Veronafiere torna a crescere
VENETO
pVeronafiere riprende la corsa. Dopo la battuta d’arresto del 2015, il polo scaligero chiude il 2016 con ricavi consolidati di 88 milioni (+5,4% sul 2014 pari a un incremento di 4,5 milioni) e un Ebitda di 13,3 milioni (+2,3 milioni), equivalente al 15,2% dei ricavi. Il risultato netto è positivo per 2,6 milioni. La società ha debiti verso banche per 38 milioni ma una liquidità di 16,3 milioni (5,7 a gennaio).
Gli investimenti pianificati nel piano industriale fino al 2020 comprendono 94 milioni, di cui 72 per l’ammodernamento e la digitalizzazione del quartiere fieristico e 23 per lo sviluppo del business (specie vino e marmo) in Italia e all’estero. Investimenti a parte, Verona è alla vigilia di scelte importanti (le elezioni comunali sono l’11 giugno) che potrebbero determinare alleanze con altri poli fieristici (RiminiVicenza, Bologna, Milano o all’estero). Si tratta di ponderare ipotesi che non ne compromettano la capacità di direzione.
Complessivamente nel 2016 Veronafiere ha coordinato 48 manifestazioni in Italia e 19 all’estero in dieci Paesi. Le manifestazioni in Italia hanno registrato 1,3 milioni di visitatori (+7% sul 2015), dei quali oltre 203mila esteri; circa 14.500 espositori (+10%), di cui 2.574 esteri (18% del totale). I metri quadrati venduti hanno superato quota 760mila (+5%). «È stato un anno di svolta per Veronafiere - osserva il presidente Maurizio Danese -. La trasformazione in società per azioni e il piano industriale da 94 milioni sono fatti importanti: previsti investimenti in infrastrutture e nuovi servizi, tra cui l’innovazione digitale che cambierà radicalmente il modo di fare fiera».
Il dg Giovanni Mantovani aggiunge che «nel 2016 le principali rassegne made in Veronafiere segnano il record storico di fatturato e marginalità. Confermiamo il nostro ruolo di primi orga- nizzatori in Italia, anche per visitatori esteri e mq venduti ad espositori internazionali». E i progetti in Cina? «In Cina - risponde Mantovani - abbiamo appena raggiunto un accordo con Ice che ci consente di cogestire la manifestazione Hong Kong Wine & spirits fair oltre mille mq con 200 aziende italiane. Quanto alla piattaforma di Wine channel è tutto pronto, attendiamo i contributi pubblici previsti dal piano governato per il Made in Italy, con, in tutto, 20 milioni».
Per gli Usa invece il focus è sull’attività dell’Academy Vinitaly, un lavoro di education sul vino italiano, «oltre che su un’analisi di alcuni eventi espositivi - spiega il top manager -. Negli Usa non c’è una manifestazione nazionale come Vinitaly». E le partnership di Veronafiere in Italia? «Stiamo esaminando tutte le ipotesi e le sinergie che potrebbero generarsi sia con un partner italiano che estero - risponde Mantovani -. Molti ci vogliono perchè siamo complementari e organizzatori puri. Ma dobbiamo valutare». Mantovani considera anche l’ipotesi di un’alleanza con Italian exhibition group, ma esclude quella con un futuro polo emiliano-romagnolo».
I PIANI Il presidente Danese: previsti investimenti nelle strutture Il dg Mantovani: Usa e Cina i mercati strategici per lo sviluppo di Vinitaly