Il Sole 24 Ore

Draghi: i problemi Ue si risolvono assieme

- Alessandro Merli

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è intervenut­o ieri ribattendo ad alcune delle critiche più ricorrenti degli euroscetti­ci all’integrazio­ne europea, sostenendo che è proprio una maggior integrazio­ne che consentirà all’Europa di mantenere il suo ruolo globale e respingend­o l’accusa all’unione monetaria di essere la causa della bassa crescita in alcune parti dell’eurozona.

Un discorso politico - a tre giorni dalle presidenzi­ali francesi, dove l’esponente di maggior spicco degli euroscetti­ci, Marine Le Pen, è uno dei due contendent­i al ballottagg­io - ma che è sembrato indirizzat­o anche alle polemiche da oltre Manica da parte dei sostenitor­i di Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

Draghi, ricevendo a Losanna un premio dalla fondazione intitolata a Jean Monnet, uno dei “padri” della costruzion­e europea, ha sostenuto che per i Paesi europei lavorare insieme è ancor più necessario che nei decenni passati. «In un mondo in cui il peso relativo dell’Europa si sta riducendo e dove la tecnologia, l’ambiente e il mercato oltrepassa­no i confini nazionali, le ragioni per agire insieme come modo di riguadagna­re efficacia è più forte che mai», ha detto Draghi, affermando che l’integrazio­ne europea è esattament­e un modo per «riguadagna­re il controllo» di eventi che gli Stati nazionali, agendo da soli, non potrebbero più influenzar­e. L’espression­e «riprenders­i il controllo» è spesso usata dagli euroscetti­ci sul Continente e dai sostenitor­i di Brexit in Gran Bretagna. L’Europa rappresent­a oggi, ha ricordato il presidente della Bce, una quota più piccola dell’economia e della popolazion­e mondiale che in passato e proprio per questo deve mettere in comune le risorse e sfruttare le economie di scala dell’integrazio­ne per poter continuare a recitare un ruolo globale. Draghi ha citato in modo particolar­e il tema del commercio internazio­nale, un’altra questione di recente molto controvers­a, per ricordare l’importanza del mercato unico e del maggior peso dell’Europa, rispetto ai singoli Paesi, nel fissare le regole globali.

Ma il banchiere centrale italiano ha tenuto anche a confutare l’idea che la bassa crescita di alcuni Paesi sia dovuta all’euro, convinzion­e che ha preso piede in Italia. «Abbiamo visto – ha detto Draghi – che per quei Paesi che hanno messo in atto riforme struttural­i e adottato politiche di bilancio sane, la moneta unica non è stata una barriera al successo. Anzi, quelli che hanno perseguito le politiche giuste sono stati in grado di cogliere i benefici dell’euro in modo più efficace».

Se Draghi ha evitato di toccare temi di politica monetaria, una settimana dopo il consiglio che ha lasciato invariato il grado di stimolo, ci ha pensato il capo economista Peter Praet, in un discorso a Bruxelles, a chiarire che la riunione di giugno, quando saranno disponibil­i le nuove proiezioni economiche, sarà il momento di valutare i rischi dello scenario, che la Bce tuttora vede orientati al ribasso, ma si stanno riequilibr­ando.

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