I prestiti hanno la «meglio» sui mutui
Dal 2000 a oggi il credito al consumo è aumentato di 25 volte rispetto alle 6 volte dei finanziamenti casa
Nella ipotetica partita dell’indebitamento degli italiani ( si veda articoli nella pagina precedente) è il credito al consumo ad avere in termini di “performance” la meglio rispetto ai mutui. Infatti, se da un lato negli ultimi 17 anni i prestiti per l’acquisto di casa ammontavano a fine febbraio scorso a circa 368 miliardi di euro (dai 50 miliardi del 2000, si veda il primo grafico), dall’altro il tasso di crescita del credito al consumo (dai 2,3 miliardi del 2000 ai 58 miliardi di febbraio 2017, si veda il secondo grafico) è di 25 volte rispetto alle 6 volte dei mutui.
Nel particolare, se guardiamo sempre al tasso di crescita ( secondo grafico), i mutui sono pressoché fermi da metà 2010 mentre i prestiti al consumo hanno registrato una vera impennata negli ultimi due anni. Tutto ciò potrebbe avere una giustificazione nel fatto che se sul versante dei mutui i tassi d’interesse sono scesi moltissimo dall’inizio della crisi del 2008 (in particolare per quelli indicizzati all’Euribor a tre mesi che nell’ultimo anno si è mantenuto addirittura su valori negativi), sul versante dei prestiti al consumo i tassi d’interesse applicati sono stati superiori a quelli praticati sui mutui. « Forse oggi - spiega Giampaolo Galiazzo della società di consulenza indipendente Tiche di Treviso - le banche trovano più profittevole sviluppare massicciamente il prestito al consumo in quanto consente investimenti minori in termini di volume e margini notevolmente superiori. E l’andamento dei tassi di interesse negli ultimi anni ha incentivato questo tipo di “politica commerciale” da parte delle banche » .
Arrivato a questo punto bisognerebbe fare alcune riflessioni sui tassi di interesse, soprattutto da parte di chi volesse stipulare un mutuo a tasso variabile.
La prima è che negli ultimi 12 anni l’Euribor si è mantenuto sempre inferiore al tasso fisso (tranne nel periodo a cavallo tra il 2008 e il 2009) e molto del merito va all’euro sotto attacco negli ultimi anni da molti movimenti popolari. Mai prima dell’adesione all’euro l’Italia aveva i nfatti sperimentato tassi d’interesse così bassi per chi prende a prestito denaro. Le continue svalutazioni della lira nei decenni precedenti all’euro erano sempre accompagnate da tassi d’interesse che per la maggior parte del tempo superavano le due cifre.
La seconda riflessione da fare è che un rialzo anche modesto dell’inflazione potrebbe però fare salire anche sensibilmente la rata dei mutui a tasso variabile.
Quali sono allora gli elementi a cui porre attenzione per avere indicazioni su quale sarà l’evoluzione dei tassi variabili in Europa? « Considerate le dimensioni dell’economia europea e l’adesione alla moneta unica (difesa dalla Bce) - risponde Galiazzo - bisogna porre attenzione a un solo elemento: l’inflazione. A sua volta questa è composta sostanzialmente di due costi: quello del lavoro e il costo delle materie prime, il cui andamento però negli ultimi anni fa pensare che nel prossimo futuro l’inflazione sarà ancora sotto controllo. Detto ciò - conclude l’esperto - stipulare un mutuo a tasso fisso se da un lato costa un po’ di più, dall’altro ci assicura che la rata sia bloccata a lungo e a un tasso a oggi molto conveniente » .