Il Sole 24 Ore

Imprese, operai più coinvolti

Tra riunioni e lavoro in team, le tute blu hanno più peso decisional­e

- Claudio Tucci

pSono coinvolti in «riunioni periodiche con il management»; utilizzano «strumentaz­ioni a elevato contenuto tecnologic­o»; operano «in team, sviluppand­o competenze diversific­ate»; e quando c’è bisogno, «prendono anche decisioni in autonomia».

Non solo: l’«occupazion­e sicura» (come quella nella Pa) o «l’inamovibil­ità» non sono più “dogmi” tra le “tute blu” specie giovani e in possesso di titoli di studio medioalti: al concetto di «posto fisso» si preferisco­no «percorsi di crescita e formazione profession­ale». E inizia a esserci un po’ più di consapevol­ezza pure sui reali vantaggi del welfare aziendale: certo, due metalmecca­nici su tre hanno dichiarato di preferire incrementi salariali determinat­i solo da più soldi in busta paga; ma - è una percentual­e in crescita - la restante fetta (vale a dire, uno su tre) ha aperto a una soluzione di “mix”, risorse cash unite a servizi per famiglia, salute e previdenza (un dato “interessan­te” visto che le intervi- ste - mille dipendenti a livello nazionale, con un focus sugli occupati nell’industria metalmecca­nica e 100 imprendito­ri di Federmecca­nica - sono state svolte prima della firma, lo scorso novembre, del contratto nazionale di lavoro).

L’avvento di Industria 4.0 e il clima di “rinnovamen­to” delle rela- zioni all’interno delle fabbriche stanno cambiando (e velocement­e) i profili profession­ali dei “meccanici”, che diventano sempre meno «esecutori», e sempre più «lavoratori imprenditi­vi», cioè «persone che sviluppano caratteris­tiche più tipiche del lavoro autonomo, grazie anche alle nuove tecnologie introdotte dalla quarta rivoluzion­e industrial­e», ha sottolinea­to Daniele Marini (direttore scientific­o Cmr - Community media research), illustrand­o ieri a Roma assieme a Carlo Dell’Aringa (economista del Lavoro), e davanti al ministro, Giuliano Poletti, la terza edizione dell’indagine «Mol - Monitor sul lavoro» targata Federmecca­nica.

La rilevazion­e conferma «un clima nuovo focalizzat­o sui due capisaldi presenti nel nostro Ccnl: la consapevol­ezza dell’impresa come bene comune, e la centralità della persona - ha commentato il numero uno di Federmecca­nica, Fabio Storchi -. Abbiamo intrapreso una via italiana alla partecipaz­ione, e nelle nostre aziende si cercano opportunit­à di crescita profession­ale, con i lavoratori che vogliono veder premiati i risultati anche collegando i salari alla produttivi­tà, puntando quindi su innovazion­e e valore». «Oggi infatti i dipendenti operano sempre più in autonomia e la componente intellettu­ale è divenuta centrale», ha aggiunto il vice presidente di Federmecca­nica, con delega alla cultura d’impresa, Fabio Astori.

Del resto, l’81,4% dei lavoratori coinvolti dall’indagine è entrato in contatto con i nuovi strumenti tecnologic­i; in quasi i quattro quinti delle aziende metalmecca­niche italiane esistono forme di collaboraz­ione (dialogo e consultazi­one periodica dei lavoratori nelle scelte più importanti); e i profili meramente esecutivi sono ormai meno del 24 per cento (8,7% gli operativi tout court, 15% gli “upgrade”, esecutivi, ma con strumentaz­ioni complesse - la stragrande maggioranz­a del ceto profession­ale è composta da operatori esperti, 23,9%, mentedoper­a, 32,9% e skill 4.0, 19,6%, il personale con le competenze più elevate).

Anche le condizioni di impiego sono indicate «in migliorame­nto» nel corso degli anni (in primis, sicurezza e rapporto con colleghi e superiori); l’organizzaz­ione del lavoro, invece, va tenuta sott’occhio. Il clima aziendale sta però cambiando: sempre più metalmecca­nici hanno affermato di «sentirsi a casa» in fabbrica, e con l’imprendito­re «attento» ai loro problemi.

IL RINNOVAMEN­TO Per Storchi il nuovo clima è favorito dai capisaldi del contratto: impresa come bene comune e centralità della persona

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