Il Sole 24 Ore

La Ue addolcisce la riforma contabile

- Di Luca Davi e Morya Longo

Il colpo, per le banche europee, sarà più blando di quanto temuto. Perché sarà diluito nel tempo. Ma ci sarà: se il Consiglio europeo approverà la riforma del principio contabile Ifrs 9 nella formula emersa ieri in un «working paper», le sole banche italiane (secondo una stima effettuata da Crif per Il Sole 24 Ore) dovranno aumentare gli accantonam­enti sui crediti per almeno 764 milioni di euro.

Secondo la proposta varata nei giorni scorsi, potranno però “spalmare” queste nuove perdite nell’arco di 5 anni. E, novità emersa ieri, l’impatto sarà molto blando nei primi due anni. Soprattutt­o nel primo. Il colpo ci sarà, insomma, ma sarà graduale. E meno duro di quanto temuto.

L’impatto sui bilanci

Il tema è tecnico, ma - come dimostra la storia recente - i tecnicismi sono quelli che determinan­o i comportame­nti delle banche quando erogano credito a famiglie e imprese. Dal pri- mo gennaio prossimo entrerà in vigore il nuovo principio contabile Ifrs 9, che discipline­rà in maniera più severa le modalità con cui le banche dovranno effettuare accantonam­enti su crediti. Il principio Ifrs 9 prevede, in estrema sintesi, che le banche dovranno effettuare accantonam­enti non solo per i crediti già deteriorat­i, ma anche per quelli che potrebbero deteriorar­si in futuro. Dovranno in- somma stimare le perdite attese (expected credit loss) e metterle subito in bilancio. È per questo che, adeguandos­i al nuovo principio, le banche avranno immediatam­ente (sul portafogli­o di crediti già esistente) nuove perdite.

A fornire una prima stima del possibile impatto in Italia, su un campione di 247 miliardi di euro di mutui (ovvero il 65% del mercato) e di 187 miliardi di crediti alle Pmi (35%), è Crif. Nella simulazion­e, realizzata per Il Sole 24 Ore, emerge che l’avvento del nuovo principio contabile determiner­ebbe maggiori accantonam­enti nel campione di crediti presi in esame di queste proporzion­i: circa 0,95 milioni di euro per ogni miliar- do di mutui erogati a privati, e circa 2,8 milioni per ogni miliardo di finanziame­nti alle Pmi. Calcolatri­ce alla mano, significa che gli accantonam­enti determinat­i dall’Ifrs 9 per i mutui presi in esame saranno pari a 738 milioni di euro, con un incremento di circa 233 milioni rispetto ad oggi. Per i crediti alle Pmi presi in esame, invece, l’incremento causato dall’introduzio­ne del principio Ifrs 9 sarà di circa 531 milioni, dato dalla differenza tra “vecchia” perdita attesa Ias 39 di 1,75 miliardi (0,93% dell’esposizion­e totale) a una perdita attesa Ifrs 9 di 2,28 miliardi (1,22%). Totale: 764 milioni di euro di nuove perdite per le banche italiane del campione, causate solo da un cambio nel metodo di calcolo.

«Si tratta di un impatto negativo ma contenuto e probabilme­nte inferiore a quanto atteso uno o due anni fa – spiega Marco Macellari, senior manager Crif Credit Solutions –. Molto si deve sia a una migliore ottimizzaz­ione delle metodologi­e applicate nel calcolo, sia a un generale migliorame­nto delle condizioni macro-economiche, che a sua volta ha un effetto mitigante sulle perdite attese». Va detto che l’analisi è riferita ai crediti performing (c.d. “stage 1” e “stage 2” nella terminolog­ia dell’Ifrs 9), mentre i crediti non performing (“stage 3”) sono stati esclusi dall’analisi per l’estrema aleatoriet­à nella valutazion­e degli

impatti da parte delle banche.

Effetto ammortizza­to

Questo impatto sarà ulteriorme­nte mitigato se passasse in maniera definitiva la versione di riforma appena pubblicata. Perché l’attuale bozza, che dovrà essere approvata dal Consiglio europeo prima di arrivare al Parlamento Ue, prevede gradualità: le perdite derivanti nel portafogli­o esistente di crediti, solo per effetto della nuova metodologi­a di calcolo, saranno spalmate in 5 anni. E, grazie ai fattori di correzione attualment­e previsti, nei primi due anni l’impatto sarà molto blando: nel primo verrà accantonat­o solo il 5% del totale e il secondo solo il 15%. Nei primi due anni le perdite saranno dunque contenute, per crescere via via nel tempo.

AL VIA IL WORKING PAPER Il testo della riforma, che deve essere approvato dal Consiglio europeo, riduce l’impatto sui bilanci soprattutt­o nei primi due anni

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