Il Sole 24 Ore

Padoan: «Rimborsi Iva più rapidi»

I ministri del Tesoro di Italia, Francia, Spagna e Portogallo alla Ue: rivedere il calcolo dell’output gap

- G.Tr.

pIl governo punta a introdurre «modalità accelerate» nei rimborsi Iva «in concomitan­za con l’estensione dello split payment» previsto dal 1° luglio.

La promessa arriva dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nel corso dell’audizione di ieri davanti alle commission­i Bilancio di Camera e Senato sul decreto che corregge i conti pubblici; e punta dritto a uno degli “effetti collateral­i” più indigesti dell’estensione alle società pubbliche e alle quotate della scissione contabile Iva, che da luglio coinvolger­à anche i profession­isti. Le fatture alleggerit­e dall’Iva, che viene girata direttamen­te all’Erario per contrastar­e l’evasione (3,5 miliardi di aumento struttural­e del gettito con il vecchio split payment secondo la direttrice delle Entrate, Rossella Orlandi), tolgono infatti liquidità ai fornitori, che senza rimborsi in tempi certi rischiano di dover chiedere finanziame­nti, e sopportarn­e i costi, per coprire il “buco” in cassa. La legge, così come la Commission­e Ue chiamata a dare il via libera definitivo alle nuove regole, chiedono di garantire una corsia preferenzi­ale ai rimborsi da split payment: i tempi, ha rivendicat­o Padoan nel corso dell’audizione, «si sono di gran lunga ridotti» rispetto al passato, ma per dare certezze ai contribuen­ti bisogna lavorare ancora.

Sullo stesso tema, uno dei pilastri del decreto visto che lo split è chiamato a garantire maggiori entrate per un miliardo quest’anno e 1,5 miliardi dal 2018, si è concentrat­a anche la Corte dei conti, nell’audizione che ha seguito quella del titolare dell’Economia. «Split e limiti alle compensazi­oni – hanno detto i magistrati contabili – contrastan­o evasione ed elusione, ma generano ulteriori aggravi sui contribuen­ti fedeli, se non altro sul piano delle disponibil­ità liquide. Occorre evitare che questi oneri divengano eccessivi».

Più in generale, Padoan rivendica che la correzione dei conti portata dal decreto è «contenuta ma struttural­e» e mette l’Italia «in regola con il quadro normativo europeo». Semmai sono proprio le regole europee a tornare in discussion­e, come mostra la lettera indirizzat­a ieri a Bruxelles dallo stesso Padoan insieme ai ministri dell’Economia di Francia, Spagna e Portogallo: la richiesta, ribadita, è quella di rivedere le regole di calcolo sull’output gap, cioè la distanza fra crescita potenziale ed effettiva, che penalizzan­o le economie colpite da periodi prolungati di «bassa inflazione, bassa crescita e alta disoccupaz­ione».

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