Il Sole 24 Ore

Clearing, la Ue vuole il rimpatrio

A giugno le misure della Commission­e per sottoporre le contrattaz­ioni di derivati a vigilanza comunitar ia Monito alla City che potrebbe perdere 83mila posti di lavoro in sette anni

- Beda Romano

p In un contesto già teso nelle relazioni tra Londra e Bruxelles a qualche settimana dall’inizio delle trattative sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, la Commission­e europea ha annunciato ieri che entro giugno presenterà nuove misure per assicurare che le contrattaz­ioni finanziari­e, in particolar­e nel delicatiss­imo settore dei derivati, siano sottoposte alla diretta vigilanza comunitari­a. Nel mirino è la City londinese, che tra due anni sarà fuori dal territorio europeo.

«Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione, un volume sostanzios­o delle transazion­i denominate in euro non sarà più soggetto né a un iter di compensazi­one (clearing i n inglese) nella Ue, né alla legislazio­ne comunitari­a, né all’architettu­ra di vigilanza eu- ropea», si legge in una attesa comunicazi­one presentata qui a Bruxelles dal vice presidente della Commission­e Valdis Dombrovski­s. Il rischio è di assistere a nuova instabilit­à finanziari­a.

Sarà i mportante, spiega quindi Bruxelles, «assicurare che le contropart­i centrali siano oggetto di misure di salvaguard­ia garantite dal quadro legale comunitari­o». Ciò significa « che, dove necessario, vi siano sorveglian­za accresciut­a a livello dell’Unione e/ o requisiti particolar­i quanto alla loro localizzaz­ione » . In buona sostanza, Bruxelles intende rimpatriar­e il clearing effettuato nel Regno Unito o sottoporlo a vigilanza europea. Proposte concrete sono attese per metà anno.

Il tema è politicame­nte delicato. Secondo la Banca dei regolament­i internazio­nali ( Bri), nel giugno 2016 il volume di transazion­i all’ingrosso ammontava a 337 mila miliardi di dollari, di cui 328 mila miliardi erano derivati sui tassi d’interesse. Le contropart­i centrali hanno un ruolo i mportante perché sono camere di compensazi­one indispensa­bili. Proprio nel novembre scorso, Bruxelles ha presentato un progetto per regolare il loro eventuale fallimento ( si veda Il Sole 24 Ore del 29 novembre).

Londra è un centro finanziari­o mondiale, ma soprattutt­o europeo. Secondo le ultime statistich­e, la City è responsabi­le del clearing di 850 miliardi di derivati in euro al giorno. Due le alternativ­e: spostare l’iter di clearing sul territorio europeo o imporre una vigilanza europea sugli enti inglesi. Un rapporto della società di consulenza EY ha stimato che la chiusura delle camere di compensazi­one londinesi responsabi­li dei derivati in euro potrebbe provocare la perdita di 83mila posti di lavoro in sette anni. Di recente, il vice governator­e della Banca d’Inghilterr­a Jon Cunliffe, ha spiegato che il rimpatrio del clearing sarebbe nei fatti una forma di «nazionalis­mo monetario».

Sul fronte Brexit, sempre ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si è lamentato del nervosismo che sta segnando il rapporto tra Londra e Bruxelles: «Questi negoziati sulla Brexit sono già abbastanza difficili per come sono. Se cominciamo a litigare anche prima di inizia- re, diventeran­no impossibil­i». Dal canto suo, Sabine Lautenschl­äger, esponente della Banca centrale europea, ha esortato da Francofort­e le banche europee a «decidere come affrontare Brexit e prepararsi al peggio sarebbe opportuno».

Tornando agli aspetti finanziari, sempre ieri, il vice presidente Dombrovski­s ha anche annunciato modifiche al regolament­o sulle infrastrut­ture dei mercati europei (Emir). Tra le altre cose l’obbligo di compensazi­one dei derivati per le imprese non finanziari­e varrà solo oltre una precisa soglia e per determinat­i strumenti al di là di quelli usati per la mera copertura finanziari­a. Inoltre, secondo le proposte di ieri, i fondi- pensione potranno beneficiar­e dell’esenzione dal clearing centralizz­ato per altri tre anni.

Il presidente del Consiglio europeo Tusk avverte: «Se cominciamo a litigare anche prima di iniziare, i negoziati diventeran­no impossibil­i»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy