Disoccupati ai minimi da 10 anni
Il tasso scende al 4,4% in apr ile: l’economia amer icana ha creato 211mila nuovi posti di lavoro
Le fila dei disoccupati americani si assottigliano ai minimi da quasi un decennio, grazie alla creazione di 211.000 nuovi posti di lavoro in aprile. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, diminuito di 0,1 punti percentuali al 4,4%, non è mai stato così basso dall’era precedente la grande crisi, dal maggio del 2007.
Lo scatto dell’occupazione, che ha superato le previsioni, ha dato man forte alla strategia della Federal Reserve, convinta di aver di fatto raggiunto il doppio obiettivo nel suo mandato di massimizzare l’occupazione e garantire stabilità ai prezzi e di poter procedere, in assenza di shock, su un cammino di graduale normalizzazione della politica monetaria accomodante. Un cammino che prevede al- tri due rialzi dei tassi d’interesse quest’anno, probabilmente a giugno e settembre, e l’avvio a fine anno di una riduzione del suo enorme portafoglio di asset, gonfiato a 4.500 miliardi durante la crisi per sostenere il risanamento economico. Un intervento a giugno, in particolare, appare ormai una certezza, con i mercati future che danno le chance all’83 per cento.
Mickey Levy, veterano osservatore della banca centrale e dell’economia oggi a Berenberg, calcola che l’andamento del mercato del lavoro giustifichi l’attesa di un rimbalzo della crescita del Pil statunitense fino al 3,3% nel secondo trimestre, che inverta la rotta rispetto alla brusca e deludente frenata allo 0,7% avvenuta nei primi tre mesi. «La Fed è fermamente avviata su un percorso di normalizzazione, spe- cialmente date le prospettive di riforma fiscale e il potenziale che queste offrano una spinta all’economia”, aggiunge Levy facendo riferimento all’ipotesi che l’amministrazione Trump riesca a far approvare, in futuro, un proposto piano di forte riduzione delle tasse aziendali e familiari. La stessa Fed, nel suo ultimo vertice terminato mercoledì, se non si è espressa sulla politica fiscale ha però indicato di considerare la battuta d’arresto della crescita con ogni probabilità solo “transitoria”.
Tra i settori che in aprile hanno sostenuto le assunzioni, i servizi hanno agito da traino con 173.000 nuovi impieghi. Il retail, dopo aver perso migliaia di impieghi nei due mesi precedenti, è tornato ad aggiungerne 6.300. In aumento seppur modesto gli impieghi nel settore minerario e energetico (9.000), nelle costruzioni (5.000) e nel manifatturiero (6.000). E anche il tasso allargato di disoccupazione, il cosiddetto U6 che comprende lavoratori marginali e forzati del part-time, è diminuito ai livelli più contenuti dal 2007, fermandosi all’8,6% dall’8,9% e avvicinandosi alla media dell’8,3% pre-recessione.
Minor entusiasmo sulle condizioni del mercato del lavoro - e quindi un invito alla Fed a mantenere comunque un approccio graduale nelle strette - viene tuttavia suggerito dai salari orari: pur aumentando del 2,5% dall’anno scorso, sono stati giudicati ancora men che soddisfacenti. L’incremento annuale è stato il più debole da agosto e in declino rispetto all’exploit del 2,9% di dicembre, la miglior performance dal 2009. Anche la partecipazione alla forza lavoro è rimasta debole: è scivolata dal 63% al 62,9 per cento. E nei due medi precedenti, revisioni delle statistiche hanno complessivamente circa seimila buste paga a causa di una debolezza concentrata in marzo. La Fed, infine, si aspetta tuttora una crescita per l’intero anno attorno al 2%, vicina cioè alla media sottotono che ha caratterizzato l’intera espansione.
LA POLITICA MONETARIA Il dato è coerente con le aspettative della Fed Attesi altri due rialzi dei tassi prima della fine dell’anno: a giugno e a settembre