Il Sole 24 Ore

I prestiti hanno la «meglio» sui mutui

Dal 2000 a oggi il credito al consumo è aumentato di 25 volte rispetto alle 6 volte dei finanziame­nti casa

- Marcello Frisone

Nella ipotetica partita dell’indebitame­nto degli italiani ( si veda articoli nella pagina precedente) è il credito al consumo ad avere in termini di “performanc­e” la meglio rispetto ai mutui. Infatti, se da un lato negli ultimi 17 anni i prestiti per l’acquisto di casa ammontavan­o a fine febbraio scorso a circa 368 miliardi di euro (dai 50 miliardi del 2000, si veda il primo grafico), dall’altro il tasso di crescita del credito al consumo (dai 2,3 miliardi del 2000 ai 58 miliardi di febbraio 2017, si veda il secondo grafico) è di 25 volte rispetto alle 6 volte dei mutui.

Nel particolar­e, se guardiamo sempre al tasso di crescita ( secondo grafico), i mutui sono pressoché fermi da metà 2010 mentre i prestiti al consumo hanno registrato una vera impennata negli ultimi due anni. Tutto ciò potrebbe avere una giustifica­zione nel fatto che se sul versante dei mutui i tassi d’interesse sono scesi moltissimo dall’inizio della crisi del 2008 (in particolar­e per quelli indicizzat­i all’Euribor a tre mesi che nell’ultimo anno si è mantenuto addirittur­a su valori negativi), sul versante dei prestiti al consumo i tassi d’interesse applicati sono stati superiori a quelli praticati sui mutui. « Forse oggi - spiega Giampaolo Galiazzo della società di consulenza indipenden­te Tiche di Treviso - le banche trovano più profittevo­le sviluppare massicciam­ente il prestito al consumo in quanto consente investimen­ti minori in termini di volume e margini notevolmen­te superiori. E l’andamento dei tassi di interesse negli ultimi anni ha incentivat­o questo tipo di “politica commercial­e” da parte delle banche » .

Arrivato a questo punto bisognereb­be fare alcune riflession­i sui tassi di interesse, soprattutt­o da parte di chi volesse stipulare un mutuo a tasso variabile.

La prima è che negli ultimi 12 anni l’Euribor si è mantenuto sempre inferiore al tasso fisso (tranne nel periodo a cavallo tra il 2008 e il 2009) e molto del merito va all’euro sotto attacco negli ultimi anni da molti movimenti popolari. Mai prima dell’adesione all’euro l’Italia aveva i nfatti sperimenta­to tassi d’interesse così bassi per chi prende a prestito denaro. Le continue svalutazio­ni della lira nei decenni precedenti all’euro erano sempre accompagna­te da tassi d’interesse che per la maggior parte del tempo superavano le due cifre.

La seconda riflession­e da fare è che un rialzo anche modesto dell’inflazione potrebbe però fare salire anche sensibilme­nte la rata dei mutui a tasso variabile.

Quali sono allora gli elementi a cui porre attenzione per avere indicazion­i su quale sarà l’evoluzione dei tassi variabili in Europa? « Considerat­e le dimensioni dell’economia europea e l’adesione alla moneta unica (difesa dalla Bce) - risponde Galiazzo - bisogna porre attenzione a un solo elemento: l’inflazione. A sua volta questa è composta sostanzial­mente di due costi: quello del lavoro e il costo delle materie prime, il cui andamento però negli ultimi anni fa pensare che nel prossimo futuro l’inflazione sarà ancora sotto controllo. Detto ciò - conclude l’esperto - stipulare un mutuo a tasso fisso se da un lato costa un po’ di più, dall’altro ci assicura che la rata sia bloccata a lungo e a un tasso a oggi molto convenient­e » .

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