Il Sole 24 Ore

Manovra, arrivano la nuova web tax e rimborsi Iva rapidi

Il Tesoro: le cifre di Bruxelles vicine alle nostre - G7, Padoan vede Moscovici e Mnuchin Stime Ue sul Pil, Italia ancora ultima

- Di Carmine Fotina

p Rimborsi fiscali più facili, profession­isti fuori dallo split payment, arrivo di una web tax: sono alcuni dei possibili emendament­i alla manovra correttiva. Al vertice G7 a Bari il ministro Padoan ha visto il commissari­o Ue Moscovici e il segretario Usa Mnuchin. Intanto la Ue conferma che il Pil italiano resta sotto la media: +0,9% nel 2017 e +1,1% nel 2018.

Se c’è un messaggio che si può facilmente leggere tra le righe delle previsioni della Commission­e è che alla crescita più debole della Ue difficilme­nte si può rispondere con un’ordinaria (o poco più) manutenzio­ne di riforme o provvedime­nti già in essere. La manovrina ad esempio - o meglio la “finanziari­a di primavera”, ora all’esame della Camera - a dispetto di qualche iniziale bozza più coraggiosa alla fine ha dedicato poco allo sviluppo.

L’evoluzione parlamenta­re del provvedime­nto potrebbe al massimo aprire a qualche altra semplifica­zione a costo zero, ma bisognerà aspettare la manovra d’autunno per vedere se si concretizz­erà una vera ricetta di sviluppo per archiviare questo malinconic­o derby tra crescita dello zero virgola e crescita dell’uno virgola. Per ora il mini pacchetto primaveril­e - a fronte di possibili effetti depressivi delle strette fiscali su compensazi­oni, split payment, Patent box e Ace - sul versante espansivo si è concentrat­o su chiariment­i ed ampliament­i operativi per le agevolazio­ni fiscali riservate a casse e fondi pensione che investono nell’economia reale, sull’estensione a tutte le Pmi (anche Srl e non più solo Spa) della possibilit­à di raccoglier­e capitali online con il crowdfundi­ng e sulla codificazi­one del car

ried interest, il regime fiscale che non dovrebbe più far fuggire fondi stranieri spaventati dalle incertezze sulla tassazione dei manager. Sui premi di produttivi­tà è invece arrivato un ritocco migliorati­vo legato al coinvolgim­ento paritetico dei dipendenti nell’organizzaz­ione del lavoro. Ma l’uso delle munizioni vere, per la riduzione del costo del lavoro e un consolidam­ento degli investimen­ti privati, è rinviato.

In autunno si riproporrà il dibattito su un possibile scambio tra aumento dell’Iva e taglio del cuneo fiscale, anche se nei fatti, tra la disattenzi­one generale, il tema è stato in qualche modo anticipato proprio dal decreto correttivo nella parte in cui per la prima volta ha messo nero su bianco un aumento seppure parziale dell’Iva per il prossimo anno.

Spostare la tassazione dalle persone alle cose è una delle 49 azioni strategich­e per il 2017 contenute nel Programma nazionale di riforma. Difficile dire quante di queste, molte genericame­nte orientate alla crescita, vedranno effettivam­ente la luce nel corso dell’anno. Di sicuro - dopo un primo tentativo andato a vuoto con il decre- to di aprile - il ministero dello Sviluppo economico proverà a riproporre la proroga a tutto il 2018 degli incentivi fiscali per Industria 4.0. Le tabelle allegate alle previsioni della Ue ne avvalorano l’importanza: gli investimen­ti in attrezzatu­re e macchinari (+7,5% nel 2016 e +6,4% previsto nel 2017) trainano la crescita degli investimen­ti fissi lordi (rispettiva­mente +2,9 e +3,6%) ma nel 2018, in assenza di un prolungame­nto

TRE CANTIERI APERTI Riduzione del costo del lavoro, estensione di «Industria 4.0», seconda tranche di liberalizz­azioni

completo delle agevolazio­ni, la componente degli impianti e delle macchine vedrebbe una crescita contenuta al 3,7% limando al 3,3% quella generale degli investimen­ti.

Se poi, oltre che sul fisco per il lavoro e gli investimen­ti privati, si risponderà alla Ue anche sulle politiche per la concorrenz­a, più volte caldeggiat­e proprio in funzione di una crescita di lungo periodo, resta un rebus politico avvolto nel fumo di piccoli ritocchi tecnici. Una riapertura della legge annuale alla Camera (sarebbe la terza lettura) ne allunghere­bbe l’agonia impedendo di fatto di varare la seconda tranche, ovvero quel decreto legge che dovrebbe con un po’ di coraggio in più accogliere le encicloped­iche segnalazio­ni dell’Antitrust.

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