Manovra, imprese in pressing
Lettera di Assonime ai presidenti di commissione - Confindustria: detrazione Iva da ripensare
pCosì non va. Le categorie fanno sentire la propria voce sulle misure della manovrina e chiedono correzioni di rotta in sede parlamentare o almeno chiarimenti. E il blocco fiscale è quello che sta disseminando di punti interrogativi il comportamento presente e futuro delle attività economiche. Dallo split payment allargato alla nuova detrazione Iva extra-ridotta, dalla stretta alle compensazioni all’ennesimo ritocco peggiorativo sull’Ace dopo quello della legge di bilancio, sono questi i temi caldi su cui si stanno puntando i riflettori.
Split e detrazione Iva
Un po’ attraverso le audizioni parlamentari e un po’ attraverso un’elencazione dettagliata di quali sono i profili più penalizzanti, professionisti e imprese stanno cercando di sottoporre all’attenzione anche quelli che sono gli effetti preventivabili e non preventivabili delle misure entrate in vigore lo scorso 24 aprile. In questo filone, ad esempio, si inserisce la lettera che il direttore generale di Assonime Stefano Micossi ha inviato ai presidenti delle commissioni Bilancio di Camera, Francesco Boccia (Pd), e Senato, Giorgio Tonini (Pd), e per conoscenza al capo di gabinetto del Mef Roberto Garofoli. Una lettera in cui l’associazione delle società per azione mette in risalto le criticità dell'allargamento dello split payment che si realizzerà dal prossimo 1° luglio. In particolare, si sottolinea come l’allargamento anche alle controllate della Pa e alle società quotate al Ftse Mib (ma un decreto del Mef potrebbe anche individuare altri indici azionari) crei notevoli incertezze presso le imprese fornitrici in relazione al nuovo perimetro di applicazione. Senza dimenticare il limitatissimo arco temporale a disposizione tra l’entrata in vigore del Dl 50/2017 e la decorrenza - appunto dal 1° luglio - della misura. Del resto, come fanno notare da Assonime, l’applicazione dello split payment esige la modifica dei sistemi gestionali e contabili attualmente utilizzati dalle imprese fornitrici e comporta, fra l’altro, elevati costi di adeguamento di tali sistemi. A questo si aggiunge l’impatto finanziario della scissione dei pagamenti a causa del venir meno della liquidità connessa all’incasso dell’Iva addebitata ai clienti sia un incremento dei crediti Iva vantati verso l’Erario per i quali spesso il rimborso non avviene in tempi rapidi e la compensazione incontra limiti ben precisi.
Intervento - quello sullo split payment - che «desta non poche preoccupazioni» come ha sottolineato il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci nel corso dell’audizione presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato (si veda Il Sole 24 Ore del 3 maggio). E, tra le altre criticità, Panucci ha anche evidenziato i problemi connessi al restringimento dei tempi per l’esercizio della detrazione e per l’annotazione nei registri Iva. Con un esempio concreto su che cosa significhi: «Per le fatture ricevute a dicembre 2017, ad esempio, il lasso temporale a disposizione degli operatori - ha fatto notare il direttore generale di Confindustria - per annotare le fatture di acquisto e, conseguentemente, detrarre l’Iva, passerà da 28 a 4 mesi: una contrazione irrealistica, se si pensa alla quotidiana attività delle imprese di recepimento, controllo e registrazione delle fatture di acquisto». Di qui la considerazione che «occorre assolutamente ripensare questo termine».
Ace
Ma non mancano le criticità anche su altri fronti. Sempre in audizione Rete imprese Italia ha rimarcato come la nuova stretta sull’Ace imponga per l’anno 2017 di sommare «gli incrementi patrimoniali rispetto all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2012: in buona sostanza rileveranno gli incrementi compresi nell’arco temporale 1° gennaio 2013 – 31 dicembre 2017». Il problema aggiuntivo è che il fatto di dover «tenere conto degli effetti della norma già in sede di acconto rappresenta, nei fatti, un modo per introdurre con effetto “retroattivo” discipline di carattere fiscale».
Compensazioni
I professionisti, invece, puntano i riflettori sulle nuove limitazioni alle compensazioni su cui le Entrate sono già uscite con un documento di prassi (la risoluzione 57/ E/2017) per chiarire che l’obbligo del visto di conformità per compensare i crediti Iva oltre i 5mila e fino a 15mila euro vale solo per le dichiarazioni presentate dal 24 aprile. I problemi registrati dai commercialisti erano stati segnalati giovedì in una nota dai consiglieri delegati alla fiscalità del Cndcec, Gilberto Gelosa e Maurizio Postal. Mentre ieri i sindacati di categoria (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico) hanno segnalato la presenza di anomalie. Dalle Entrate, però, fanno sapere che i sistemi sono stati aggiornati alla risoluzione 57/E e che le circa mille deleghe presentate dal 2 maggio e respinte saranno accolte in caso di nuova trasmissione alla luce delle ultime indicazioni di prassi fornite.