Il Sole 24 Ore

Apple colloca bond per 30 miliardi per buyback e dividendi

L’operazione per finanziare r iacquisto di azioni e pagare i dividendi

- Mara Monti

pApple continua a stupire i mercati con un nuovo bond da 7 miliardi di dollari da utilizzare per il riacquisto di azioni e per pagare i dividendi. E’ il terzo bond che la casa di Cupertino colloca quest’anno dopo una prima emissione a gennaio da 10 miliardi di dollari e un’altra da un miliardo a Taiwan. Quest’ultima è in diverse tranche con la scadenza più lunga a 10 anni per 2 miliardi di dollari, abbandonan­do la scadenza a 30 anni che aveva caratteriz­zato i precedenti bond. Questa tranche è stata valutata con uno spread di 85 punti base sopra il Treasurys, sotto i 105 punti base di avvio di quotazione.

Apple presenza fissa sul mercato dei capitali

Apple è ormai diventata una presenza fissa sul mercato del debito attraverso il quale continua a fare funding nonostante la società abbia in cassa 257 miliardi di dollari di cui 148 miliardi investiti in bond aziendali. Il 90% di questa liquidità si trova all’estero e se dovesse essere rimpatriat­a verrebbe tassata con una aliquota del 35 per cento. Secondo alcuni analisti, il fatto che i questa ultima emissione la tranche a 30 anni sia stata esclusa, significa che la società si aspetta di non avere bisogno di tenere per lungo tempo la liquidità oltre confine.

La riforma fiscale annunciata dal presidente Donald Trump prevede uno sconto fiscale a chi farà rientrare i capitali, benché finora non sia stata specificat­a alcuna aliquota. Durante la campagna elettorale Trump aveva parlato del 10%, recentemen­te il segretario al Tesoro Steve Mnuchin si è limitato a dire che tale aliquota sarà «molto competitiv­a».

L’Europa soffre per la mancanza di liquidità

In Europa, intanto, il mercato dei corporate bond soffre per la scarsa liquidità in particolar­e sul mercato secondario. La presenza della Banca centrale europea con il piano di acquisto di corporate bond ha fatto restringer­e gli spread tra tassi corporate e quelli dei governativ­i tra 40 e 90 punti base dall’annuncio del quantitati­ve easing mentre negli ultimi 9 mesi le emissioni di bond in Europa sono aumentate del 25 per cento. «L’azione della Bce ha dato supporto alle imprese - ha detto Cornelia Holthausen, director general del direttorio market operation della Bce, parlando al congresso dell’Icma - in particolar­e a quelle piccole e medie che troppo spesso hanno difficoltà ad avere accesso al mercato».

Tuttavia per gli investitor­i «trovare asset da acquistare è sempre più difficile e i prezzi sono molto elevati», ha commentato Nannette HechkerFay­d’herbe di Credit Suisse Internatio­nal wealth management. In questo contesto si inserisce il problema della scarsa liquidità esacerbata dalla poliferazi­one delle piattaform­e di trading, dall’eccessiva regolament­azione e dalla politica della Bce che drena il mercato limitando il pool di titoli da acquistare sul mercato secondario. «Il mercato è ancora disposta da acquistare asset, ma spesso i titoli sono difficilme­nte scambiabil­i sul secondario», ha aggiunto il manager di Credit Suisse.

Con la Brexit c’è rischio di frammentaz­ione

Il mercato del credito sarà messo a dura prova nei prossimi mesi sia per le scadenze che saranno imposte con la Brexit sia con l’introduzio­ne della Mifid2 a partire da gennaio del prossimo anno. «E’ necessario rafforzare la liquidità del sistema - ha avvertito Matthew Westerman, co-head di Hsbc Bank - perché questo è un mercato in continua crescita e le sfide che dovrà affrontare rischiano di indebolirl­o».

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