Telecom, il pressing della Ue: Vivendi chiarisca sul controllo
Il cda conferma Recchi presidente, de Puyfontaine vice e Cattaneo ad
pIl board di Telecom ha confermato presidente Giuseppe Recchi, vicepresidente Arnaud de Puyfontaine e amministratore delegato Flavio Cattaneo. Uno status quo su cui ha pesato la Ue, che non ha ricevuto una notifica preventiva da parte di Vivendi sul «controllo di fatto» su Telecom, come si pensava, bensì - come risulta al Sole 24 Ore - l’ha sollecitata. Governance aziendale congelata in attesa del verdetto di Bruxelles.
pResta lo status quo al vertice di Telecom, anche nel board appena rinnovato, con presidente esecutivo Giuseppe Recchi, vice-presidente Arnaud de Puyfontaine e amministratore delegato Flavio Cattaneo. Ma è un’ingessatura dovuta alle Ue, che non ha “ricevuto” una notifica preventiva da parte di Vivendi sul “controllo di fatto” su Telecom, come si pensava, bensì - a quanto risulta a «Il Sole-24Ore» - l’ha sollecitata. Così si spiega perchè i legali della media company transalpina e anche il suo ceo De Puyfontaine abbiano sostenuto fino all’ultimo davanti all’Agcom - che aveva aperto un’istruttoria sul caso Mediaset - che Vivendi non controllava Telecom, salvo - il 31 marzo - inoltrare una notifica preventiva a Bruxelles per l’ipotesi di controllo di fatto sull’incumbent tricolore che si sarebbe potuto determinare esprimendo la maggioranza del consiglio. Cosa che è effettivamente avvenuta perchè all’assemblea di giovedì, seppur di poco, la lista di dieci nomi proposta dal socio francese si è affermata su quella dei fondi che, a loro volta, avevano fatto solo cinque nomi. Il comportamento contraddittorio dei francesi non era passato inosservato agli occhi dell’Authority delle comunicazioni, che non aveva gradito. Ma appunto, il passo non era stato spontaneo, nè tantomeno Vivendi aveva potuto dettare i tempi. Anzi, alla data di ieri, 4 maggio, Vivendi ha inoltrato i suoi “commitments” alla Direzione generale concorrenza della Ue, che ha stabilito al 30 maggio il nuovo termine per il responso.
Si spiega così anche perchè Vivendi non ha potuto promuovere a presidente Telecom il suo ceo, Arnaud de Puyfontaine, come avrebbe voluto. E abbia inve- ce dovuto mantenere lo status quo nella governance. Infatti, spiegano fonti legali interne del gruppo parigino, poichè l’Antitrust Ue considera che Vivendi è controllante di fatto di Telecom - e per questo il gruppo ha dovuto inoltrare la notifica - Vivendi «non ha diritto di cambiare la governance attuale fino a quando Bruxelles non avrà dato disco verde» all’operazione di concentrazione. Infatti nel nuovo consiglio sono state riattribuite le stesse cariche e le stesse deleghe, come nel consiglio precedente, visto che Recchi, De Puyfontaine e Cattaneo sono comunque stati riconfermati per il prossimo triennio. I cinque rappresentanti dei fondi - Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio, Danilo Vivarelli e Ferruccio Borsani - non hanno però votato a favore, sia per questioni formali, che per questioni di merito relative alla ripartizione delle deleghe e la delibera è dunque passata con la maggioranza dei dieci amministratori, di cui cinque indipendenti, espressi da Vivendi.
Ora, le nomine - formalmente - sono valide per tutto il triennio di mandato del cda. Ma, di fatto, Vivendi conta di rientrare in gioco una volta chiarita la questione con la Ue. Forse non sarà facile, perchè l’Antitrust comunitario potrebbe imporre rimedi sgraditi, sempre ammesso che non si muova anche la Consob - il rischio c’è - riaprendo la questione del consolidamento del debito che Olimpia e Telco erano riuscite a evitare: in questo caso l’obbligo arriverebbe fino al gruppo Bolloré che, con oltre il 29% dei voti, detiene il “controllo esclusivo” su Vivendi, riconosciuto proprio da Bruxelles il 24 aprile e comunicato direttamente all’assemblea parigina dal presidente Vincent Bolloré. Ad ogni modo, Vivendi - con un comunicato ufficiale - ha sottolineato che la riunione del consiglio di amministrazione di ieri, che ha appunto riconfermato il vertice, «è stata esclusivamente dedicata al rinnovo delle deleghe operative necessarie al buon funzionamento della società, senza variazioni nei delegati, nè nei relativi poteri, nell’attesa dell’autorizzazione della Commissione europea in tema di concentrazioni». Il contesto sarebbe stato chiarito anche all’interno del board Telecom. L’eventuale staffetta Recchi-De Puyfontaine dovrebbe però essere chiesta e motivata e ripassare in consiglio. Salvo che Vivendi offra all’attuale presidente un altro incarico di prestigio all’interno del suo gruppo e che Recchi accetti di dimettersi.
Avere però certezze su come andrà a finire è impossibile. La posizione dei francesi in Italia è parecchio complicata, visto che è ancora aperta la querelle con Mediaset,che reclama i danni per il mancato rispetto del contratto firmato su Premium nell’aprile dell’anno scorso. La “pace” potrebbe forse passare dai diritti del calcio, ma in campo non ci sono più solo Vivendi e Mediaset a giocare, bensì anche gli arbitri: Agcom (che ha imposto al gruppo francese di scegliere tra Telecom e il Biscione), l’Antitrust Ue che deve vagliare ancora gli impegni presi dal gruppo transalpino, e, un domani, forse anche la Consob.
I RIFLESSI SULL’INCUMBENT Governance congelata in attesa del responso di Bruxelles. L’assetto di vertice passa senza il sì dei cinque consiglieri dei fondi