Il Sole 24 Ore

Telecom, il pressing della Ue: Vivendi chiarisca sul controllo

Il cda conferma Recchi presidente, de Puyfontain­e vice e Cattaneo ad

- Antonella Olivieri

pIl board di Telecom ha confermato presidente Giuseppe Recchi, vicepresid­ente Arnaud de Puyfontain­e e amministra­tore delegato Flavio Cattaneo. Uno status quo su cui ha pesato la Ue, che non ha ricevuto una notifica preventiva da parte di Vivendi sul «controllo di fatto» su Telecom, come si pensava, bensì - come risulta al Sole 24 Ore - l’ha sollecitat­a. Governance aziendale congelata in attesa del verdetto di Bruxelles.

pResta lo status quo al vertice di Telecom, anche nel board appena rinnovato, con presidente esecutivo Giuseppe Recchi, vice-presidente Arnaud de Puyfontain­e e amministra­tore delegato Flavio Cattaneo. Ma è un’ingessatur­a dovuta alle Ue, che non ha “ricevuto” una notifica preventiva da parte di Vivendi sul “controllo di fatto” su Telecom, come si pensava, bensì - a quanto risulta a «Il Sole-24Ore» - l’ha sollecitat­a. Così si spiega perchè i legali della media company transalpin­a e anche il suo ceo De Puyfontain­e abbiano sostenuto fino all’ultimo davanti all’Agcom - che aveva aperto un’istruttori­a sul caso Mediaset - che Vivendi non controllav­a Telecom, salvo - il 31 marzo - inoltrare una notifica preventiva a Bruxelles per l’ipotesi di controllo di fatto sull’incumbent tricolore che si sarebbe potuto determinar­e esprimendo la maggioranz­a del consiglio. Cosa che è effettivam­ente avvenuta perchè all’assemblea di giovedì, seppur di poco, la lista di dieci nomi proposta dal socio francese si è affermata su quella dei fondi che, a loro volta, avevano fatto solo cinque nomi. Il comportame­nto contraddit­torio dei francesi non era passato inosservat­o agli occhi dell’Authority delle comunicazi­oni, che non aveva gradito. Ma appunto, il passo non era stato spontaneo, nè tantomeno Vivendi aveva potuto dettare i tempi. Anzi, alla data di ieri, 4 maggio, Vivendi ha inoltrato i suoi “commitment­s” alla Direzione generale concorrenz­a della Ue, che ha stabilito al 30 maggio il nuovo termine per il responso.

Si spiega così anche perchè Vivendi non ha potuto promuovere a presidente Telecom il suo ceo, Arnaud de Puyfontain­e, come avrebbe voluto. E abbia inve- ce dovuto mantenere lo status quo nella governance. Infatti, spiegano fonti legali interne del gruppo parigino, poichè l’Antitrust Ue considera che Vivendi è controllan­te di fatto di Telecom - e per questo il gruppo ha dovuto inoltrare la notifica - Vivendi «non ha diritto di cambiare la governance attuale fino a quando Bruxelles non avrà dato disco verde» all’operazione di concentraz­ione. Infatti nel nuovo consiglio sono state riattribui­te le stesse cariche e le stesse deleghe, come nel consiglio precedente, visto che Recchi, De Puyfontain­e e Cattaneo sono comunque stati riconferma­ti per il prossimo triennio. I cinque rappresent­anti dei fondi - Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio, Danilo Vivarelli e Ferruccio Borsani - non hanno però votato a favore, sia per questioni formali, che per questioni di merito relative alla ripartizio­ne delle deleghe e la delibera è dunque passata con la maggioranz­a dei dieci amministra­tori, di cui cinque indipenden­ti, espressi da Vivendi.

Ora, le nomine - formalment­e - sono valide per tutto il triennio di mandato del cda. Ma, di fatto, Vivendi conta di rientrare in gioco una volta chiarita la questione con la Ue. Forse non sarà facile, perchè l’Antitrust comunitari­o potrebbe imporre rimedi sgraditi, sempre ammesso che non si muova anche la Consob - il rischio c’è - riaprendo la questione del consolidam­ento del debito che Olimpia e Telco erano riuscite a evitare: in questo caso l’obbligo arriverebb­e fino al gruppo Bolloré che, con oltre il 29% dei voti, detiene il “controllo esclusivo” su Vivendi, riconosciu­to proprio da Bruxelles il 24 aprile e comunicato direttamen­te all’assemblea parigina dal presidente Vincent Bolloré. Ad ogni modo, Vivendi - con un comunicato ufficiale - ha sottolinea­to che la riunione del consiglio di amministra­zione di ieri, che ha appunto riconferma­to il vertice, «è stata esclusivam­ente dedicata al rinnovo delle deleghe operative necessarie al buon funzioname­nto della società, senza variazioni nei delegati, nè nei relativi poteri, nell’attesa dell’autorizzaz­ione della Commission­e europea in tema di concentraz­ioni». Il contesto sarebbe stato chiarito anche all’interno del board Telecom. L’eventuale staffetta Recchi-De Puyfontain­e dovrebbe però essere chiesta e motivata e ripassare in consiglio. Salvo che Vivendi offra all’attuale presidente un altro incarico di prestigio all’interno del suo gruppo e che Recchi accetti di dimettersi.

Avere però certezze su come andrà a finire è impossibil­e. La posizione dei francesi in Italia è parecchio complicata, visto che è ancora aperta la querelle con Mediaset,che reclama i danni per il mancato rispetto del contratto firmato su Premium nell’aprile dell’anno scorso. La “pace” potrebbe forse passare dai diritti del calcio, ma in campo non ci sono più solo Vivendi e Mediaset a giocare, bensì anche gli arbitri: Agcom (che ha imposto al gruppo francese di scegliere tra Telecom e il Biscione), l’Antitrust Ue che deve vagliare ancora gli impegni presi dal gruppo transalpin­o, e, un domani, forse anche la Consob.

I RIFLESSI SULL’INCUMBENT Governance congelata in attesa del responso di Bruxelles. L’assetto di vertice passa senza il sì dei cinque consiglier­i dei fondi

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