Draghi: l’euro è irrevocabile
Il presidente Bce: per far salire l’inflazione ci vuole una crescita dei salari
pPer far salire l’inflazione occorrono salari più alti. Nel giorno in cui la Bce ha anticipato uno studio sullo stato reale del mercato del lavoro, ha ripetuto, in un accalorato dibattito al Parlamento olandese - che molto spazio ha dedicato alla sua italianità - un punto chiave della politica monetaria. Con una importante precisazione: l’aumento delle retribuzioni è totalmente al di fuori del mandato della Banca centrale.
«La crescita dei salari nominali è il fattore più importante per garantire un aumento durevole dell’inflazione», ha detto Draghi, subito dopo aver precisato che «sulle politiche salariali non possiamo suggerire niente, è interamente nelle mani delle parti sociali». Ovviamente se sono presenti le condizioni perché le retribuzioni aumentino.
Non è la prima volta che Draghi fa allusione alle contrattazioni salariali - in passato è avvenuto a proposito della Germania, ma è la prima volta che il concetto viene espresso in modo così esplicito. Viene così aggiunta una voce nuova alla lunga lista di interventi necessari per sostenere la politica monetaria della Banca centrale; ed è importante perché riguarda direttamente l’obiettivo dell’autorità monetaria che, in questa prospettiva, sembra un po’ sfuggire al controllo di Francoforte (e, in questo senso, invita a qualche ripensamento).
La politica ultraespansiva della Bce, del resto, non è ancora riuscita a portare l’inflazione vicino l’obiettivo. Draghi ha ripetuto la lista dei successi delle misure adottate dall’autorità monetaria, ma ha anche ammesso che «è troppo presto per dichiarare vittoria». La ripresa, forte e solida, non si è trasformata in un’accelerazione dei prezzi proprio per i limitati progressi sul mercato del lavoro, che pure è riuscito a creare 4,5 milioni di posti in tre anni e ha ridotto la disoccupazione ufficiale ai minimi dal 2011.
Qualcosa in più si può fare, però. Anche sulla crescita. Al di là delle riforme strutturali, Draghi ha ricordato come sia necessario riformare l’intero settore bancario e finanziario, che può trarre molti benefici dall’attuale politica ultraespansiva - malgrado, ha ammesso, la compressione dei margini di interesse causata dai tassi bassi - ma solo nei casi in cui i bilanci siano solidi.
Non sempre è così, molti paesi sono piagati dalle sofferenze. Per ovviare a questo fenomeno, Draghi ha spiegato di non ritenere particolarmente utili le bad bank. «Ci sono molte idee - ha detto - ma la cosa principale non è creare una bad bank o una scatola che possa accelerare la vendita degli Npl ( non performing loans, o sofferenze, ndr), questo potrebbe essere utile ma non fondamentale». La cosa più importante, inve- ce, «è creare una cornice di mercato in cui si possa dare un prezzo e vendere gli Npl». Se sono alte, in alcuni paesi (come l’Italia), non è solo per effetto della crisi « ma anche perché non ci sono le condizioni legali per valutarli e venderli»; e le leggi varate «guardano al futuro e non gestiscono l’eredità del passato». Occorrono riforme, quindi, anche sulla governance delle banche.
Sullo sfondo in questo caso, e in primo piano in altre occasioni , c’è stato spesso durante il dibattito il tema dell’Italia e dell’italianità di Draghi, accusato di essere un eroe nel sud Europa ma non in Olanda. «Non sono un eroe - ha risposto - non è il mio lavoro, semplicemente perseguo il mio mandato che è la stabilità dei prezzi»; mentre ha rifiutato di valutare l’ipotesi dell’uscita del nostro paese da Eurolandia («L’euro è irrevocabile», ha ripetuto). Ha poi precisato, in risposta a una domanda sui debiti pubblici alti che «non spetta alla Bce» preparare il terreno per affrontare gli effetti della fine del quantitative easing.
Alla fine, ha ricevuto in dono un tulipano, in ricordo della bolla scoppiata nel XVII secolo: in Olanda, come in altre aree - ha ammesso lo stesso Draghi - c’è un surriscaldamento dell’immobiliare e dei prestiti alle famiglie, legate ai bassi tassi. È un fenomeno locale - le quotazioni finanziarie non sono surriscaldate, per la Bce - e quindi non affrontabile, ha precisato, con gli strumenti della politica monetaria ma solo con misure macroprudenziali.
SOFFERENZE CREDITIZIE «Creare una o più bad bank potrebbe essere utile ma non fondamentale. L’importante è che sia un mercato per gli Npl»