Il Sole 24 Ore

Draghi: l’euro è irrevocabi­le

Il presidente Bce: per far salire l’inflazione ci vuole una crescita dei salari

- Riccardo Sorrentino

pPer far salire l’inflazione occorrono salari più alti. Nel giorno in cui la Bce ha anticipato uno studio sullo stato reale del mercato del lavoro, ha ripetuto, in un accalorato dibattito al Parlamento olandese - che molto spazio ha dedicato alla sua italianità - un punto chiave della politica monetaria. Con una importante precisazio­ne: l’aumento delle retribuzio­ni è totalmente al di fuori del mandato della Banca centrale.

«La crescita dei salari nominali è il fattore più importante per garantire un aumento durevole dell’inflazione», ha detto Draghi, subito dopo aver precisato che «sulle politiche salariali non possiamo suggerire niente, è interament­e nelle mani delle parti sociali». Ovviamente se sono presenti le condizioni perché le retribuzio­ni aumentino.

Non è la prima volta che Draghi fa allusione alle contrattaz­ioni salariali - in passato è avvenuto a proposito della Germania, ma è la prima volta che il concetto viene espresso in modo così esplicito. Viene così aggiunta una voce nuova alla lunga lista di interventi necessari per sostenere la politica monetaria della Banca centrale; ed è importante perché riguarda direttamen­te l’obiettivo dell’autorità monetaria che, in questa prospettiv­a, sembra un po’ sfuggire al controllo di Francofort­e (e, in questo senso, invita a qualche ripensamen­to).

La politica ultraespan­siva della Bce, del resto, non è ancora riuscita a portare l’inflazione vicino l’obiettivo. Draghi ha ripetuto la lista dei successi delle misure adottate dall’autorità monetaria, ma ha anche ammesso che «è troppo presto per dichiarare vittoria». La ripresa, forte e solida, non si è trasformat­a in un’accelerazi­one dei prezzi proprio per i limitati progressi sul mercato del lavoro, che pure è riuscito a creare 4,5 milioni di posti in tre anni e ha ridotto la disoccupaz­ione ufficiale ai minimi dal 2011.

Qualcosa in più si può fare, però. Anche sulla crescita. Al di là delle riforme struttural­i, Draghi ha ricordato come sia necessario riformare l’intero settore bancario e finanziari­o, che può trarre molti benefici dall’attuale politica ultraespan­siva - malgrado, ha ammesso, la compressio­ne dei margini di interesse causata dai tassi bassi - ma solo nei casi in cui i bilanci siano solidi.

Non sempre è così, molti paesi sono piagati dalle sofferenze. Per ovviare a questo fenomeno, Draghi ha spiegato di non ritenere particolar­mente utili le bad bank. «Ci sono molte idee - ha detto - ma la cosa principale non è creare una bad bank o una scatola che possa accelerare la vendita degli Npl ( non performing loans, o sofferenze, ndr), questo potrebbe essere utile ma non fondamenta­le». La cosa più importante, inve- ce, «è creare una cornice di mercato in cui si possa dare un prezzo e vendere gli Npl». Se sono alte, in alcuni paesi (come l’Italia), non è solo per effetto della crisi « ma anche perché non ci sono le condizioni legali per valutarli e venderli»; e le leggi varate «guardano al futuro e non gestiscono l’eredità del passato». Occorrono riforme, quindi, anche sulla governance delle banche.

Sullo sfondo in questo caso, e in primo piano in altre occasioni , c’è stato spesso durante il dibattito il tema dell’Italia e dell’italianità di Draghi, accusato di essere un eroe nel sud Europa ma non in Olanda. «Non sono un eroe - ha risposto - non è il mio lavoro, sempliceme­nte perseguo il mio mandato che è la stabilità dei prezzi»; mentre ha rifiutato di valutare l’ipotesi dell’uscita del nostro paese da Eurolandia («L’euro è irrevocabi­le», ha ripetuto). Ha poi precisato, in risposta a una domanda sui debiti pubblici alti che «non spetta alla Bce» preparare il terreno per affrontare gli effetti della fine del quantitati­ve easing.

Alla fine, ha ricevuto in dono un tulipano, in ricordo della bolla scoppiata nel XVII secolo: in Olanda, come in altre aree - ha ammesso lo stesso Draghi - c’è un surriscald­amento dell’immobiliar­e e dei prestiti alle famiglie, legate ai bassi tassi. È un fenomeno locale - le quotazioni finanziari­e non sono surriscald­ate, per la Bce - e quindi non affrontabi­le, ha precisato, con gli strumenti della politica monetaria ma solo con misure macroprude­nziali.

SOFFERENZE CREDITIZIE «Creare una o più bad bank potrebbe essere utile ma non fondamenta­le. L’importante è che sia un mercato per gli Npl»

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All’Aja. Mario Draghi durante l’audizione al Parlamento olandese

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