Il Sole 24 Ore

Upb: a rischio gli impegni sulla riduzione del debito

Dubbi dei tecnici su pr ivatizzazi­oni e fine del Qe

- Davide Colombo Gianni Trovati

I TAGLI DI SPESA Ambizioso l’obiettivo di realizzare almeno 1 miliardo all’anno nella Pa centrale con la prima prova sul campo della spending struttural­e

discesa del debito pubblico prevista nel quadro programmat­ico appena elaborato dal governo nell’ultimo Def non è sufficient­e per rispettare la «regola numerica» imposta dai trattati europei nel 2018-20.

A rilanciare l’allarme è stato l’Ufficio parlamenta­re del Bilancio, l’Authority sui conti pubblici che ieri ha presentato il nuovo rapporto sulla programmaz­ione di bilancio in cui formalizza i contenuti delle ultime audizioni sul Def. Secondo l’Upb, in particolar­e, sulla possibilit­à di realizzare davvero il calo del debito pesano almeno tre rischi: il primo è legato alla prospettiv­a dell’esauriment­o della politica monetaria ultra-accomodant­e della Bce già dal 2018, che finora ha tenuto artificial­mente bassi gli interessi sulle nostre emissioni di debito pubblico. Il secondo rischio nasce dalla possibilit­à di non centrare gli obiettivi, pur ridotti da otto a cinque miliardi, assegnati al piano di privatizza­zioni inciampate nelle difficoltà di mercato e nelle incertezze politiche. C’è poi da considerar­e il quadro macro-economico, che poggia su una crescita dell’1,1% del Pil nel 2018 giudicata plausibile dall’Upb, che infatti l’ha validata, ma collocata comunque nella parte più alta della forchetta delle previsioni.

Pienamente in linea con le regole Ue è invece l’andamento previsto per il saldo struttural­e, cioè la differenza fra entrate e uscite del bilancio pubblico al netto delle una tantum e degli effetti della congiuntur­a. Per centrare l’obiettivo scritto nel Def, ricordano però i tecnici dei conti, serve un aggiustame­nto da un punto di Pil (17 miliardi) nella prossima legge di bilancio, all’esame del Parlamento in autunno quando l’attesa preelettor­ale comincerà a farsi sentire parecchio. L’obiettivo non ufficiale del governo, in realtà, è quello di spuntare nuovi margini di deficit per il prossimo anno nella trattativa con l’Europa ma, come ricorda l’Upb, in calendario c’è il «pareggio struttural­e» di bilancio che secondo il Def sarà raggiunto nel 2019: più deficit l’anno prossimo, in sostanza, imporrebbe una correzione ancora più dura nel successivo.

Nella trattativa con Bruxelles sulle regole del fiscal compact pesa in negativo, come conferma l’Upb, anche il «non pieno utilizzo» della clausola di flessibili­tà per gli investimen­ti, che nel 2016 ha portato all’Italia 4,2 miliardi di spazi aggiuntivi in cambio di un incremento della spesa per gli investimen­ti pubblici che però non si è realizzato (la voce è calata del 4,5%, come conferma l’Authority). Ambizioso, poi, è giudicato l’obiettivo del governo di realizzare almeno un miliardo l’anno nella Pa centrale con la prima prova sul campo della spending struttural­e disciplina­ta dalla riforma della legge di bilancio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy