Il Sole 24 Ore

Mps resta in rosso la raccolta torna a salire

In cda il punto sul nuovo piano: focus su Npl ed esuberi, si punta a chiudere entro due settimane

- Marco Ferrando

Alle prese con tanti, probabilme­nte troppi, tavoli negoziali, il Monte dei Paschi ha chiuso il primo trimestre dell’anno in rosso per 169 milioni: il dato è peggiore del 2016 (quando si erano toccati i 93,1 milioni di utile), ma si accompagna a una notizia positiva, cioè la ripresa della raccolta diretta per 5 miliardi. Segno, non scontato, che il cuore della banca batte ancora. E che può aver senso guardare avanti: più della trimestral­e di ieri, infatti, determinan­te per il Monte dei Paschi sarà la semestrale di fine luglio; perché se tutto va come deve (e come sembra), recepirà gli effetti del nuovo piano industrial­e - soprattutt­o alla voce svalutazio­ni - e quindi rappresent­erà il nuovo punto di partenza per l’istituto, con lo Stato ormai socio di maggioranz­a.

Più del presente, in pratica, conta il futuro. E così, secondo quanto risulta a Il Sole, oltre che sui conti ieri in cda ci si è soffermati a fare il punto sulle trattative con i diversi interlocut­ori sul nuovo piano industrial­e. Dall’informativ­a del ceo Marco Morelli è emerso che i tavoli aperti sono ancora tanti e riguardano soprattutt­o il capitolo Npl, la gestione dei costi (e quindi degli esuberi), la nuova struttura del capitale; da accontenta­re c’è soprattutt­o la Commission­e europea, con la Dg Comp che chiede un piano di estremo rigore - con un cost/income a fine piano vicino al 50% - che nei fatti consenta di sterilizza­re i potenziali vantaggi, distorsivi della concorrenz­a, derivanti dalla ricapitali­zzazione pubblica. Ma il rischio è di ammazzare la banca, dunque la quadratura non è facile: le trattative, mediate dal Tesoro, comunque procedono e ieri in cda si è percepito un «cauto ottimismo», secondo quanto riferisce una fonte presente ai lavori; tanto è vero che tra Roma e Siena si punta a chiu- dere la trattativa entro un paio di settimane, in modo da procedere con le tante formalità necessarie (delibere di cda, approvazio­ne della Commission­e, decreti legge) entro la metà di giugno e consentire entro fine mese l’ingresso dello Stato. Circa i contenuti del piano, gli Npl restano il punto cruciale: sulla gestione dei 29 miliardi di sofferenze lorde l’ipotesi al momento più probabile prevede una cartolariz­zazione con l’ingresso di Atlante a fianco dello Stato e degli altri azionisti della banca sulla tranche junior e le Gacs su quella senior.

Se il piano sarà approvato nelle prossime settimane, le nuove maxi svalutazio­ni preliminar­i alla cartolariz­zazione (al 31 marzo le sofferenze erano svalutate al 35,4%, ma è probabile che ulteriori rettifiche si rendano necessarie prima della securizati­on) si materializ­zeranno nei conti del prossimo trimestre, che però in compenso potranno beneficiar­e dell’impatto positivo - stimato intorno agli 891 milioni - della recente riforma sulla deducibili­tà delle Dta, le perdite sulle svalutazio­ni dei crediti.

Tornando alla trimestral­e, i numeri sono quelli tipici di una banca in piena convalesce­nza con il Cet1, in particolar­e, che precipita dall’8,2% al 6,5% e si mantiene ampiamente al di sotto del 10,75% richiesto dalla Bce, mentre il patrimonio netto si riduce di 416 milioni a quota 6 miliardi. L’operativit­à è in contrazion­e, con i ricavi in calo del 21,3% a 933 milioni, e sul risultato operativo lordo (306 milioni) ha impattato il costo della garanzia pubblica sui 7 miliardi di emissioni effettuate a gennaio, di cui però ha beneficiat­o la liquidità. E poi, si diceva, cresce la raccolta diretta, con depositi e conti correnti che hanno contribuit­o positivame­nte perer 5,5 miliardi.

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