L’importanza del settore dei servizi
Come si sa, i servizi costituiscono una parte crescente – e da tempo maggioritaria – dell’attività economica: siamo circa al 70% e oltre del Pil nella maggior parte dei Paesi avanzati (la Germania, al 68,7% nel 2014, è un’eccezione, data la perdurante grossa quota del valore aggiunto industriale). Il settore dei servizi presenta un’altra caratteristica interessante: l’export. Quando di parla di export si parla solitamente di cose che fanno male se cascano su un piede: i beni materiali. Ma anche i servizi possono essere esportati, e di recente la tecnologia ha aumentato di molto il numero dei servizi esportabili. L’elenco si allunga ogni anno, man mano che alle determinanti tradizionali si aggiungono i progressi dell’intelligenza artificiale. Il grafico (costruito a partire dalle cifre di «The Future Wealth of Nations: World Trade in Services», di Prakash Loungani, Saurabh Mishra, Chris Papageorgiou, e Ke Wang - IMF Working Paper 17/77) mostra come sia andata crescente nel tempo questa quota di servizi nel totale dell’export mondiale. Nella famosa «Ricchezza delle nazioni», Adam Smith metteva in questione il valore prodotto da «avvocati, uomini di lettere di tutti i tipi, musicisti, cantanti d’opera...» esprimendo una diffidenza rispetto a quel che è intangibile e immateriale che dura, in qualche misura, fino ai nostri giorni. Ma oggi la crescente facilità nello scambio di servizi promette un’altra ondata di globalizzazione, che venga a confortare quella stanchezza che si vede in un rapporto fra valore degli scambi e valore del Pil, un rapporto che ultimamente ha smesso di crescere, complice anche un certo riflusso nelle delocalizzazioni delle manifatture.