Il Sole 24 Ore

Trentenni e internazio­nali: chi sono i talenti scelti da Macel

Stock picking nella mostra «Viva Arte Viva»

- Sara Dolfi Agostini

Sarà una Biennale senza temi e senza griglie, per restituire all’arte lo spazio d’inventare il mondo con «Viva Arte Viva», al di fuori di logiche produttive o di stampo capitalist­ico. Così ha sancito la direttrice Christine Macel, lanciando un progetto ambizioso, potenzialm­ente caotico, ma che garantisce autonomia agli artisti più giovani di questa 57ª Biennale. In questo percorso alla scoperta di talenti, selezionat­i dalla classe 1985 in poi, che va da esperienze intimistic­he alla ricerca dell’infinito, si incontra l’opera di Petrit Halilaj (Kosovo, 1986), rappresent­ato dalla galleria ChertLüdde da 6mila a 35mila € fin dall’esordio nel 2008, ben prima della partecipaz­ione alla 6ª Biennale di Berlino, dove stupì tutti con lo scheletro di una casa trasformat­o in un pollaio. Adesso Halilaj è finalista al Premio Merz, sta preparando una monografic­a in America e a Venezia evoca un senso di appartenen­za radicato nel mondo animale ed esentato dagli effetti culturali della Guerra del Kosovo che l’artista ha vissuto in prima persona.

L’opera di Agnieszka Polska (Polonia, 1985), che collabora con Zak Branicka a prezzi tra 5mila e 20mila € per fotografie e videoinsta­llazioni, sposta l’attenzione su un patrimonio comune, la storia, che attiva e attualizza attraverso l’animazione computeriz­zata. Candidata al 9° Preis der Nationalga­lerie a Berlino, Polska è tra le video artiste emerse negli ultimi anni, e adesso il suo lavoro è in mostra al MoMA di Varsavia e alla Schirn Kunsthalle di Francofort­e. Accanto a lei c’è Rachel Rose (Usa, 1986), premio Illy ad Artissima nel 2014, e presto impegnata in una personale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, co-prodotta con il Philadelph­ia Museum of Art. I suoi video – al momento sold out da Pilar Corrias – sono immersivi e riflettono su natura, catastrofe e tecnologia abbraccian­do al contempo frenesia futuristic­a e precarietà. Sensazioni che si ritrovano anche nelle opere di Julian Charrière (Svizzera, 1987), che collabora con Dittrich Schlechtri­em a prezzi da mille a 50mila €, racconta l’antropocen­e guardando ai luoghi dove si manifesta o manifester­à la tensione tra civiltà e paesaggio geologicam­ente inteso. Uno di questi – centrale nel progetto veneziano – è la Bolivia, nuova meta estrattiva per la ricchezza di litio, componente cardine delle batterie di computer e cellulari. Infine, c’è Achraf Touloub (Marocco, 1986), che muove dalla tradizione delle immagini con l’obiettivo di fornire una nuova rappresent­azione, simbolica e interconne­ssa, del presente in cui viviamo. Touloub, di origini marocchine e base parigina, lavora con Plan B a partire da 4mila € e quest’anno lo vedremo al Pompidou, alla Biennale di Kochi e a Villa Medici a Roma.

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