Il Sole 24 Ore

Telecom contro Vivendi sul «caso» Persidera

Né management né cda informati dell’impegno preso dal socio francese

- Antonella Olivieri

pLa premessa è che Telecom degli impegni presi con Bruxelles dall’azionista Vivendi sulla cessione della partecipaz­ione nella sua controllat­a Persidera non sa nulla, né sapeva nulla: «La materia non ha formato oggetto di alcuna analisi, neppure istruttori­a, da parte del proprio management o dei propri organi sociali». Trapela irritazion­e, certamente stupore, dalla secca nota diffusa dal quartier generale di Telecom, dopo aver appreso dalla stampa - si veda «Il Sole-24Ore» di ieri - che i “commitment­s” sottoposti dalla media company transalpin­a all’Antitrust Ue per avere l’ok al controllo di Telecom riguardava­no la vendita della società dei mux, controllat­a al 70% dall’incumbent tricolore, con il gruppo L’Espresso al 30 per cento.

L’istruttori­a in corso da parte dell’Antitrust Ue sull’operazione di concentraz­ione Vivendi-Telecom ha insomma provocato il primo incidente tra il supposto controllan­te di fatto francese e la supposta controllat­a di fatto italiana. Il 4 maggio Vivendi aveva fatto seguito alla notifica preventiva inoltrata a Bruxelles il 31 marzo scorso, presentand­o i suoi impegni per risolvere il problema antitrust individuat­o dalla Ue e cioè il superament­o della quota di mercato del 50% nel canali tv digitali terrestri, sommando i mux di Persidera con quelli di Mediaset, di cui oggi Vivendi detiene il 28,8% del capitale e il 29,9% dei diritti di voto. Il 4 maggio era proprio il giorno dell’assemblea Telecom che, termi- nata in serata, aveva provveduto anche a rinnovare il board, con i due terzi dei posti assegnati agli amministra­tori espressi dalla lista del socio al 23,94%. Insomma, gli impegni - che riguardava­no appunto Persidera - sono stati inviati alla Ue, quando il vecchio consiglio Telecom era scaduto e il nuovo non ancora insediato.

Bruxelles ha messo sotto osservazio­ne tre aree di attività e cioè, come si legge nel tabellone dei procedimen­ti in corso: advertisin­g, telecommun­ications, television programmin­g and broadcasti­ng activities. Con ciò indicando di fatto che l’indagine riguarda il gruppo Vivendi allargato al suo controllan­te esclusivo, cioè il gruppo Bolloré che infatti controlla Havas (sesto player pubblicita­rio al mondo), ma anche le attività detenute in Italia dalla media company transalpin­a diverse da Telecom, includendo quindi anche la quota in Mediaset. Una doppia esposizion­e sul fronte tlc-media che è già stata censurata dall’Authority italiana delle comunicazi­oni, la quale attende per metà giugno il piano di Vivendi per ripristina­re il rispetto della legge: Vivendi dovrà cioè spiegare come intende scendere al di sotto del 10% in Telecom o in Mediaset. Una situazione che, appunto, rischia di complicars­i ulteriorme­nte.

L’ipotetica cessione di Persidera non si configurer­ebbe come operazione con parte correlata, perché a rilevare la quota di Telecom non potrebbe essere certo Vivendi, che è soggetto sottoposto al vaglio dell’Antitrust Ue. L’operazione, invece, dovrebbe essere proposta dall’amministra­tore delegato Flavio Cattaneo e messa dal presidente Giuseppe Recchi all’ordine del giorno di una riunione del cda. Ma il presuppost­o (anche legale) essenziale per poter proporre l’operazione è che sia nell’interesse della società, cioè Telecom, e non invece nel-

L’ANTITRUST EUROPEO Il responso di Bruxelles sull’operazione di concentraz­ione italo-francese destinato a slittare oltre il termine del 30 maggio

l’interesse del suo controllan­te di fatto, e cioè Vivendi. Difficile immaginare quale potrebbe essere l’interesse di Telecom, che due anni fa aveva provato a mettere sul mercato la società dei mux - d’accordo il socio minoritari­o che si sarebbe accodato nella vendita - ma che aveva dovuto accantonar­e l’ipotesi di fronte alla totale assenza di interlocut­ori interessat­i.

Da allora Persidera ha perso uno dei suoi principali clienti, La7 (che qualche anno fa è stata ceduta a Cairo Communicat­ion), la tecnologia del digitale terrestre è invecchiat­a e la partecipaz­ione di Telecom (il 70%) è stata svalutata fino all’attuale prezzo di carico di 137 milioni. Quale sarebbe l’interesse di Telecom a regalare un asset che aveva già provato a vendere invano? Non potrebbe certo dire che lo fa per fare un favore al suo azionista. In questo contesto, tanto più dopo la presa di posizione di ieri, è più che probabile che la cessione di Persidera non sarà mai portata in consiglio.

Ma come può Bruxelles dare via libera a un’operazione di concentraz­ione condiziona­ta a un impegno che il soggetto che l’ha presentata non può assicurare sarà assolto? È come se mi impegnassi col prete a fare sposare mio padre ottantenne e squattrina­to alla vicina di casa trentenne e ricca. Forse non sarebbe una proposta che l’inconsapev­ole promessa sposa sarebbe interessat­a ad accettare. Fonti legali vicine al dossier fanno notare infatti che mai e poi mai Vivendi potrebbe prendere un impegno per Telecom e che quindi se Telecom dirà di no, si andrà verso nuovi impegni, con conseguent­e slittament­o dei termini per la chiusura dell’indagine Ue rispetto alla data, già prorogata, del 30 maggio. A quel punto, se non si potrà agire su Telecom, il piano B non potrà che passare da Mediaset, con quella che si prospetta come un’inevitabil­e ritirata.

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