Il Sole 24 Ore

L’importanza del settore dei servizi

- Fabrizio Galimberti

Come si sa, i servizi costituisc­ono una parte crescente – e da tempo maggiorita­ria – dell’attività economica: siamo circa al 70% e oltre del Pil nella maggior parte dei Paesi avanzati (la Germania, al 68,7% nel 2014, è un’eccezione, data la perdurante grossa quota del valore aggiunto industrial­e). Il settore dei servizi presenta un’altra caratteris­tica interessan­te: l’export. Quando di parla di export si parla solitament­e di cose che fanno male se cascano su un piede: i beni materiali. Ma anche i servizi possono essere esportati, e di recente la tecnologia ha aumentato di molto il numero dei servizi esportabil­i. L’elenco si allunga ogni anno, man mano che alle determinan­ti tradiziona­li si aggiungono i progressi dell’intelligen­za artificial­e. Il grafico (costruito a partire dalle cifre di «The Future Wealth of Nations: World Trade in Services», di Prakash Loungani, Saurabh Mishra, Chris Papageorgi­ou, e Ke Wang - IMF Working Paper 17/77) mostra come sia andata crescente nel tempo questa quota di servizi nel totale dell’export mondiale. Nella famosa «Ricchezza delle nazioni», Adam Smith metteva in questione il valore prodotto da «avvocati, uomini di lettere di tutti i tipi, musicisti, cantanti d’opera...» esprimendo una diffidenza rispetto a quel che è intangibil­e e immaterial­e che dura, in qualche misura, fino ai nostri giorni. Ma oggi la crescente facilità nello scambio di servizi promette un’altra ondata di globalizza­zione, che venga a confortare quella stanchezza che si vede in un rapporto fra valore degli scambi e valore del Pil, un rapporto che ultimament­e ha smesso di crescere, complice anche un certo riflusso nelle delocalizz­azioni delle manifattur­e.

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