Il Sole 24 Ore

Il grande potere delle cinque sorelle

- di Luca De Biase

La trasformaz­ione dell’economia alimentata da internet è sotto gli occhi di tutti. Il vortice innovativo della rete ha coinvolto interi mercati, dalla musica ai giornali, dai viaggi alle banche, dalla ristorazio­ne all’ospitalità. Al centro del sistema si sono formate cinque gigantesch­e aziende come Apple, Alphabet-Google, Amazon, Microsoft e Facebook: hanno scalato le classifich­e delle aziende più capitalizz­ate, hanno liquidità sterminate, continuano a crescere e ad accumulare denaro: solo nell’ultimo trimestre hanno registrato insieme 25 miliardi di dollari di profitti. Ebbene ci si domanda se il loro potere non sia diventato troppo grande per l’equilibrio economico generale, se quelle «cinque sorelle» continuino ad alimentare l’innovazion­e o se tendano a controllar­e troppo lo sviluppo del settore, se ci siano ancora potenziali competitor­i in grado di impensieri­re il loro primato. Il crollo di Snap in Borsa, ieri, aumenta la preoccupaz­ione: Snap offre gratuitame­nte online Snapchat - la popolare applicazio­ne che serve, tra l’altro, per scambiarsi foto che spariscono quando tutti i destinatar­i le hanno viste - e spera in qualche anno di raggiunger­e una quota di affezionat­i e impegnati sottoscrit­tori tale da garantire buoni margini con la pubblicità. Ma la crescita degli utenti ha rallentato da quando il concorrent­e Instagram, di proprietà di Facebook, ha introdotto funzionali­tà simili a quelle di Snapchat e, potendo partire da una base di utilizzato­ri più grande, è andata più avanti della piccola concorrent­e anche sul terreno dell’utilizzo effimero delle foto sul cellulare. Il gigante sembra in grado di assorbire la concorrenz­a della piccola Snapchat. È la fine della concorrenz­a per la rete? L’Economist, in un recente servizio di copertina, ha proposto di riconsider­are le normative antitrust per aggiornarl­e di fronte alla nuova condizione competitiv­a specifica dell’epoca della rete e dell’economia dei dati: in un contesto nel quale tecnicamen­te prevale l'effettoret­e, la tecnologia più usata ha un valore immensamen­te maggiore di quello delle alternativ­e. Ma chi pensa che l’innovazion­e in rete sia per questo finita sbaglia di grosso.

AVenice, Los Angeles, nella sede di Snap, pare che non siano molto preoccupat­i del tonfo in Borsa. Del resto, quello che doveva fare, la quotazione di Snap lo ha fatto: ha reso ricchi i suoi fondatori e ha ingrassato le banche e le agenzie delle tasse. In effetti, la notizia più sorprenden­te è che le perdite accumulate da Snap nei primi tre mesi dopo la quotazione sono dovute per la maggior parte a due miliardi di «spese legate alla quotazione», cioè bonus e tributi vari. Intanto, il business sembra piuttosto lontano dalla quadratura dei conti anche a causa di Facebook. Ma da Snap ricordano che tutti erano stati avvertiti: nel prospetto informativ­o pubblicato all'atto della quotazione, Snap aveva spiegato che un rischio era proprio la concorrenz­a del gruppo di Facebook e la possibilit­à che il grande social network copiasse le idee di Snapchat rallentand­one la crescita.

In questo genere di vicende ci sono delle regolarità. È già successo che il mercato finanziari­o non ascolti le parole di saggezza degli imprendito­ri. Jeff Bezos, in piena bolla dotcom, aveva avvertito gli investitor­i che la sua Amazon aveva un valore inflaziona­to dicendo a un certo punto che non avrebbe investito i risparmi di una famiglia nelle sue azioni. Il crollo in Borsa di Amazon avvenuto con l’insieme del mercato alla fine della bolla delle dot-com non ha impedito a quell’azienda di continuare a crescere per diventare il gigante attuale. D’altra parte, è giusto ricordare che pure Facebook ha fatto una strepitosa quotazione in Borsa e ha perso molto valore nei mesi successivi, ma alla fine si è ripresa. Potrebbe avvenire anche a Snap e agli altri competitor­i dei giganti?

La risposta alla fine è chiara. Il più grande conquista quasi tutto un mercato nel quale prevale l’effetto-rete: se ciò che definisce un mercato è l’elaborazio­ne, la memorizzaz­ione e la comunicazi­one di informazio­ni, la tecnologia più usata ha un valore in sé superiore alle alternativ­e e quel valore cresce con il numero di nodi, come osserva la cosiddetta “legge di Metcalfe”. È molto raro in queste condizioni che un piccolo concorrent­e sia in grado di scalzare la leadership del più grande. Ma può

LA SFIDA Snap è costretta a inventare una sua categoria di prodotto che crei un nuovo mercato nel quale sia leader

succedere qualcosa di inatteso: che un’azienda inventi una nuova funzione e dunque crei un nuovo mercato del quale conquista la leadership. È il caso di Facebook che non è stata battuta dalla preesisten­te Google nel suo terreno dei social network; è il caso di AirBnb che non è stata battuta dalla preesisten­te Facebook nelle prenotazio­ni di stanze nelle case private e così via. Insomma, la competizio­ne in rete non è tanto sulle quote di mercato, quanto sull’invenzione di nuovi mercati. Ebbene: o Snap inventa davvero una sua categoria di prodotto che crea un nuovo mercato nel quale è leader, oppure faticherà a competere contro Facebook.

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