Il Sole 24 Ore

Cavalli riparte da moda e lifestyle

L’ad Ferrar is affida a Paul Surr idge la direzione creativa anche della linea casa

- Giulia Crivelliu

pEra uno dei posti rimasti vacanti dopo l’ondata 2016 (l’ennesima) di uscite eccellenti dagli uffici stile dei marchi della moda italiani e francesi. Ieri la casella è stata riempita: sarà lo stilista inglese Paul Surridge a sostituire Peter Dundas da Roberto Cavalli.

In realtà Gian Giacomo Ferraris, amministra­tore delegato dell’azienda, preferisce non usare la parola stilista: «Roberto Cavalli è un marchio di moda e lifestyle. Negli anni alle collezioni donna, uomo e bambino si sono aggiunte la casa e le linee più giovani, come Just Cavalli. Abbiamo bisogno di un vero e proprio direttore creati- vo, che dia una coerenza a tutte le collezioni, ma sappia anche coordinars­i con il marketing e la comunicazi­one. Paul è la figura perfetta, grazie alla sua esperienza in aziende come Calvin Klein, Burberry, Jil Sander e Zegna, dove seguì il brand Z Zegna. Inoltre sa benissimo l’italiano ed è molto bravo a lavorare in team».

Ferraris è l’uomo dei turnaround e negli anni ha dimostrato di saper riportare all’utile aziende in crisi, ridando smalto ai rispettivi marchi. Ha anche un tocco particolar­mente felice nella scelta dei creativi: dovendo imprimere un nuovo corso a Jil Sander dopo l’uscita della fondatrice, nel 2005, Ferraris scelse personalme­nte Raf Simons e nei sette anni successivi Jil Sander rifiorì dal punto di viste creativo ed economico.

«Il 2016 è stato l’anno della ristruttur­azione, con tutti i costi che questo ha comportato. Il 2017 sarà quella della ripartenza, anche grazie all’arrivo di Paul, che è già al lavoro sulla collezione primavera- estate 2018, che sfilerà durante la settimana della moda di Milano di settembre – aggiunge Ferraris –. Passo dopo passo, darà la sua impronta a tutto: l’ho visto lavorare da Jil Sander, dove è stato a lungo il braccio destro di Raf, e l’ho osservato da fuori quando era in altre aziende: tra le sue doti c’è quella di saper trovare un equilibrio tra il Dna di un marchio storico e la necessità di introdurre piccoli grandi cambiament­i per essere al passo coi tempi e i gusti dei consumator­i, in un mondo “liquido” come è il nostro oggi».

Nel 2016 il fatturato di Roberto Cavalli è calato del 13,6% a 155,2 milioni, con un ebitda negativo di 26,1 milioni e una perdita di 55,2 milioni. «Il bilancio approvato in aprile è in linea con le attese – sottolinea l’ad –. I costi di ristruttur­azione e le misure adottate per la razionaliz­zazione degli assetti organizzat­ivi, industrial­i, logistici e distributi­vi, hanno generato oneri straordina­ri non ricorrenti. Ma nel primo trimestre le vendite dei negozi diretti sono salite del 5%. Inoltre abbiamo una posizione finanziari­a netta in positivo per oltre 20 milioni e un patrimonio netto superiore a 210 milioni».

Gli ultimi anni di Roberto Cavalli sono stati travagliat­i: lo stilista, che aveva dato vita all’azienda negli anni 70, iniziò a parlare di cessione nel 2007. Poi però è stato per molto tempo indeciso se vendere o no, tenendo sulla corda fondi, gruppi e investitor­i arabi e russi. Quando si decise a farlo, nel 2015, a comprarefu il fondo Clessidra, un’operazione – si stimò all’epoca – da circa 390 milioni, pari a un multiplo di 16 volte l’ebitda 2014, quando il fatturato era arrivato a 210 milioni.

Lo stilista-fondatore uscì completame­nte dall’azienda: nella prima fase direttore creativo fu Peter Dundas e ad Roberto Semerari, che non ottennero i risultati sperati. La coppia FerrarisSu­rridge sembra ripartire sotto migliori auspici.

Il turn-around è finito nel 2016, la prima sfilata sarà in settembre

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