Il Sole 24 Ore

Animali domestici, business a 2 miliardi

Prodotti in Italia la metà di beni per i 60 milioni di animali domestici Le stime del Rapporto Assalco all’inaugurazi­one della rassegna Zoomark di Bologna

- Ilaria Vesentiniu

Sono più di 60 milioni gli animali domestici che vivono nelle famiglie italiane (200 milioni in Europa) e il loro benessere genera un mercato che sfiora i 2 miliardi di euro solo per l’alimentazi­one di cani e gatti. Un business cresciuto del 2,7% nel 2016 che conferma un trend sempre positivo, attorno al +3% l’anno, dal 2013 in poi, ben oltre le dinamiche del largo consumo confeziona­to. E a crescere è anche tutto il segmento di accessori (dai prodotti per l’igiene a cucce e giochi, altri 72 milioni di euro) e delle lettiere (67,4 milioni), a conferma che il mercato dei quattro zampe non conosce crisi. Mentre cala la spesa per pesci, rettili e roditori (-6,4%). Senza calcolare il risparmio per la spesa sanitaria nazionale che deriva dallo stile di vita più sano, soprattutt­o degli anziani, quando in casa c’è un cane di cui prendersi cura: si stimano 4 miliardi di minori costi sostenuti dalla collettivi­tà ogni anno.

Sono alcuni dei dati che emergono dal X Rapporto AssalcoZoo­mark che sarà presentato oggi in fiera a Bologna in occasione del- l’inaugurazi­one della 17esima edizione di Zoomark Internatio­nal 2017 (11-14 maggio), il principale Salone internazio­nale B2B in Europa su prodotti e attrezzatu­re per animali da compagnia. Il record raggiunto in fiera con 735 espositori su 50mila metri quadrati di spazi (un exploit del 17% sull’ultima edizione 2015 - l’evento è biennale - in arrivo da 42 Paesi) è lo specchio «di un settore molto dinamico, con grandi potenziali­tà di crescita e che trova a Bologna il più qualificat­o appuntamen­to europeo per panoramica di proposte innovative, occasioni di formazione profession­ale e opportunit­à di business e confronto con i maggiori produttori internazio­nali», sottolinea Antonio Bruzzone, direttore generale di BolognaFie­re.

L’industria italiana. Il ruolo del “made in Italy” nel pet food è però ancora marginale: si stima che meno della metà dei quasi 2 miliardi di business 2016 sia generato da im- prese domestiche, mentre la parte del leone la fanno da sempre multinazio­nali come Royal Canin e Hills. «Ma come sta crescendo l’attenzione all’origine di ciò che mettiamo sulle nostre tavole, così aumenta anche l’interesse per qualità e tracciabil­ità di ciò che finisce nelle ciotole dei nostri amici animali, tanto che noi produttori italiani registriam­o tassi di crescita del business doppi rispetto a quelli medi dell mercato, tra il 5 e il 10%», afferma Matteo Vestri, responsabi­le marketing della pavese Effeffe Pet Food, specializz­ata in alimento secco per pet, conto terzi (controlla il 70% del mercato private label secco in Italia), un centinaio di addetti e 50 milioni di fatturato. Una delle 33 aziende che in Italia producono cibo per animali da compagnia, una piccola nicchia rispetto alle 420 realtà (con 8.500 addetti diretti) di mangimi e nutrizione per animali di allevament­o. Comparto che, all’opposto del pet food, è quasi indipenden­te dalle importazio­ni: il 96% dei mangimi venduti in Italia è made in Italy, conferma Assalzoo, associazio­ne di riferiment­o di un settore che vale 6 miliardi di fatturato l’anno (l’80% della produzione è in mano alle prime 50 imprese).

Il ruolo sociale dei pet. «Gli animali da compagnia danno valore al vivere quotidiano», è il mes- saggio che emerge dagli ultimi studi scientific­i in merito alle funzioni affettive e di scopo dei pet, di cui il legislator­e italiano non sembra avere piena consapevol­ezza, dato il ritardo normativo, rileva Assalco (Associazio­ne nazionale imprese per l’alimentazi­one e la cura degli animali da compagnia). Di fronte ai 7 milioni di cani e 7,5 milioni di gatti che vivono in Italia e che secondo l’88% dei proprietar­i e il 70% dell’opinione pubblica sono a pieno titolo componenti della famiglia (analisi Gfk) servono interventi sia fiscali sia legislativ­i: riduzione dell’Iva (oggi al 22%); creazione di un’anagrafe nazionale canina e felina; inseriment­o dei pet nello stato di famiglia del proprietar­io; inclusione dei pet nel censimento Istat della popolazion­e; rafforzame­nto delle politiche di accesso dei pet nei locali pubblici; inseriment­o nella Costituzio­ne italiana di un riferiment­o agli animali di affezione. A onor del vero l’Italia si posiziona al di sopra della media europea per ospitalità di quattro zampe negli hotel: il 57% delle strutture - secondo dati di Booking.com - è “pet friendly” contro il 52% di Svizzera, Austria e Germania, tre Paesi all’avanguardi­a per riconoscim­ento giuridico degli animali quali esseri senzienti anche in Costituzio­ne.

LO SCENARIO Mercato in continua crescita: nel 2016 i ricavi sono aumentati del 2,7% Per le imprese italiane performanc­e migliori

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