La sanità digitale fatica a decollare
pLe app e WhatsApp fanno sempre più parte dei ferri del mestiere dei medici, gli italiani sempre più vanno sulla Rete per informarsi e avere più servizi. Le imprese sfornano innovazioni e soluzioni per la salute. Tutti concordano che sarà la leva principale del cambiamento per la sostenibilità del sistema sanitario, l’accesso rapido e l’universalità delle cure. Ma nonostante tutto, l’e-health, la sanità digitale, fatica a decollare in Italia. Al punto che a dispetto di tante promesse e ambizioni, la spesa pubblica per la l’innovazione digitale in sanità resta al palo. Peggio, diminuisce: nel 2016, con finanziamenti per 1,27 miliardi, è addirittura calata del 5%, addirittura meno del 2011.
Altro che sanità digitale leva del futuro delle cure d’Italia. La realtà è più prosaica e più problematica, sia pure tra le solite differenze regionali. Questo almeno ci dice il rapporto dell’ "Osservatorio innovazione digitale in Sanità" presentato ieri dalla School of management del Politecnico di Milano. «La Sanità digitale rappresenta finalmente una priorità per il Governo, per il ministero della Salute e per le regioni - afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio - tuttavia i tempi di realizzazione delle iniziative a livello nazionale e regionale sono troppo lunghi, con il rischio di non stare al passo con la rapidità di evoluzione di bisogni e aspettative di cittadini e pazienti». Tanto che i progressi per realizzare il «Patto per la salute digitale» sono pochissimi, anche per l’assenza di risorse dedicate.
Non è un caso il paradigma scelto - «elefanti e gazzelle, come ridurre il gap digitale» - per illustrare il passo diverso esistente tra medici e cittadini che vorrebbero correre più veloci, e le istituzioni che invece vanno col freno tirato. La spesa intanto non è di sicuro al top d’Europa, anzi : 22 euro per abitante (1 in meno che nel 2015), con 870 milioni spesi dalle strutture sanitarie (-6%), 310 direttamente dalle Regioni (-3%), 72 dagli oltre 47mila medici (1.538 euro per medico, il 3% in più del 2015) e 16,6 milioni dal ministero della Salute (-8%).
Tutto questo mentre tra i cittadini cresce veloce l’utilizzo di servizi digitali per la salute e i medici sono sempre più aperti alla tecnologia, in particolare al mondo delle App. Con la cartella clinica elettronica tra le principali voci di investimento (65 milioni di euro) e che tuttavia fatica a svilupparsi in modo organico. Con la spesa in crescita per la te-
Quasi tutte le Regioni hanno attivato il Fascicolo sanitario elettronico ma lo usa soltanto un medico su tre
lemedicina, ma ancora a livello di sperimentazioni, e con i big data analytics considerati le aree strategiche per il futuro. In un quadro però per niente omogeneo, si direbbe molto all’italiana: se, ad esempio, quasi tutte le regioni hanno avviato lo sviluppo del Fascicolo sanitario elettronico - la nostra "carta d’identità sanitaria" - soltanto un medico di medicina generale su tre lo usa. Appena il 30%: parlare di decollo dell’e-health è un traguardo lontano per l’Italia. Perché senza budget adeguati, senza una formazione diffusa, senza una cultura dell’innovazione, la scommessa della buona (e democratica) salute digitale rischia di restare un sogno ad occhi aperti. Un’occasione persa.