L’80% dei servizi sarà erogato in Italia
Consegnare al passato la delocalizzazione selvaggia nel settore dei call center. Con questo obiettivo 13 grandi aziende committenti hanno firmato ieri a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Paolo Gentiloni e del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, un protocollo di settore. Eni, Enel, Sky, Intesa Sanpaolo, Tim, Fastweb, Poste italiane, Trenitalia, Ntv, Wind Tre, Unicredit, Vodafone, Mediaset hanno così preso precisi impegni – per 18 mesi con rinnovo tacito e verifica dei risultati dopo 12 mesi – per combattere il far west delle delocalizzazioni. Fra i punti più qualificanti: garantire che il 95% delle attività in via diretta sia effettuato in Italia e che per i nuovi contratti almeno l’80% dei volumi in outsourcing sia effettuato sul territorio italiano. «Abbiamo gettato – ha detto Gentiloni – un’ancora di protezione sociale in un settore delicato». I committenti firmatari pesano per 65% sul business complessivo (1,9 miliardi nel 2015) di un settore che impiega 80mila addetti. Dal canto suo il Governo, per il settore pubblico, ha introdotto alcune modifiche con la legge di bilancio con sanzioni che nei primi 4 mesi del 2017 sono raddoppiate, arrivando a quota 120 per sanzioni pari a 2 milioni di euro. Commenti positivi da tutti e tre i leader dei sindacati confederali e da AssotelecomunicazioniAsstel che che rappresenta in Confindustria l’intera filiera delle tlc, associando una parte rilevante della committenza. (A. Bio.)