Packaging, fusione Robopac-Ocme
EMILIA ROMAGNA
Dalle nozze tra la riminese Robopac e la parmigiana Ocme nasce uno dei primi cinque costruttori italiani di macchine per il packaging: un gruppo da 290 milioni di euro di fatturato, 1.400 addetti, 9 stabilimenti produttivi e 16 filiali internazionali. I due player della packaging valley emiliano-romagnola hanno infatti siglato un accordo societario che prevede l’ingresso di Robopac - controllata dalla famiglia Aureli attraverso la holding Aetna Group - al 50% nel capitale di Ocme,storica azienda fondata nel 1954 dalla famiglia Gatteschi ancor oggi al timone. Con l’impegno ad arrivare al 100% delle quote entro il 2020.
Un’operazione che allarga spalle e competitività di due brand solidi e affermati nell’industria italiana del packaging, da ieri vis-a-vis con tutti i competitor mondiali a Duesseldorf, dove si è aperta l’edizione 2017 di Interpack, la più importante fiera delle macchine automatiche (2.700 espositori da 60 Paesi). Un settore dove il made in Italy, con 6,3 miliardi di fatturato (per l’80% export), tallona la leader- ship tedesca per volumi complessivi ma sconta la minor competitività di aziende che hanno una stazza dimezzata rispetto ai costruttori teutonici (600 imprese in Italia, 300 in Germania).
L’operazione Robopac-Ocme va letta in questa direzione, «perché assieme siamo in grado di offrire una presenza internazionale local for local - spiega l’ad Enrico Aureli - in Usa, Brasile, Cina, Messico, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania e Russia, oltre che in Italia, presentandoci come partner affidabile e vicino al cliente, non solo per qualità e innovazione delle nostre macchine per packaging ma anche per il servizio post vendita che siamo in grado di garantire attraverso la prossimità geografica». Con un portafoglio prodotti che spazia dalle riempitrici di Ocme alle soluzioni di fine linea di Robopac.
Nata negli anni 80 a San Marino con i primi robot semoventi per avvolgere i pallet di film estensibile, Robopac conta oggi conta 750 addetti e 160 milioni di fatturato tra le 5 fabbriche nella packaging valley, quella in Brasile e un’altra negli Usa. Ocme, invece, è partita nel 1954 da Parma con gli impianti per la lavorazione del pomodoro e oggi, tra il sito emiliano e quello di Jiaxing, è tra i marchi italiani più noti nell’automazione dei processi produttivi non solo per l’industria alimentare, con 11mila macchine installate in tutto il mondo , 650 addetti (400 a Parma) e 130 milioni di fatturato.
Un M&A che va inquadrato nel piano triennale di crescita di Robopac (40 milioni di euro di investimenti in programma e l’obiettivo di raddoppiare il fatturato) che ha portato il gruppo ad acquistare anche gli enormi capannoni della ex Malaguti a Castel San Pietro (Bologna): un polo produttivo di 27mila metri quadrati coperti, a metà della via Emilia, dove fino a sei anni fa si costruivano motociclette e che entro la prossima estate diventerà invece il quartier generale del nuovo gruppo del packaging e l’anello di congiunzione tra Parma e Rimini: qui sarà trasferita la produzione delle società controllate Dimac e Prasmatic per fare spazio nella vecchia sede di Ozzano a un polo di R&S e di prototipazione di macchine speciali.
I DATI E LE LINEE GUIDA La nuova realtà conterà 25 stabilimenti (19 all’estero) e 1.600 dipendenti: l’obiettivo è una maggiore competitività sui mercati