Milan, perdita a 74,9 milioni I beni del club in pegno a Elliott
Profondo rosso per il bilancio del Milan nel 2016. Chiude con una perdita di 74,9 milioni l’ultimo esercizio rossonero targato Fininvest. È pesante l’eredità che l’Ad Marco Fassone riceve dalla holding della famiglia Berlusconi. Il bilancio sarà approvato nell’assemblea del 18 maggio, che dovrà anche dare il via libera all’aumento di capitale della nuova proprietà cinese di Yonghong Li: 60 milioni più altri 60 milioni affidati al Cda. Tra le poche note positive c'è il leggero aumento dei ricavi: salgono a 236,1 milioni in rialzo rispetto al 2015 quando ammontavano a 213,4 milioni. Ma il valore della produzione include anche le plusvalenze sulla cessione dei giocatori (12,2 milioni). Nel bilancio del Milan è evidente il ruolo cruciale del finanziatore Elliott, che ha consentito a Mr Li di chiudere l’operazione con Fininvest: l’elenco dei pegni a favore di Elliott, oltre che sulla Rossoneri Lux, si allarga a molte attività del club, come il marchio e Milan Entertainment. Se fra 18 mesi i prestiti non saranno rimborsati, o rifinanziati, Elliott avrà un’autostrada davanti a sè per conquistare la squadra rossonera. (C.Fe.)
un lato, la forte spinta assicurata dal motore del gruppo, con l’esplorazione e produzione (E&P) che ha registrato un incremento dell’utile operativo di 1,32 miliardi di euro, sostenuto dal recupero dello scenario petrolifero (+59%, il rialzo fatto registrare nel periodo dal prezzo di riferimento del Brent) e dalla crescita produttiva. Dall’altro, la buona risposta degli altri business (gas & power, raffinazione e chimica) che, nonostante la congiuntura non facile, hanno confermato o migliorato la performance operativa conseguita nel primo trimestre 2016 grazie alla ristrutturazione messa in campo dal ceo Claudio Descalzi, nonché alla rinegoziazione dei contratti a lungo termine e alle misure di efficientamento. Il combinato disposto ha così permesso a Eni di archiviare i primi tre mesi del 2017 con risultati in crescita e sopra le attese degli analisti. E a Piazza Affari il titolo ha chiuso la seduta con un rialzo dello 0,8%, a quota 14,86 euro.
Ed eccoli i numeri diffusi ieri dal gruppo: l’utile netto è pari a 0,97 miliardi che si confronta con la perdita di 383 milioni del primo trimestre 2016; l’utile netto rettificato (escludendo gli special item e l’utile/perdita di magazzino) si attesta a 0,74 miliardi (+0,74 miliardi sullo stesso periodo del 2016), la migliore performance trimestrale degli ultimi due anni, chiarisce Eni; l’utile operativo rettificato è di 1,83 miliardi e ha triplicato il valore del primo trimestre 2016 (583 milioni), trainato soprattutto, come detto, dall’E&P. I ricavi, poi, toccano quota 18 miliardi con un incremento del 35,2% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno. L’indebitamento, a fine marzo, è di 14,9 miliardi (14,7 miliardi al 31 dicembre 2016, +155 milioni). «Il miglioramento dei risultati economico-finanziari nel primo trimestre è sta-