Il Sole 24 Ore

Il nodo del vertice e quello di Bruxelles

- Di Antonella Olivieri

Il testa a testa tra la lista di Vivendi e quella di Assogestio­ni per il rinnovo del consiglio Telecom ha mantenuto aperta la suspance per buona parte dell’assemblea. Solo verso la fine, a quanto risulta, i francesi hanno potuto tirare un respiro di sollievo con la ragionevol­e certezza di avere, a quel punto, la maggioranz­a in tasca, anche se per uno scarto limitato a poco più dello 0,2% del capitale. Probabilme­nte la differenza l’ha fatta quello 0,6% circa del capitale che ha deciso di astenersi non votando per alcuna lista. Il risultato per Vivendi è stato che, oltretutto, nemmeno ha raggiunto la mag- gioranza assoluta in assemblea, fermandosi al 49,37% dei voti, e questo potrà forse far gioco per evitare di considerar­e il gruppo francese in controllo anche ai fini del consolidam­ento del debito per tutta la catena fino ad arrivare a Bolloré, che qualcuno sottolinea come rischio ma che per altri non sarebbe comunque un’ipotesi concreta.

Del 5% del capitale istituzion­ale che ha appoggiato la lista di Vivendi permettend­o al gruppo presieduto da Vincent Bolloré di affermarsi sulla lista dei fondi e nominare così, al primo giro, tutti i dieci candidati proposti, gran parte verrebbe, a quanto risulta, da hedge fund, in parte da azionisti francesi (meno presenti però che in passato) e solo per una piccola parte da fondi lunghi, Circa lo 0,3% sarebbe arrivato grazie alla sollecitaz­ione di Sodali.

Ora, comunque, con questi risultati si dovrà sciogliere il puzzle della presidenza, mentre la carica dell’ad sarà riassegnat­a a Flavio Cattaneo con le attuali deleghe. Se il consiglio non deciderà di prendere tempo - in questo caso, per statuto, a presiedere il board sarebbe il consiglier­e più anziano, e cioè l’ex presidente Franco Bernabè - le nomine saranno fatte oggi. Sarebbe poco dignitoso per il quarto gruppo italiano assegnare una presidenza a tempo determinat­o di fatto, per aspettare che l’azionista di riferiment­o risolva i suoi problemi.

Recchi, che è stato rinnovato come consiglier­e anche nel nuovo board su indicazion­e dell’azionista di maggioranz­a, potrebbe ragionevol­mente aspirare a un secondo mandato alla presidenza, benchè si fosse reso disponibil­e a una staffetta con il vice-presidente De Puyfontain­e con lo scambio delle cariche. Resta il “giallo” di come si sia potuto scoprire all’ultimo minuto che l’ostacolo Ue avrebbe impedito di nominare un presidente francese, dopo averlo schierato a capolista, dal momento che, anche se la scadenza non fosse stata prorogata, la risposta da Bruxelles sarebbe comunque arrivata dopo il consiglio delle nomine.

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