Il «massacro» del sabato sera
La cacciata del direttore dell’Fbi James Comey ha riportato alla memoria un altro inquietante, e alla fine disastroso, “eccidio” politico orchestrato - quello di sicuro - per fermare un’inchiesta: il Saturday Night Massacre, il Massacro della notte di sabato di Richard Nixon. A detta degli storici Nixon è stato uno dei politici di maggior talento della sua generazione. Un talento però macchiato dal culto della segretezza, paranoia e autoritarismo. Nei panni di brillante politico e statista strappò il Sud del Paese ai democratici e realizzò il disgelo con la Cina; i suoi demoni gli costarono invece la disfatta. Un furto dall’apparenza banale al quartier generale degli avversari democratici, nell’albergo Watergate, si rivelò la punta dell’iceberg di un complotto elettorale.
Nessuno per ora confonderebbe il talento di Trump con quello di Nixon. Ma il suo licenziamento in tronco di Comey ha sollecitato paralleli con l’inizio del tramonto di Nixon: quando nell’ottobre del 1973 il presidente chiese la testa dell’allora procuratore speciale Archibald Cox, incaricato di indagare sul Watergate. Fu una richiesta che provocò resistenze tra i suoi stessi collaboratori e le dimissioni, in giornata, di segretario e vicesegretario alla Giustizia, Elliot Richardson e William Ruckelshaus. La colpa di Cox? Insistere per ottenere le registrazioni segrete effettuate da Nixon nello Studio Ovale. Segno che le indagini stringevano d’assedio sempre più il presidente.
L’uscita di scena di Comey avviene nel pieno di un’altra delicata indagine su possibili manipolazioni elettorali: i timori di collusione tra esponenti della campagna di Trump e Mosca. Anzi, scatta mentre si ha notizia di mandati di comparizione inviati all’entourage dell’ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, quel Michael Flynn esonerato dopo soli 18 giorni per aver mentito sulle relazioni pericolose con il Cremlino. E con Comey reduce dalla richiesta al Dipartimento della Giustizia di maggiori risorse per approfondire e accelerare le indagini. Il discusso direttore dell’Fbi non è l’autorevole Cox. E il Russiagate ad oggi non è il Watergate. Ma la storia mostra che il “massacro” del sabato si trasformò in un boomerang letale per Nixon: le polemiche sull’insabbiamento diedero forza inarrestabile al movimento per l’impeachment, spingendolo alle dimissioni. Un parallelo, questo, che Trump vorrà evitare.