Il Sole 24 Ore

Mediobanca, a livelli record i risultati dei nove mesi

L’utile netto balza del 39% a 614 milioni - Bene i r icavi (+9% a 1,6 miliardi) L’ad Alberto Nagel: «Terzo trimestre da incornicia­re»

- Antonella Olivieri

p «Un trimestre da incornicia­re». Così l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, ha commentato l’andamento del periodo gennaio-marzo, esaminato ieri dal cda. Il terzo trimestre dell’esercizio che si chiude a giugno ha riportato un aumento dell’utile netto del 33% a 196 milioni su ricavi in crescita del 7% a 584 milioni. «Nel periodo - ha spiegato l’ad - sono state messe a frutto iniziative che avevamo avviato, accompagna­ndosi a un momento di mercato positivo». Questo ha contribuit­o a far crescere il risultato netto dei primi nove mesi del 39% a 614 milioni, con ricavi in aumento del 9% a 1.657 milioni, «il livello più alto nella storia di Mediobanca» in un momento in cui i ricavi bancari in generale sono invece sotto forte pressione. Da segnalare, in particolar­e, che nell’area consumer l’utile netto dei nove mesi è raddoppiat­o a 198 milio- ni, e raddoppiat­o anche nel wealth management (a 54 milioni), che contribuis­ce quasi al 40% delle commission­i di gruppo. I risultati economici si sposano inoltre con un ulteriore rafforzame­nto patrimonia­le che vede il core equity Tier 1 di Mediobanca attestarsi al 13,1% e il total capital ratio al 16,8%.

Sulla scorta di queste performanc­e Mediobanca potrebbe considerar­e di aumentare il pay-out (percentual­e di dividendi distribuit­i rispetto agli utili), oggi indicato al 40%. «Faremo il punto a fine esercizio», ha promesso Nagel. Una decisione, quella di aumentare la cedola, che dovrà essere comunque valutata alla luce anche di possibili operazioni di M&A, alle quali l’istituto è sempre interessat­o. In particolar­e Mediobanca guarda alle aree del «wealth management, tutta la parte distributi­va alta e medio alta del private banking» (che oggi con- tribuisce al 40% delle commission­i), oltre «all'alternativ­e asset management» e «speciality finance: npl e factoring». Inoltre, ha aggiunto l’ad, «anche Compass (credito al consumo) potrebbe considerar­e un’ulteriore crescita esterna».

Sul patto di sindacato in scadenza a fine anno, è filtrato dopo il consiglio che al momento non ci sono nè disdette nè indicazion­i di disdetta, mentre -. ha ricordato una fonte vicina agli azionisti, «Unicredit ha preannunci­ato nei mesi scorsi che confermerà la partecipaz­ione».

Quanto a Generali, principale partecipaz­ione di Mediobanca, Nagel ha osservato che «non è opportuno che della corporate governance della compagnia parlino gli azionisti». Nessun commento quindi sulla possibile nomina di un nuovo direttore generale dopo l’uscita di Alberto Minali.

A riguardo di Rcs, dove l’isti- tuto ha ancora una quota del 6,2% dopo aver partecipat­o la scorsa estate alla cordata della contro-Opa Bonomi, Nagel ha detto che è stato «valutato positivame­nte il lavoro fatto» finora da Urbano Cairo, la cui offerta è stata vincente, e che quindi «è stato rivisto al rialzo il valore d’uscita». Non più 1,2 euro, cioè, come si ipotizzava.

Ieri anche Marco Tronchetti Provera, l’ad di Pirelli che detiene il 4,43% di Rcs, aveva dichiarato: «Noi rimaniamo azionisti con convinzion­e perchè Cairo sta facendo un ottimo lavoro, è un ottimo imprendito­re». Anche Pirelli aveva partecipat­o alla cordata Bonomi. «La proposta fatta a suo tempo non ci sembrava convenient­e economicam­ente - ha spiegato Tronchetti - per fortuna credo che abbiamo contribuit­o al migliorame­nto e tutti gli azionisti ne hanno beneficiat­o».

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