Listini ritoccati del 25%, così la spesa è ripartita
a Per molti anni la clientela russa più facoltosa ha fatto incetta di abiti, accessori e calzature made in Italy senza badare al cartellino. Dal 2015 ad oggi, tuttavia, la situazione è decisamente cambiata. Se, infatti, gli ultimi dati relativi all’export della moda made in Italy verso la Russia rivelano uno scenario positivo – con un +40% messo a segno a gennaio 2017, secondo Ita-Ice –, Mosca ha alle spalle un biennio molto difficile, complice il crollo del rublo dovuto al calo del prezzo del petrolio e alle sanzioni. Così, se la voglia ( e la possibilità) di acquistare borse, scarpe e abiti delle case di moda italiane rimane, c’è anche una rinnovata attenzione al prezzo.
Il geo-pricing, in questo contesto, può dunque fare la differenza. Sicuramente l’ha fatta nel biennio 2015-2016, quando alcuni retailer hanno rivisto i listini al ribasso per stimolare i consumi. Il department store moscovita Tsum, per esempio, per incentivare i consumi locali ha abbassato i prezzi del 25%, così da allinearli con quelli europei. I risultati sono positivi: Tsum, che fa capo a Mercury Group e a giugno festeggerà i 110 anni, nel 2016 ha registrato un aumento delle vendite del 40% rispetto all’anno precedente. Anche le aziende stesse, interessate a mantenere rapporti commerciali di lunga durata e un tempo proficui, hanno adottato allineato i prezzi a quelli europei. « I prezzi di vendita si stanno uniformando a livello globale – dice Gimmi Baldinini, ceo di Baldinini, azienda di calzature e accessori di lusso made in Italy – tanto che i clienti più importanti sul mercato internazionale stanno portando avanti delle vere e proprie campagne per l’unificazione dei prezzi. La velocità delle comunicazioni, online e social media fra tutte, permette al cliente all’estero di essere i mmediatamente a conoscenza del prezzo italiano». Riferendosi alla Russia, principale mercato dell’azienda, con una quota di ricavi pari al 60% dei 100 milioni di fatturato, Baldinini parla di una progressiva «normalizzazione, sia per quanto riguarda le importazioni sia i prezzi: è stato infatti eliminato il dazio imposto in base al peso della merce in entrata, che non catalogava i prodotti di lusso secondo un’educazione di offerta di consumo » .
Le calzature di lusso made in Italy sono uno dei prodotti più amati dalla clientela russa. Lo sa bene Annarita Pilotti, amministratore delegato della marchigiana Loriblu, 30 milioni di ricavi nel 2016 con la Russia capofila dei mercati stranieri che nel complesso assorbono il 75% del fatturato: «Noi abbiamo un unico listino, dunque non differenziamo i nostri prezzi da paese a paese – dice Pilotti - e consigliamo un ricarico minimo analogo per tutti i mercati. Sarà poi discrezione del cliente se aumentarlo, e di quanto, in base ai costi di importazione vigenti nel proprio paese e ai propri costi gestionali. Per dare un supporto alla clientela wholesale abbiamo aumentato il mark up di qualche punto percentuale » .
– Ma. Cas.