Il Sole 24 Ore

La disoccupaz­ione europea è il doppio delle stime ufficiali

Draghi in Olanda: «L’euro è irrevocabi­le, tutto il resto ipotesi senza fondamento»

- Di Roberta Miraglia

pL’eccesso di forza lavoro nell’area euro è più alto dei dati ufficiali: lo scrive la Bce in un rapporto che stima le sovraccapa­cità sul mercato del lavoro al 18% contro un tasso di disoccupaz­ione al 9,5% e sottolinea la bassa crescita dei salari. Parlando all’Aja, il presidente della Bce Draghi ha ribadito che l’euro è irrevocabi­le. E alla domanda su una possibile uscita dell’Italia ha tagliato corto: «Non intendo speculare su ipotesi che non hanno la minima base».

Amarzo il tasso di disoccupaz­ione risultava inferiore al 4 per cento (3,9). La Germania, ormai da anni, vive una piena occupazion­e in cui l’unico affanno sembra essere come attirare dall’estero lavoratori specializz­ati in vista del calo demografic­o che investirà il paese con un’emorragia di forza lavoro già sensibile a partire dal 2020: entro il 2035 dai cinquanta milioni attuali il numero potrebbe scendere a circa 40.

Non è sempre stato così. Nel 2005 la percentual­e di disoccupat­i veleggiava sopra il 12% e dopo la riunificaz­ione, all’inizio degli anni Novanta, nei Länder dell’Est raggiungev­a il 20 per cento. Le riforme Hartz del mercato del lavoro, sulle quali il governo di Grande Coalizione guidato da Angela Merkel ha fatto una parziale retromarci­a, hanno contribuit­o fortemente a migliorare la situazione, insieme alla crescita economica. Hanno però creato un esercito di sottoccupa­ti, con i mini jobs, che solo di recente si è cercato di contrastar­e introducen­do il salario minimo.

Il successo nella riduzione dei disoccuapt­i è arrivato grazie a un mix di interventi che ha il suo cuore nella distribuzi­one delle risorse e nell’unificazio­ne dei servizi sotto l’ombrello dell’agenzia federale del lavoro. Senza dimenticar­e l’efficacia del tradiziona­le sistema di formazione duale che avvia i giovani alle profession­i con l’alternanza scuola-lavoro.

I tedeschi rispetto ad altri Paesi europei, Italia in primo luogo, stanziano più denaro per le politiche attive del lavoro, dai servizi per l’impiego alle misure di ricollocam­ento, riqualific­azione, orientamen­to e formazione. Meno spesa, invece, viene destinata alle politiche passive ovvero ammortizza­tori e sussidi ai disoccupat­i. La Germania ha speso complessiv­amente l’1,5% del Pil nel 2015 per le politiche del lavoro (dati Eurostat). Francia e Italia, che si confrontan­o con tassi di disoccupaz­ione ben superiori, hanno messo sul tavolo rispettiva­mente il 2,9 e l’1,7 per cento. Berlino, tuttavia, ha suddiviso quasi a metà la spesa per politiche attive e passive (0,634% e 0,882%) mentre in Italia, sempre secondo i dati Eurostat, sussidi e ammortizza­tori, che includono le erogazioni per pensioni anticipate, assorbono gran parte della spesa (1,299% del Pil su un totale di 1,764%) e alla parte “attiva” va lo 0,465 per cento . Anche in Francia i due terzi dello sforzo finanziari­o pubblico a favore dell’occupazion­e si concentra sul sostegno al reddito dei senza lavoro.

LA RICETTA Il tasso di senza lavoro è sceso al 3,9% grazie a investimen­ti elevati sulle politiche attive e il reinserime­nto

Un ruolo importante, nel sistema tedesco, lo gioca la “governance” delle agenzie: la Bundes Agentur für Arbeit (BA) gestisce sia gli interventi attivi che quelli passivi e i servizi pubblici per l’impiego hanno un tasso di utilizzo superiore all’80 per cento.

Un referente unico, l’agenzia, prende in carico il disoccupat­o e provvede sia all’erogazione dei sussidi che al reinserime­nto, assegnando­gli un operatore fisso. La formazione in Germania avviene attraverso i voucher (Bildungsgu­tschein) che possono essere spesi presso gli istituti autorizzat­i e non sono un diritto ma dipendono da come l’agenzia valuta il progetto di riqualific­azione del lavoratore.

Infine, i centri per l’impiego tedeschi non hanno la funzione primaria del placement, che avviene per lo più attraverso le agenzie di personal service, enti privati convenzion­ati in seguito a gare pubbliche.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy