Il Sole 24 Ore

Sul cashmere pesano dazi e trasporto

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a Se un prodotto è davvero made in Italy, la strada che deve fare dal nostro Paese per arrivare in Corea del sud è molto lunga, quasi 9mila chilometri. In aereo ci vogliono circa 15 ore; in macchina, viaggiando a una media di 80 chilometri, ce ne vorrebbero 112. Facile quindi immaginare i costi di trasporto, specie per aziende di medie dimensioni che non godono di tariffe speciali sugli aerei cargo. «Tecnicamen­te il listino per la Corea è identico a quello italiani e di altri Paesi della zona euro. A far salire i prezzi per i consumator­i finali sono i costi di trasporto, i dazi e altre tasse doganali, che possono portare ad aumenti del 30% e oltre», confermano da Lanificio Colombo. Per l’azienda piemontese la Corea è da sempre un mercato importante, perché il lusso made in Italy è molto apprezzato dai locali. Lanificio Colombo (80 milioni di fatturato nel 2016) ha appena investito otto milioni per la costruzion­e di un nuovo stabilimen­to a Borgosesia (Vercelli) e in Corea ha cinque boutique: tre a Seul, una a Busan e una a Daegu.

Un altro marchio di alta gamma per il quale i coreani sono disposti a spendere più di quanto succedereb­be in Italia – del resto non è sempre possibile fare il global shopper – è Henry Beguelin, che su Instagram ha creato un account per i consumator­i coreani (#henrybegue­lin_korea). A Seul, le scarpe e borse fatte a mano a Vigevano sono presenti in 5 department store . «Russia e Corea sono i nostri mercati principali, nonostante i prezzi più alti che dobbiamo praticare – spiega il proprietar­io Tullio Marani –. Per il vero lusso, ovunque, si è disposti a pagare il giusto prezzo. I coreani sanno che a pesare sono dazi e tasse locali».

– G.Cr.

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