Il nodo del vertice e quello di Bruxelles
Il testa a testa tra la lista di Vivendi e quella di Assogestioni per il rinnovo del consiglio Telecom ha mantenuto aperta la suspance per buona parte dell’assemblea. Solo verso la fine, a quanto risulta, i francesi hanno potuto tirare un respiro di sollievo con la ragionevole certezza di avere, a quel punto, la maggioranza in tasca, anche se per uno scarto limitato a poco più dello 0,2% del capitale. Probabilmente la differenza l’ha fatta quello 0,6% circa del capitale che ha deciso di astenersi non votando per alcuna lista. Il risultato per Vivendi è stato che, oltretutto, nemmeno ha raggiunto la mag- gioranza assoluta in assemblea, fermandosi al 49,37% dei voti, e questo potrà forse far gioco per evitare di considerare il gruppo francese in controllo anche ai fini del consolidamento del debito per tutta la catena fino ad arrivare a Bolloré, che qualcuno sottolinea come rischio ma che per altri non sarebbe comunque un’ipotesi concreta.
Del 5% del capitale istituzionale che ha appoggiato la lista di Vivendi permettendo al gruppo presieduto da Vincent Bolloré di affermarsi sulla lista dei fondi e nominare così, al primo giro, tutti i dieci candidati proposti, gran parte verrebbe, a quanto risulta, da hedge fund, in parte da azionisti francesi (meno presenti però che in passato) e solo per una piccola parte da fondi lunghi, Circa lo 0,3% sarebbe arrivato grazie alla sollecitazione di Sodali.
Ora, comunque, con questi risultati si dovrà sciogliere il puzzle della presidenza, mentre la carica dell’ad sarà riassegnata a Flavio Cattaneo con le attuali deleghe. Se il consiglio non deciderà di prendere tempo - in questo caso, per statuto, a presiedere il board sarebbe il consigliere più anziano, e cioè l’ex presidente Franco Bernabè - le nomine saranno fatte oggi. Sarebbe poco dignitoso per il quarto gruppo italiano assegnare una presidenza a tempo determinato di fatto, per aspettare che l’azionista di riferimento risolva i suoi problemi.
Recchi, che è stato rinnovato come consigliere anche nel nuovo board su indicazione dell’azionista di maggioranza, potrebbe ragionevolmente aspirare a un secondo mandato alla presidenza, benchè si fosse reso disponibile a una staffetta con il vice-presidente De Puyfontaine con lo scambio delle cariche. Resta il “giallo” di come si sia potuto scoprire all’ultimo minuto che l’ostacolo Ue avrebbe impedito di nominare un presidente francese, dopo averlo schierato a capolista, dal momento che, anche se la scadenza non fosse stata prorogata, la risposta da Bruxelles sarebbe comunque arrivata dopo il consiglio delle nomine.