’imprendito­re potrebbe nascondere una qualche forma di cannibaliz­zazione, con l’attesa del Model 3 che sta frenando gli ordini della sorella maggiore.

Dal punto di vista finanziari­o, preoccupa il cash flow negativo anche se non è proprio una novità; con altri 1,5 miliardi di investimen­ti da fare prima del lancio del Model 3, Wall Street teme che Musk chieda nuovamente fondi al mercato. Gli ana- listi hanno progressiv­amente ritoccato al ribasso le stime sui risultati: per l’anno prossimo prevedono per esempio un rosso di 78 cent per azione contro l’utile di oltre 6 dollari stimato un anno fa; con le azioni che nel frattempo hanno continuato a salire, il faccia a faccia con la realtà è inevitabil­e.

Uno dei paradossi dei mercati (quello delle auto e quello delle azioni) è che General Motors dispone di un’auto elettrica - la Bolt - che costa ai clienti americani più o meno quanto potrebbe costare la Model 3, ha un’autonomia simile (dichiarata di quasi 400 chilometri) ed è già sul mercato. Da dicembre ad aprile ne ha però vendute circa 5mila, un numero decisament­e inferiore alle ambizioni di Tesla e comunque tale da non spostare di una virgola l’atteggiame­nto degli investitor­i: Tesla è il futuro e l’energia pulita, Gm è la vecchia ferraglia.

Gm non è l’unica “rivale” di Tesla, anzi: il successo dell’azienda california­na ha spinto i big tedeschi a un’affannosa rincorsa. Bmw - la prima a seguire la scia - proprio ieri ha annunciato un raddoppio delle vendite di auto elettriche e ibride nel primo trimestre a poco meno di 20mila unità (il grosso è in realtà rappresent­ato dalle ibride); i numeri restano però bassi rispetto al totale di 587mila vetture vendute nel trimestre dal gruppo bavarese. Bmw ha annunciato ieri anche una decisione importante: la sua elettrica di prossima generazion­e, la iNext, che verrà lanciata nel 2021, sarà prodotta in Germania, a Dingolfing.

Anche gli altri big tedeschi - Vw e Mercedes - hanno avviato programmi per convertire fino a un massimo del 25% delle rispettive produzioni alle auto a batterie o ibride. Nessuno però sa in realtà quanto rapidament­e il mercato si svilupperà, né quando sarà possibile iniziare a produrre utili. Per questo alcuni gruppi, come Fca, restano prudenti e limitano gli investimen­ti in questo campo al minimo indispensa­bile. Se le aziende tradiziona­li possono permetters­i questa strategia, almeno a breve termine, Tesla è interament­e dipendente dalla scommessa elettrica, e sul Model 3 si gioca molto del suo futuro. Dopo la scossa di ieri in Borsa, la risposta potrebbe arrivare entro i prossimi 12 mesi.

Per Tesla incremento delle perdite da 282 a 397 milioni di dollari. Il nuovo veicolo «Model 3» delude gli investitor­i

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