Le misure economiche renziane e il peso degli over 55 ai gazebo Pd
Idati diffusi ieri dall’Istituto Cattaneo raccontano che il popolo delle primarie è prevalentemente over 55 e che prima questa “quota” anagrafica pesava per un terzo ai gazebo ma che adesso raggiunge il 63% contro il 35% che votò per Veltroni. Dunque una militanza che cresce tra i senior nonostante la giovane età del leader riconfermato. Sono gli stessi analisti dell’Istituto che sottolineano questa apparente contraddizione ossia che «sembra essere esaurito un effetto Renzi sulla base sociale ed elettorale Pd che resta quella tradizionale della sinistra». Eppure la stranezza può davvero essere solo apparente perché -soprattutto nei suoi ultimi mesi di Governo - l’ex premier ha parlato proprio a quella fascia d’età.
La gran parte dei provvedimenti dell’ultima legge di stabilità è, infatti, rivolta a chi è già in pensione o vuole andarci: tra quattordicesima e misure di flessibilità previdenziale si tratta di un pacchetto che vale circa 9 miliardi in tre anni. Dunque, un corposo investimento politico oltre che finanziario. Ed è sempre a beneficio di quest’area l’ottava salvaguardia per gli esodati della legge Fornero (vedi pezzo a pag.40). È evidente che non tutte sono imputabili al Governo Renzi ma di certo è tutto il Pd che ne ha assunto la paternità politica. A queste misure va sommata anche un’altra legge che è stata uno dei simboli del renzismo: l’abolizione della tassa sulla prima casa. Pur nella sua trasversalità, è evidente che va a dialogare con una fascia d’età che è più adulta che giovane, più occupata che disoccupata, che riguarda più gli insiders che gli outsiders. Quella dell’Imu (valore complessivo 4 miliardi) diventò una bandiera della legge di stabilità 2016 che Renzi imbracciò senza timore di essere accostato a Berlusconi che prima di lui l’aveva sventolata.
Insomma, in quelle leggi che sono state un po’ un “manifesto” si può dire che il soggetto sociale di riferimento sia stato scelto più tra gli over 55 che in quel mondo dei venti e trent’anni che è invece il nucleo duro dei 5 Stelle, quello dove è maturata più frustrazione. È vero che il bonus 80 euro ha un target molto ampio e generale ma le misure mirate per una classe più giovane come il bonus cultura o il bonus mamma – appena entrato in vigore – non sono apparse come una scommessa politica anche per le loro dimensioni finanziarie. Si può, quindi, anche non essere sorpresi da quel 63% di over 55 ai gazebo perché hanno trovato nel Pd un buon ascolto. Senza parlare del peso negativo che il Jobs act ha avuto sui giovani sia pure per il modo spesso propagandistico in cui è stato tradotto.
Ora, che vada corretta la mira lo dicono anche i sostenitori nel segretario rieletto come Giorgio Tonini, presidente Pd della Commissione Bilancio al Senato che ammette come «le generazioni tra i 25 e i 34 anni siano il nostro tallone d’Achille e si è visto nel refe- rendum costituzionale». E già un segno di attenzione può essere considerato, per esempio, il protocollo firmato ieri dal ministro Calenda che limita la delocalizzazione dei call center, grande bacino di lavoro dei giovani anche se l’età media ora è sui 30 anni. Domenica all’assemblea Pd Renzi illustrerà le nuove strategie e sarà interessante capire se tra gli obiettivi c’è quello di riequilibrare i pesi tra over e under 55.